Javier Milei aveva proposto il Bitcoin come possibile risoluzione agli elevatissimi livelli inflattivi dell’Argentina, nel corso della campagna elettorale. Come spesso succede, però, secondo i suoi detrattori “finita la festa, gabbato lo santo”.
La scorsa settimana, infatti, il governo di Buenos Aires ha trattato in effetti il tema delle criptovalute, ma nel senso completamente opposto a quanto promesso in precedenza. Ha infatti varato un Registro dei fornitori di servizi di asset virtuali (VASP), sollevando le comprensibili recriminazioni di chi già pregustava l’incamminamento del Paese sulla strada tracciata da El Salvador con la sua Bitcoin Law.
La legge sui VASP e la delusione dei criptofans
L’Argentina ha optato per l’implementazione di un Registro dei fornitori di servizi di asset virtuali (VASP). Una mossa che è stata interpretata dai sostenitori dell’innovazione finanziaria alla stregua di un vero e proprio tradimento rispetto alle promesse elettorali del nuovo presidente, Javier Milei.
In pratica, il provvedimento afferma l’obbligo di un processo di registrazione a carico delle piattaforme e degli individui che acquistano, vendono, inviano o scambiano criptovalute. Occorre peraltro precisare che si tratta di un progetto di legge il quale era stato lasciato in sospeso dal governo precedente.
Milei avrebbe potuto lasciar decadere il provvedimento, ma ha invece deciso di recepirlo e condurlo alla definitiva approvazione. Un modus operandi il quale non è piaciuto a chi pensava ad un’Argentina pronta ad avviarsi verso l’introduzione del corso legale di Bitcoin, come fatto da El Salvador.
Il provvedimento è immediatamente entrato in vigore, come hanno avuto modo di saggiare gli utenti di Strike, una app di pagamenti. Proprio loro, infatti, hanno reso noto di essere stati messi al corrente della disabilitazione della funzione Invia globalmente tra Argentina e Stati Uniti.
I motivi della delusione verso Milei sono fondati?
Javier Milei si è presentato alle elezioni presidenziali sotto la veste di libertario. Una libertà in campo finanziario che prevedeva un ruolo di spicco per il Bitcoin, da lui indicato come un rifugio sicuro contro l’inflazione.
Una definizione al minimo azzardata, se si pensa alle oscillazioni del token, che nella giornata di ieri ha perso il 5% del suo valore. Molti argentini, del resto, già lo utilizzano, preferendo correre il rischio di queste cadute piuttosto che sottoporsi alla pressoché ineluttabile svalutazione del peso.
Nei primi mesi del suo governo Milei è riuscito in qualche modo ad attenuare l’inflazione, ma ha anche visto parte del suo programma economico cassato da un Parlamento di cui non detiene il controllo. In questo contesto ha quindi pensato di approvare il provvedimento teso a stabilire un controllo sui fornitori di servizi crypto. L’esatto contrario del suo sbandierato liberismo, il quale è stato preso molto male dai sostenitori dell’innovazione finanziaria.
La necessità di un quadro normativo adeguato
Il primo a dichiararsi deluso è stato Max Keiser, uno dei maggiori evangelisti di BTC e attualmente consigliere di Nayib Bukele. Su X non ha esitato a cannoneggiare il nuovo inquilino della Casa Rosada, in questo modo: “Javier Milei commette il suo primo grave errore. Non si è mai preso il tempo per capire #Bitcoin, ora ne subirà le conseguenze.”
El Salvador è, dal 2021, il primo Paese che si è affidato a BTC come moneta a corso legale, affiancandolo al dollaro. Il token è usato in maniera molto marginale nelle operazioni quotidiane, ma il governo di San Salvador ha messo in campo un programma di acquisti che è stato premiato dai rialzi messi a segno dall’icona crypto creata da Satoshi Nakamoto.
Resta però il fatto che nessuno è in grado di prevedere se realmente Bitcoin continuerà a crescere, come del resto accade per tutti gli strumenti finanziari. Una incertezza che è l’esatto contrario della stabilità di cui avrebbe bisogno un sistema Paese, per condurre i suoi programmi.
Inoltre, quello che i bitcoiners sembrano non riuscire a comprendere, è che se un Paese intende attrarre investimenti esteri, deve preparare un quadro normativo adeguato. Il nuovo regolamento sui VASP sembra in effetti andare in questa direzione, come sottolineato da alcuni osservatori. Tanto da far sembrare del tutto fuori contesto le recriminazioni dei criptofans.