Addio al Premio Nobel per l’Economia, Daniel Kahneman: il padre della finanza comportamentale ha chiuso definitivamente gli occhi a 90 anni.

Nel 2002 si era aggiudicato il Nobel per l’Economia nonostante fosse psicologo. I suoi studi condotti con il collega Tversky hanno ribaltato i concetti dell’homo oeconomicus, mettendo in discussione il concetto di razionalità che ha sempre guidato i processi decisionali. Come sottolineato dal Guardian, Kahneman è stato lo psicologo più influente e tutte le sue ricerche possono essere considerate davvero monumentali per la storia del pensiero economico. La “Teoria del prospetto” ha rivoluzionato gli studi psicologici ed economici. Grazie alle pubblicazioni di Kahnemah e del suo collega, un gruppo di economisti ha approfondito ulteriormente le intuizioni dei due studiosi per mettere in dubbio il concetto della razionalità, che porta ad assumere decisioni economiche.

Addio a Kahneman, padre della finanza comportamentale ed al Nobel per l’economia

Aveva 90 anni lo psicologo israeliano, nativo di Tel Aviv, che si era aggiudicato il Premio Nobel per l’Economia. Il padre della finanza comportamentale era nato nel 1934 e aveva conseguito la laurea in Psicologia presso l’Università Ebraica di Gerusalemme a soli 20 anni. Dopo essere entrato nell’esercito, Kahneman ha conseguito un Dottorato di ricerca a Berkeley e, successivamente, è tornato all’Università di Gerusalemme dove si era laureato per insegnare.

Nel ’69 Kahneman ha incontrato il suo amico e collega Tversky: i due studiosi hanno collaborato a lungo e hanno prodotto tantissimi libri, ricerche e documenti.  La proficua collaborazione tra i due studiosi ha portato alla pubblicazione di un interessante libro intitolato “The Undoing Project”, scritto da Michael Lewis nel 2016. Questo interessante libro mette in evidenza come questi due geni abbiano influenzato positivamente la mente umana e la percezione del mondo.

“Pensieri lenti e veloci” di Kahneman

Thinking, Fast and Slow” è un libro scritto dal padre della finanza comportamentale Kahneman, che descrive come funziona la mente umana quando viene coinvolta nei processi di decisione. Il Premio Nobel per l’Economia descrive i differenti meccanismi che sono stati esplorati dopo anni e anni di studi e di ricerche. In particolare, Kahneman ha messo in evidenza la suddivisione intercorrente tra il Sistema 1 e il Sistema 2: il primo istintivo e veloce, mentre il secondo logico, razionale e lento. I due Sistemi interagiscono l’uno con l’altro, funzionando in maniera del tutto corretta e sinergica. Tuttavia, ci sono stereotipi ed effetti vari che portano il Sistema istintivo e veloce a formulare conclusioni errate.

La seconda parte del volume “Thinking, Fast and Slow” mette in evidenza i fallimenti del primo Sistema. Tra i meccanismi oggetto di studio e di descrizione ci sono i seguenti: “il problema di Linda”, l’euristica della disponibilità, l’avversione alla perdita ed il bias dell’ottimismo. La terza parte del libro è dedicata all’illusione della comprensione ed all’eccessiva confidenza.

La quarta parte del libro di Kahneman spiega la “Teoria del prospetto”, che descrive in che modo le persone si comportino dinanzi ad una decisione. Questa interessante teoria è stata elaborata partendo da determinate criticità e distorsioni presenti nella Teoria dell’Utilità, sviluppata dallo studio Bernoulli. La Teoria del Prospetto di Kahneman è stata applicata alla disciplina economica e ha consentito allo psicologo di aggiudicarsi il Premio Nobel per l’Economia.

Nell’ultima parte del libro, il padre della finanza comportamentale mette in evidenza che esistono due sé: quello legato al ricordo che un individuo memorizza (sé mnemonico) e quello legato alle emozioni provate (sé esperienziale). Il primo sé ha un peso determinante nell’assunzione di determinate decisioni. I consumatori hanno paura di subire perdite di natura finanziaria, che preferiscono surrogare una perdita con un onere. In conclusione, il volume “Thinking, Fast and Slow” mette in evidenza che gli individui non sono razionali quanto vorrebbero essere e che le decisioni raramente sono “figlie” della pura razionalità.