Un duro attacco da parte del governo ungherese nei confronti di Ilaria Salis, di suo padre e della descrizione che del suo caso viene fatta dai media italiani. Il portavoce dell’esecutivo, Zoltan Kovacs, cerca di fare chiarezza, ovviamente dal suo punto di vista, sulla vicenda che vede la maestra di Monza detenuta in condizioni indegne in un carcere di Budapest.

Caso Salis, il portavoce del governo ungherese Kovacs: “Esecutivo non può agire sui tribunali”

Kovacs affida a un post su Twitter il suo pensiero sulla vicenda di Ilaria Salis. Un lungo monologo diviso per punti, nel quale il portavoce esprime la propria verità sul caso, giustifica le decisioni del tribunale ungherese e attacca a testa bassa il padre della donna e i media italiani, colpevoli di falsificare la verità dei fatti.

Partendo dalle accuse che pendono sulla Salis, Kovacs spiega che l’aggressione è stata un gesto “premeditato e non “di un crimine commesso per capriccio“. Questo denoterebbe la natura pericolosa della donna e, da qui, la decisione del tribunale di non concederle gli arresti domiciliari, malgrado il ritratto fuorviante che viene offerto dai media italiani.

“La procura chiede ora una condanna a 11 anni. Perché? Perché c’è il ragionevole sospetto che Ilaria Salis si sia recata in Ungheria con i suoi due sodali antifascisti con l’obiettivo di picchiare persone innocenti per le strade di Budapest. Nel frattempo, i media italiani hanno fatto del loro meglio per dipingere Salis come una martire. Hanno quasi ucciso delle persone in Ungheria, e ora lei è dipinta come una martire“.

Al padre: “Sui domiciliari deciderà il tribunale”

Ovviamente, il discorso di Kovacs ha i toni del messaggio di propaganda, con la finalità di schiarire il campo dalle molte nubi che si sono addensate intorno al governo di Budapest per una vicenda nella quale non sta facendo una bella figura a livello internazionale.

Ecco, dunque, che a sfregio di quanto stabilito dal diritto internazionale, il portavoce del governo nega vi possa essere un margine di intervento del governo italiano su quello ungherese, dal momento che quest’ultimo non potrebbe intervenire sulla decisione del giudice. Non che ci sia questo rischio, vista la volontà dell’esecutivo italiano, ribadita più volte dal ministro degli Esteri Tajani, di non politicizzare il caso.

Infine, Kovacs si concede una ‘stoccata’ al padre della Salis:

“Da metà febbraio il padre di Ilaria Salis, Roberto, ha fatto il giro dei media europei dicendo di essere ‘preoccupato’ per la sicurezza della figlia finché sarà in Ungheria. Per questo motivo hanno chiesto gli arresti domiciliari in Italia, richiesta riguardo alla quale il ministro degli Esteri Szijjártó ha risposto che ‘a decidere sarà il tribunale, che è un organismo indipendente”.

La replica di Roberto Salis: “Verdetto già scritto”

La risposta del padre di Ilaria Salis è un misto di rabbia, frustrazione e rassegnazione.

Roberto Salis parla, infatti, di “verdetto già emesso” alla luce di queste parole di Kovacs.

“Il processo è già stato fatto, il verdetto è già stato emesso, non si capisce perché proseguano con le udienze…”

A turbare il padre della donna sono anche i modi con cui un rappresentante delle istituzioni si è rivolto nei suoi confronti, emblema di una spiccata tendenza alla tirannide” presente nella politica ungherese.

“Quando c’è un politico che se la prende con un privato cittadino di un altro Stato è chiaro che c’è qualcosa di incredibile”.

L’uscita ‘rumorosa’ del portavoce del governo ungherese dimostra senza dubbio una cosa: che il governo ungherese non sembra farsi troppi problemi a trasformare il caso giudiziario in una faccenda politica. Al contrario della sua controparte italiana.