Quanta banalità e quanta ipocrisia. E’ il trionfo della pochezza il servizio de “La Repubblica” pubblicato venerdì 29 marzo 2024, dal titolo “Diplomifici d’Italia. Dall’ex parà Bandecchi al miliardario Iervolino. Ecco la fabbrica delle lauree facili”. Un misero tentativo di screditare, con l’intento di buttare fango senza prove, le Università telematiche, di offendere gli studenti che le frequentano e le loro famiglie, i docenti che lì insegnano, i dipendenti che lavorano negli Atenei. La solfa è sempre la stessa: chi decide di studiare nelle Università telematiche lo fa per laurearsi senza fatica, perché tanto pagando si ottiene il famoso “pezzo di carta”. La definizione utilizzata è lauree facili. La Repubblica si mette su un piedistallo, e non si conosce il motivo di questa superiorità, e insulta migliaia e migliaia di persone che, per diversi motivi, scelgono le Telematiche per ottenere il titolo di “dottore”. E ognuna di quelle persone ha la propria storia, i propri problemi e le proprie ragioni. Chi dà il diritto a La Repubblica di mancare loro di rispetto, di denigrarle, facendole passare per nullafacenti, meno intelligenti di chi frequenta le cosiddette Università tradizionali?

Probabilmente quelle persone non accetterebbero morali da chi fa parte di un gruppo editoriale, Gedi, il cui azionista di maggioranza, con un ruolo predominante, è Exor, quella holding finanziaria della famiglia Agnelli che ha trasferito la sede legale in Olanda, ad Amsterdam. Quella stessa Exor, di cui John Elkann è amministratore delegato, che detiene le quote di maggioranza di Stellantis, gruppo automobilistico nato dalla fusione di Fiat Chrysler PSA (gruppo Peugeot), anch’esso con sede legale in Olanda, che licenzia migliaia di lavoratori, senza nessuna remora, che chiede continuamente sussidi allo Stato italiano, che mette gli operai in cassa integrazione e che riduce la produzione di auto nel nostro Paese.

Nel servizio de “La Repubblica” verranno presentate le prove dell’accusa, penserete voi. Niente affatto: la sentenza diffamatoria de La Repubblica è fatta di “fuffa”, di numeri buttati lì tanto per dare una parvenza di competenza, di insinuazioni che restano tali perché non sono seguite da riscontri e documenti.

Il racconto è volto, in modo strumentale e subdolo, a screditare le Università telematiche senza fondamento, con un unico filo: far credere che chi le fonda sia un delinquente.

Lo si evince anche quando i due giornalisti che hanno firmato l’inchiesta, se così possiamo definirla, si occupano dell’Università Niccolò Cusano e del suo fondatore Stefano Bandecchi. Un tentativo per attaccare il segretario di Alternativa Popolare, sempre più in crescita nel panorama politico? L’aria che tira sembra portare proprio a questa conclusione, visti i precedenti articoli, sempre con lo stesso tenore bieco, sleale e viscido.

Vi spieghiamo perché l’inchiesta sull’Unicusano faccia acqua da tutte le parte e vi sveliamo come sia avvenuta la visita di Corrado Zunino (il giornalista che ha fatto un giro all’interno della struttura) nell’Ateneo di via Don Carlo Gnocchi 3, a Roma.

Il bluff dell’inchiesta video di Repubblica su Unicusano e telematiche: vi sveliamo tutte le fandonie e le inesattezze

Il servizio inizia già con un errore: viene detto che nelle Telematiche si ottengono lauree vere senza aver sostenuto alcun esame dal vivo. Niente di più sbagliato, almeno per quanto riguarda la Niccolò Cusano. Sul sito è scritto in modo esplicito:

Gli esami si possono sostenere presso la sede centrale dell’Università a Roma oppure presso i Learning Center sede d’esame.

Gli esami si svolgono:

  • in forma scritta presso i Learning Center sede d’esame
  • oralmente presso la sede centrale (per alcune materie possono svolgersi anche in
    forma scritta).

Bastava leggere il portale dell’Unicusano per rendersene conto: non è stato fatto oppure volutamente non è stato riportato. Non ci sono altre letture.

Eppure il giornalista di Repubblica è stato accolto con grande gentilezza da Alessio Moriggi e Francesca Pierri, rispettivamente direttore e vice direttore di rete dell’emittente “Cusano Italia Tv”, canale 122 del digitale terrestre. Non c’è stata nessuna preclusione da parte dell’azienda a domande e interviste, forte del fatto di non avere nulla da nascondere: un tour completo, alla luce del sole. Zunino è entrato con l’intenzione, almeno quella dichiarata e non messa in pratica, di fare un servizio sulle Telematiche.

Un giro tra aule, uffici, Dipartimenti, media, studenti e docenti che non ha trovato spazio nell’inchiesta. Interviste ai professori, che hanno spiegato con orgoglio ricerche e riconoscimenti, agli impiegati delle segreterie, agli studenti. Nulla di tutto questo è stato riportato. Perché? Forse quello che è emerso non si addiceva al tenore che doveva avere l’inchiesta? “A pensar male si fa peccato ma si indovina”.

Il servizio non è altro che un rimpasto di notizie, audio e video datati, di informazioni vecchie, trite e ritrite degli ultimi anni. Peccato, poteva essere l’occasione per comprendere, finalmente, senza pregiudizi, l’operato dell’Unicusano.

Le balle di Repubblica, l’inchiesta su Unicusano e telematiche fa acqua

Anche stavolta si è preferito dare attenzione a questioni che nulla c’entrano con le Telematiche e la qualità dell’insegnamento. Il dito puntato è contro Stefano Bandecchi che forse comincia davvero a dar fastidio a tanti e sembra quasi essere diventato il nuovo uomo nero da attaccare da tutti i lati e su tutti i fronti. Un po’ come succedeva a Silvio Berlusconi all’inizio della sua avventura politica.

Si spara a zero sul fondatore dell’Unicusano e si torna sull’indagine della Guardia di Finanza spiegandone i motivi in tre parole poco esatte, e sui finanziamenti a partiti e politici, che il segretario nazionale di Alternativa Popolare non ha mani nascosto e che sono pubblici e dichiarati ufficialmente. Bandecchi lo ha sempre detto: “Punto sugli uomini e non sui partiti”. I nomi vanno dal Pd a Fratelli d’Italia, da Forza Italia a Italia Viva.

L’allusione, nemmeno tanto velata, è che la commistione tra telematiche e politica serva alle Università online per avere favori. Un’accusa pesante che dovrebbe essere supportata da documenti, riscontri.

Nell’inchiesta di Repubblica ci sono troppe balle, come quando Carlo Bonini, la voce narrante, afferma che la Procura di Roma stia indagando “sulle svariate campagne elettorali dell’ex parà”. Bugia bella e buona. E’ un’indagine vecchia e già risolta e soprattutto chiarita dagli stessi magistrati a favore di Unicusano.

O quando Zunino dichiara che un intero Dipartimento universitario sia stato licenziato e poi riassunto. Sono stati licenziati i docenti? Ma quando mai! Falso. Zunino poteva chiederlo ai professori che ha intervistato.

O quando una ex dipendente che non si fa vedere in volto, con la voce camuffata – e non si capisce il motivo perché non voglia metterci la faccia, tanto ormai “dal luogo tossico” ne è uscita – accusa l’Unicusano di aver sospeso lo stipendio per una settimana per volontà di Bandecchi. Falso. Perché Zunino non ha chiesto chiarimenti all’Ufficio del Personale?

O quando Bandecchi viene incolpato di aver obbligato i dipendenti a restare all’interno dell’Unicusano durante il periodo del lockdown a causa del Covid. Falso! La verità è che l’Ateno aveva chiesto al personale di vivere nella struttura, con tutti i confort, con lo scopo di mandare avanti la normale attività lavorativa. La scelta è stata volontaria, le persone potevano andare via in qualsiasi momento, chi ha potuto ha portato l’intera famiglia. Va sottolineato che l’Università Niccolò Cusano non si è mai avvalsa della cassa integrazione per Covid (nessuno è stato messo in cassa integrazione) e non ha mai decurtato lo stipendio. Anche qui, bastava un passaggio con l’Ufficio del Personale.

O direttamente con Stefano Bandecchi che non rifiuta mai interviste e domande.

O quando Zunino spiega che Bandecchi ai tempi della presidenza dell’Unicusano prendeva 4 milioni al mese. Sì, avete capito bene, dice proprio 4 milioni di euro al mese. E’ sicuramente un errore, intendeva probabilmente all’anno. Ma questo fa capire con quale superficialità sia stata condotta l’inchiesta.

Da notare come il servizio, che dura poco meno di 25 minuti, dedichi dieci minuti solo a Bandecchi e all’Unicusano. Il resto è diviso tra numeri dell’Anvur sulle telematiche e sulla loro storia, lo scorretto accostamento a Cepu, interviste a rettori di Università cosiddette tradizionali, Non trovate che sia una sproporzione?

La domanda resta: non doveva essere un servizio sulle telematiche?