Giuseppe Conte si mette l’elmetto e va alla guerra nella puntata di Porta a porta del 2 aprile 2024, condotta, come sempre, da Bruno Vespa. Il suo obiettivo è il governo, attaccato sia sulla riforma del premierato sia sul Superbonus, sul quale Conte accusa Meloni e Giorgetti di mentire.
Conte a Porta a porta contro il premierato: “Presidente della Repubblica ridotto a cerimoniere”
Il presidente del Movimento 5 Stelle e, di fronte a lui, Bruno Vespa. Una posa da duello d’altri tempi, con il politico d’opposizione che ribatte, interrompe, smentisce (con un sorriso beffardo) le domande e le argomentazioni del giornalista, per l’occasione nelle vesti di ‘avvocato del diavolo’ delle scelte del governo a guida Giorgia Meloni.
Nella giornata in cui la commissione Affari costituzionali del Senato ha approvato la riforma per l’elezione diretta del presidente del Consiglio, è inevitabile che il primo tema su cui Conte viene sollecitato sia proprio quello del premierato.
Una riforma che Conte non accetta, ritenendola inutile per le finalità che dice di voler raggiungere – la presunta maggiore stabilità dei governi – e dannosa per le conseguenze che rischia di innescare.
“Stiamo andando verso una prospettiva che non ci porterà stabilità ma solo maggiori poteri al presidente del Consiglio, che già ne ha tanti. Il risultato sarà un presidente della Repubblica ridotto a cerimoniere del premier, una soluzione che non c’è in nessun altro paese del mondo”.
La sua voce si unisce al coro di altri esponenti dell’opposizione che hanno annunciato battaglia in Parlamento – e con il referendum – contro la riforma.
Conte, probabilmente ‘scottato’ dall’esperienza del governo Draghi, si dice favorevole a misure che limitino la possibilità di ‘ribaltoni’ in favore di governi tecnici, ma ritiene che la riforma non sia la strada giusta per raggiungere tale scopo.
“Capisco che i governi tecnici non piacciano alla popolazione, perché si preferiscono esecutivi che operino seguendo scelte politiche. Io condivido questa posizione, ma si possono porre dei limiti attraverso dei contrappesi, anziché concentrare i poteri nelle mani di un’unica persona”.
L’ipotesi del doppio turno
Il leader pentastellato parla esplicitamente di “pericolo per il sistema democratico“ e arriva a considerare l’ipotesi del doppio turno con ballottaggio per arginare parzialmente quelle che definisce le “storture” del testo.
“Impedirebbe che un numero limitato di voti che non sono maggioranza nel Paese eleggessero premier, parlamento e presidente della Repubblica. Sarebbe un tentativo di moderare in corso d’opera una riforma squilibrata”.
Un’apertura al fine di realizzare una riforma “che possa anche sopravvivere a noi, come fecero i nostri Padri Costituenti“, dice Conte rivolgendosi direttamente alla presidente Meloni.
Sul superbonus l’attacco a Meloni e Giorgetti: “Capro espiatorio per coprire la loro incapacità”
Dove, però, il leader Cinquestelle non sembra per nulla incline a porgere la proverbiale ‘altra guancia’ o a lasciare aperto uno spiraglio di tregua con l’esecutivo è sul Superbonus.
La misura è diventata, negli ultimi mesi, il bersaglio preferito delle discussioni economiche interne alla maggioranza, che la dipinge – nel migliore dei casi – come una sciagura che ha messo in ginocchio le finanze dello Stato.
Conte non ci sta a una simile rappresentazione e passa all’attacco, sostenendo – con la sponda del giornalista Marcello Sorgi, in collegamento – che il governo, così solerte nel citare i costi, non ha fornito i dati relativi ai ritorni della misura.
“I governi Draghi e Meloni hanno potuto monitorare eventuali problemi nel corso di molti mesi. Perché non l’hanno fatto? Se il buco dovuto al Superbonus era così grande, perché non denunciarlo prima? Semplice, perché il buco non c’è. Il superbonus è il capro espiatorio per la loro incompetenza”.
Il leader del M5s rincara, quindi, la dose, sostenendo che le “fandonie” sul Superbonus servano a nascondere il fatto che il governo non ha una misura alternativa per la crescita e per rilanciare gli investimenti e la competitività delle imprese.
Conte a Porta a porta e l’alleanza con il Partito democratico: “C’è una convergenza con il Pd”
Infine, a Giuseppe Conte viene chiesto di fare il punto sull’alleanza con il Partito democratico, sulla quale non sembra esserci ancora nulla di certo o definito.
Conte minimizza, sostenendo che la costruzione del cammino insieme non è incompatibile con la campagna elettorale per le Elezioni europee di giugno 2024 dove ognuno correrà per sé (in virtù del sistema proporzionale), e ribadisce l’esistenza di molti punti di contatto tra le due forze politiche.
“Su molti progetti e idee, come la riduzione dell’orario di lavoro, c’è una forte convergenza con il Pd per battaglie che sono da sempre nostre”.
Più difficile, invece, sembra il percorso del cosiddetto ‘Campo largo’. Conte non pronuncia mai apertamente i nomi di Matteo Renzi o Carlo Calenda ma è impossibile non pensare a loro quando il leader Cinquestelle parla di “altri che vogliono distruggerci costruendo proposte contro di noi“.