Forse non tutti sono a conoscenza del fatto che sia possibile effettuare versamenti volontari ai fini pensionistici presso l’ente previdenziale INPS. La decisione di versare contributi volontari all’INPS può derivare da varie motivazioni, con la principale che riguarda il desiderio di soddisfare i requisiti per la pensione, sia anticipata che ordinaria.

Sono ammessi a versare contributi volontari tutti i lavoratori che hanno interrotto la loro attività, compresi coloro che operano tramite la Gestione Separata dell’INPS. Questa opzione può essere scelta durante periodi di sospensione dal lavoro, anche brevi, o quando il soggetto si trova temporaneamente senza impiego dipendente o autonomo.

Il meccanismo dei contributi volontari è strettamente regolato dall’autorizzazione rilasciata dall’ente previdenziale al cittadino interessato. Una volta effettuati i primi versamenti volontari, non è più necessario richiedere un’autorizzazione aggiuntiva.

Esistono precise situazioni in cui è consentito effettuare versamenti volontari presso l’ente previdenziale, secondo le disposizioni ufficiali.

Come funzionano i contributi volontari per la pensione?

Ogni tipo di pensione impone criteri di ammissibilità che includono anni di servizio, contributi versati ed età.

In alcuni casi, quando un lavoratore si trova in situazione di disoccupazione, potrebbe non raggiungere autonomamente la quantità di contributi richiesta per accedere alla pensione. In queste circostanze, è possibile optare per i versamenti volontari all’ente previdenziale, garantendo così un corretto accesso alla pensione nonostante l’interruzione dell’attività lavorativa. Come chiarito nelle comunicazioni dell’INPS, i contributi volontari possono risultare necessari per vari tipi di situazioni e per diverse tipologie di pensioni:

“I contributi volontari sono utili per completare i requisiti necessari per tutte le forme di pensione dirette (vecchiaia, anzianità, assegno ordinario di invalidità e inabilità) e indirette (superstiti e reversibilità).”

In sintesi, la scelta di effettuare versamenti volontari può favorire il completamento dei requisiti per accedere alla pensione o per specifiche misure di prepensionamento.

Come già evidenziato, i contributi volontari rappresentano una soluzione per accedere ai requisiti pensionistici in caso di sospensione dell’attività lavorativa. Tuttavia, è possibile che chi effettua tali versamenti continui a lavorare in specifiche circostanze:

  • Durante periodi di sospensione del lavoro dovuti, ad esempio, a un’aspettativa;
  • Durante congedi per motivi di formazione, familiari, malattia o sciopero;
  • Nel caso di impieghi con contratti part-time;
  • Per certi lavori agricoli.

Per ottenere l’autorizzazione al versamento dei contributi volontari, il soggetto deve aver accumulato almeno cinque anni di contributi. Il versamento può essere effettuato tramite l’area dedicata sul sito ufficiale dell’INPS, con precise scadenze da rispettare.

Nel caso di contributi arretrati, la scadenza è il trimestre successivo all’accettazione della domanda. Per i contributi correnti, il versamento deve avvenire entro il trimestre successivo a quello di riferimento. Per i dipendenti, l’importo è settimanale, mentre per i lavoratori autonomi è mensile.

Chi può versare i contributi volontari per la pensione?

Possono effettuare versamenti volontari i seguenti soggetti:

  1. Coloro che hanno già versato contributi obbligatori, anche per brevi periodi;
  2. Individui che non sono attivi in un’occupazione soggetta a contributi obbligatori;
  3. Persone che non sono iscritte ad altri regimi previdenziali, sia in Italia che all’estero.

Secondo quanto specificato dall’INPS, i versamenti volontari possono essere effettuati dai lavoratori che hanno interrotto la loro attività professionale: “I versamenti dei contributi volontari possono essere richiesti da coloro che hanno cessato o interrotto la loro attività lavorativa e possono essere ammessi anche ai lavoratori iscritti alla gestione separata.”

Questi versamenti richiedono l’autorizzazione dell’INPS per coprire periodi in cui il soggetto non è impegnato in un’attività lavorativa, né come lavoratore autonomo né come dipendente.

Un’eccezione è rappresentata dai lavoratori con contratti part-time: anche in caso di impiego part-time orizzontale o verticale, è possibile effettuare versamenti volontari. Inoltre, se un individuo richiede un periodo di aspettativa non retribuita, può coprirlo tramite contributi volontari.

Per richiedere i contributi volontari INPS mentre si è ancora attivi nel mondo del lavoro, è necessario appartenere a una delle seguenti categorie:

  1. Lavoratori dipendenti o autonomi non iscritti all’INPS o altri enti previdenziali;
  2. Lavoratori parasubordinati non iscritti alla gestione separata o ad altri regimi previdenziali;
  3. Lavoratori autonomi non iscritti a casse di previdenza;
  4. Lavoratori di fondi speciali di previdenza non iscritti.

È pertanto essenziale aver sospeso l’attività lavorativa e i versamenti possono essere interrotti e ripresi in un secondo momento.

Perché versare contributi volontari?

I vantaggi dei contributi volontari sono i seguenti:

  • Colmare lacune contributive: permette di “riempire” periodi senza contributi;
  • Anticipare la pensione: consente di raggiungere prima i requisiti necessari per la pensione;
  • Aumentare l’importo della pensione: contributi aggiuntivi possono portare a una pensione più sostanziosa.

Il fine dei contributi volontari INPS è quello di evitare al lavoratore, sia dipendente che autonomo, di avere lacune contributive che potrebbero causare ritardi nel raggiungimento dei requisiti pensionistici al momento della pensione. Tuttavia, decidere se versare contributi volontari dipende da molteplici variabili e non esiste una risposta universale sulla convenienza di tale scelta. Ogni situazione va valutata attentamente per determinare se i versamenti volontari siano convenienti o meno.

Ad esempio, se un lavoratore ha già accumulato un numero significativo di anni di contribuzione ma si trova impossibilitato a lavorare per qualsiasi motivo, potrebbe essere vantaggioso optare per i contributi volontari per garantire il raggiungimento dei requisiti minimi per la pensione. Lo stesso vale per un lavoratore autonomo che, per un anno, non è in grado di versare contributi sufficienti a causa di un reddito inferiore alle soglie richieste.

Tuttavia, bisogna considerare che la contribuzione volontaria non è sempre la scelta ottimale. Innanzitutto, non tutti i lavoratori possono accedervi e le aliquote di versamento, stabilite annualmente dall’INPS per diverse categorie di lavoratori, potrebbero non essere convenienti rispetto al reddito attuale del lavoratore. Ciò potrebbe portare a situazioni in cui i contributi da versare sono troppo elevati rispetto alla liquidità disponibile. In caso di mancato versamento dei contributi entro le scadenze previste, l’INPS potrebbe applicare sanzioni.

Inoltre, chi decide di versare contributi volontari per integrare la propria pensione potrebbe non ottenere un aumento significativo dell’importo pensionistico. In questi casi, sarebbe opportuno valutare alternative più efficienti, come la previdenza integrativa o i piani di accumulo, che consentono una scelta più flessibile degli importi e dei tempi di versamento.