Juventus, Allegri non può essere l’unico colpevole – Il suo viso è al centro del mirino. Critica, tifosi, probabilmente anche qualche alto dirigente – che ovviamente non può uscire allo scoperto – e chissà magari anche una parte dello spogliatoio (qualche scontento ci sarà sicuramente come è normale che sia): tutti contro Max Allegri, il grande colpevole della crisi che sta vivendo la Juventus negli ultimi due mesi. Ma è davvero solo l’allenatore il grande problema della formazione bianconera o c’è dell’altro?
I numeri della crisi della Juventus di Allegri
Prima di entrare nello specifico è giusto analizzare i numeri. Dal 27 gennaio, giorno del pareggio interno contro l’Empoli, a oggi la Juventus sta sicuramente viaggiando sottoritmo e anche di molto. Una sola soffertissima vittoria – arrivata nei minuti di recupero contro il Frosinone – nelle ultime nove partite di campionato nelle quali la formazione bianconera ha totalizzato solo sette punti. Un ruolino di marcia che ha compromesso la classifica e che adesso spaventa anche in ottica qualificazione Champions: Vlahovic e compagni oggi occupano la terza posizione in graduatoria a 59 punti, 8 in più rispetto alla Roma quinta e 9 in più sull’Atalanta sesta. Un margine comunque rassicurante considerando che con ogni probabilità anche la quinta classificata nella prossima stagione otterrà il pass per la Champions League.
Tutta responsabilità di Allegri?
Allegri ha sicuramente delle responsabilità in questa striscia di risultati negativi, iniziando da un gioco troppo spesso rinunciatario e passando per l’involuzione di alcuni calciatori che erano stati acquistati per fare la differenza ma che, invece, oggi sembrano quasi spaesati all’interno di uno spartito tattico e di un contesto generale nel quale faticano a inserirsi. Responsabilità dell’allenatore. Ma Allegri non è e non può essere l’unico responsabile del momento negativo vissuto dalla Juventus.
Fino al 4 febbraio, giorno della sconfitta a San Siro contro l’Inter, la Juventus (che è anche in semifinale di Coppa Italia) era in lotta punto a punto per lo scudetto con la squadra di Inzaghi, formazione che con il passare delle settimane ha dimostrato di avere una rosa che non ha paragoni in Serie A. La sensazione è che per larghi tratti della stagione la Juventus abbia overperfomato, per poi crollare facendo emergere tutti i proprio limiti dopo la sconfitta con l’Inter che ha definitivamente spento ogni speranza tricolore. Un crollo mentale e strutturale.
Mercato bocciato
Ma per analizzare meglio le ragioni del crollo bisogna fare un passo indietro ancora. Il divario esistente tra la rosa dell’Inter e quella bianconera era evidente a tutti, eppure a gennaio la proprietà della Juventus non è intervenuta in maniera significativa sul mercato per cercare di colmare il gap. I soli arrivi di Carlos Alcaraz e Tiago Djalò – che per varie ragioni fino a questo momento hanno fornito un apporto quasi pari allo zero alla causa bianconera – non potevano bastare per alimentare i sogni di scudetto. E così è realmente stato. Una “colpa”, questa, che non può essere imputata ad Allegri. Che il prossimo anno lascerà quasi certamente una Juventus che per tornare a lottare per il tricolore dovrà cambiare molto e bene, al di là di chi sarà la nuova guida in panchina.