In dieci lo hanno pestato mentre rincasava in monopattino: aveva appena firmato nella caserma dei carabinieri di via Fabbricotti di Livorno dopo essere stato scarcerato e sottoposto all’obbligo di dimora. Il Tirreno ipotizza che si sia trattato di un agguato per vendicare Denny Magina, il 29enne che secondo l’accusa Hamed Hamza avrebbe colpito con un pugno e ucciso nella notte fra il 21 e il 22 agosto del 2022.

Pestato dopo la scarcerazione Hamed Hamza, il tunisino indagato per l’omicidio di Denny Magina

Il 34enne di origini tunisine si trovava in carcere per spaccio di sostanze stupefacenti quando, verso metà marzo, era stato raggiunto da una notifica di detenzione aggiuntiva perché sospettato dell’omicidio preterintenzionale del 29enne Denny Magina.

Notifica che pochi giorni dopo – in concomitanza con l’avvio del procedimento per droga – era stata annullata dal gip (su richiesta della difesa) per decorrenza dei termini. Decisione a cui era seguita la scarcerazione di Hamza, poi sottoposto all’obbligo di dimora e di firma a Livorno.

Significa che dalle 22 alle 7 di ogni notte il sospettato non può lasciare la propria abitazione e che ogni giorno deve recarsi presso la più vicina caserma dei carabinieri per firmare. Lo ha fatto anche la mattina del primo aprile scorso; mentre rincasava in monopattino, all’incrocio fra via Marradi e via Nardini, in dieci, stando a quanto ha denunciato, lo avrebbero pestato con caschi e bastoni dopo averlo inseguito, fino a provocargli un trauma cranico.

A soccorrerlo, dopo averlo trovato ferito in strada, sarebbero stati i volontari di un’ambulanza del Svs di passaggio. Dopo tutti gli accertamenti del caso nel pomeriggio Hamza era stato dimesso. Si pensa che le telecamere di videosorveglianza installate nei pressi del luogo dell’agguato possano aver ripreso tutto. A riportarlo sono diversi quotidiani locali.

L’omicidio del 29enne livornese

Stando a quanto ricostruito dalla Procura “attraverso accurati sopralluoghi e attività tecniche”, sarebbe stato Hamed Hamza, in concorso con altre due persone, Niko Casoli e Amine Ben Nossra, entrambi con precedenti, a provocare la morte di Denny Magina, che nella notte fra il 21 e il 22 agosto del 2022 morì in ospedale dopo essere precipitato da una finestra al quarto piano di un alloggio popolare occupato di via Giordano Bruno, alla periferia nord di Livorno.

Il 34enne, in particolare, avrebbe dato un pugno al volto al 29enne, che in quel momento, stordito dall’uso di alcol e droghe e in piedi di spalle alla finestra, sarebbe precipitato all’indietro nel vuoto. I familiari avevano subito escluso l’ipotesi di un incidente (o di un suicidio) e a gran voce, insieme agli amici del giovane, avevano chiesto agli inquirenti di andare a fondo della vicenda per arrivare alla verità.

La scarcerazione del principale indagato per omicidio pochi giorni dopo l’arresto li aveva lasciati con l’amaro in bocca. “Cosa bisogna fare per avere giustizia?” si era chiesta, scoraggiata, la mamma di Denny, che al quotidiano Il Tirreno si era anche detta preoccupata del fatto che il 34enne potesse fuggire, evitando di pagare per le proprie responsabilità.

In cosa consiste il reato di omicidio preterintezionale

Viene considerato colpevole di omicidio preterintenzionale colui che provoca la morte di una persona senza avere la volontà di ucciderla, ma solo di percuoterla o provocarle delle lesioni. È il reato per cui di recente è stato condannato a 4 anni e 6 mesi di reclusione Marino Giuliani, l’80enne di Senigallia che il 21 ottobre del 2022 uccise, soffocandola, la moglie di 77 anni malata di Alzheimer dopo averle coperto la bocca per impedirle di urlare e svegliare il figlio.