Ennesimo episodio tragico all’interno delle carceri italiane, questa volta a Cagliari. Un detenuto tossicodipendente di 32 anni si è tolto la vita nella notte di oggi 2 aprile, nel carcere di Uta.

Restano inascoltati gli allarmi di specialisti e degli agenti di polizia penitenziaria, che chiedono misure migliori per aiutare chi non può affrontare il carcere. Quello di oggi è il 32esimo suicidio in carcere in Italia.

Cagliari, un detenuto si toglie la vita nel carcere di Uta

Dopo esser rientrato in carcere dal suo giorno di libertà, un detenuto di 32 anni si è impiccato nella sua cella nel carcere di Uta, Cagliari. Questo suicidio si aggiunge alla lista di persone che si sono tolte la vita nel corso del 2024, un bilancio che lo stesso Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha chiesto di fermare in uno dei suoi ultimi discorsi pubblici.

Situazione difficile specie per chi si trova ad affrontare dipendenze da sostanze stupefacenti, come nel caso del 32enne, e che spesso non trova nel carcere le finalità rieducative che dovrebbero essere collegate alla pena: carceri viste dunque solo come non-luoghi dove “nascondere” gli indesiderati della società.

Una situazione difficile che Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria, ha denunciato in una nota:

L’ennesimo morto ‘per impiccagione’ nelle nostre galere, dove ormai si va incontro a una pena di morte di fatto, si inserisce in un quadro di crisi inarrestabile se non con interventi immediati e d’impatto che prendano atto dell’emergenza forse davvero senza precedenti, quanto meno a guardare il numero record di coloro che si tolgono la vita. Il sovraffollamento detentivo, con 14mila detenuti oltre i posti regolamentari, la carenza di operatori, alla sola Polizia penitenziaria mancano 18mila unità, e le molteplici altre deficienze strutturali, infrastrutturali, d’equipaggiamento e organizzative non sono fronteggiabili con azioni ordinarie.

Capece (Sappe): “Il sovraffollamento non permette di separare i detenuti”

I tentativi di soccorsi non sono serviti per salvare la vita del 32enne. Anche Donato Capece, il segretario generale del Sappe, sindacato autonomo polizia penitenziaria, ha voluto dire la sua su quest’ultimo episodio:

Occorre che lo Stato, pur mantenendo la rilevanza penale, indichi le condotte per le quali non è necessario il carcere, ipotizzando sanzioni diverse, ridisegnando in un certo senso l’intero sistema, anche perché il sovraffollamento impedisce di fatto la separazione dei detenuti.