Le elezioni amministrative in Turchia si sono tenute il 31 marzo 2024. Il principale partito dell’opposizione, il CHP, ha ottenuto un risultato storico, mentre il partito di Erdogan, l’AKP, non ha raggiunto i risultati desiderati dal presidente.

I risultati delle elezioni amministrative in Turchia del 2024

Ieri, i turchi hanno votato per eleggere i 30 sindaci delle città metropolitane (con più di 750mila abitanti), i sindaci delle altre 51 città, nonché i consigli comunali e le municipalità. Nelle elezioni amministrative in Turchia, il CHP ha ottenuto il 37,2% dei voti a livello nazionale, posizionandosi al primo posto. Questo è un risultato significativo ottenuto contro l’AKP, che domina la politica del Paese dal 2002. Allo stesso tempo, rappresenta un successo storico mai raggiunto da decenni dal CHP fino al 2024.

Il partito di Erdogan si classifica al secondo posto con il 35,5% dei consensi. Inoltre, l’AKP non è riuscito a ottenere le tre città metropolitane più importanti e popolose del Paese: Istanbul, Ankara ed Izmir. Izmir è da sempre stata roccaforte del CHP, mentre l’opposizione ha vinto le elezioni nel 2019 ad Istanbul ed Ankara, ponendo fine al dominio dei candidati dell’AKP.

Il consenso ottenuto dal CHP ha dimostrato che la democrazia in Turchia è ancora viva. Il Paese combatte l’inflazione da anni, alcuni dissidenti del regime sono stati incarcerati e la libertà di stampa è al centro delle discussioni. Si tratta di un successo del CHP, ma anche di un particolare insuccesso dell’AKP.

Il successo del Chp

Negli anni passati, il CHP, partito di sinistra socialdemocratica, si è sempre posizionato verso il centro con la speranza di guadagnare i voti dei conservatori. Tanto è vero che nelle elezioni del 2023 ha formato un’alleanza chiamata il “Tavolo dei Sei”, che includeva i partiti minori di destra, incluso il partito İYİ, gli ultranazionalisti, contro Erdogan.

Nel 2023, il CHP ha fatto i suoi conti e ha cambiato il suo leader di lungo corso, Kilicdaroglu, mentre il partito Iyi ha deciso di far uscire i suoi candidati. L’opposizione, con la nuova classe dirigente, i candidati giusti e con una linea socialdemocratica è riuscita a convincere l’elettorato.

Il partito ha conquistato un totale di 35 città e 337 municipalità, estendendo così la propria influenza anche nelle province precedentemente inaccessibili.

L’insuccesso dell’Akp

L’AKP ha conquistato un totale di 24 città e 356 municipalità. I candidati sindaci di Erdogan, soprattutto nelle tre città più decisive, non erano leader carismatici e non sono riusciti a convincere gli elettori. Inoltre, i cittadini sono stanchi del declino dell’economia e del potere d’acquisto. Questo ha aperto la strada al successo anche degli ultraconservatori di Yeniden Refah.

Questo partito è guidato da Erbakan, che è il figlio del mentore di Erdogan. Il padre di Erbakan, durante la sua lunga carriera politica di oltre tre decenni, non ha registrato grandi successi e ha rappresentato al massimo il 10% degli elettori, ma la sua base politica è sempre esistita. Negli ultimi 20 anni della storia della Turchia, questa ala di estrema destra è stata comunque rappresentata nel partito di Erdogan.

Attualmente, Yeniden Refah è il terzo partito a livello nazionale.

Altri due partiti ultra-nazionalisti, l’alleato dell’AKP, il MHP, e l’ex alleato del CHP, IYI, non hanno ottenuto grandi risultati. In diverse città hanno perso consenso a favore di Yeniden Refah.

I filo-curdi del partito Dem

Il DEM, partito filo-curdo, ha una base elettorale che è rimasta fedele anche alle elezioni del 31 marzo. Ha vinto nelle città del sud-est della Turchia senza subire grandi perdite. Attualmente è il quarto partito con il 5,7% dei consensi ed è riuscito ad aumentare i suoi voti rispetto al 2019, quando aveva il 4,2%.

Quali sono le prospettive per la Turchia?

L’affluenza alle elezioni è stata del 76%, ovvero la più bassa degli ultimi 20 anni. Secondo molti opinionisti in Turchia, gli elettori dell’AKP hanno inviato un messaggio ad Erdogan astenendosi dal voto. D’altro canto, il CHP ha dimostrato di poter ottenere risultati senza allontanarsi dalla sua linea politica di sinistra socialdemocratica.

Per il momento, le elezioni anticipate sembrano essere un’ipotesi improbabile, considerando anche che Erdogan non potrà partecipare e che il suo partito non ha un candidato di spicco da schierare. Bisognerà quindi attendere i prossimi mesi per poter avere un giudizio più chiaro sulla rotta della Turchia.