La sorpresa per tanti consumatori che alla vigilia di Pasqua hanno trovato i supermercati chiusi. Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs hanno proclamato per oggi, sabato 30 marzo, una giornata di sciopero nei supermercati.
I sindacati stigmatizzano a gran voce “l’insofferenza di Federdistribuzione verso i contratti, hanno proclamato una giornata di sciopero nazionale che sarà attuato mediante l’astensione dal lavoro per l’intero turno di lavoro.
Perché c’è sciopero dei Supermercati
La protesta nasce a seguito della rottura delle trattative per il rinnovo del contratto con le imprese della Gdo aderenti a Federdistribuzione.
Alla base della mobilitazione le richieste inaccettabili presentate dall’associazione datoriale di settore Federdistribuzione al tavolo di trattativa per il rinnovo del Contratto nazionale, in stallo da più di quattro anni e atteso da oltre 240mila addetti, finalizzate unicamente a sabotare diritti e garanzie attualmente contenute nel Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro.
Si legge in una nota dei sindacati,
“l’irresponsabilità di Federdistribuzione nel presentare svariate richieste finalizzate a sabotare diritti e garanzie attualmente contenute con Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro e che le lavoratrici e i lavoratori della distribuzione commerciale hanno raggiunto a costo di sacrifici e di lotte nel corso degli ultimi decenni”.
Nel dettaglio, Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs puntano il dito contro “l’introduzione di una flessibilità incontrollata e generalizzata con contratti a termine di durata indeterminata (oltre i 24 mesi); lo smembramento del sistema di classificazione del personale con l’attribuzione dell’addetto alle operazioni ausiliarie alla vendita a mansioni inferiori quali il pulimento di aree di vendita e servizi (come illegittimamente fanno alcune aziende associate a Federdistribuzione).
La rottura del tavolo di trattativa
La rottura si è consumata sulla parte normativa, che i sindacati hanno chiesto di tenere separata dalla questione economica. I sindacati chiedevano un adeguamento all’Ipca (il paniere) per contrastare l’inflazione che ha falcidiato stipendi già esigui in partenza, con quattro lavoratori su dieci a basso reddito.
Ma Federdistribuzione in una nota dice
“Non aver fatto mai mancare la disponibilità alla trattativa nelle diverse fasi che si sono succedute nei mesi precedenti e nel corso dell’ultimo incontro del 26 e 27 marzo ha dato apertura a riconoscere gli aumenti salariali espressamente richiesti dalle organizzazioni sindacali, avendo sempre ritenuto importante tutelare i lavoratori e garantire la sostenibilità per le imprese”.
L’adesione e i presidi principali
Da questa mattina sono in corso presidi dei lavoratori in diverse regioni d’Italia e flash mob nei punti vendita delle imprese più rappresentative di ciascuna provincia del Paese.
Otto su dieci – per le sigle – hanno aderito allo sciopero. Al loro posto, spesso capireparto e personale a chiamata. Vari i presidi. A Torino, al Carrefour di corso Montecucco e al Lidl di via Bologna, che è rimasto chiuso, come molti altri punti vendita della catena in Piemonte.
Maurizio Magi, segretario generale della Filcams Cgil Firenze, ha così commentato:
“Ci sono reparti semi vuoti o vuoti. Il rinnovo del contratto c’è stato con Confcommercio, Confesercenti e con il mondo della cooperazione. Federdistribuzione è l’unica a non aver rinnovato e non è casuale: loro nascono da una scissione da Confcommercio, se sono rimasti soli è la prova che questa scissione è nata per indebolire la contrattazione in questo settore e per pretendere, in modo inaccettabile, una diminuzione dei salari e dei diritti”.