La vicenda di QuadrigaCX torna ad aleggiare su una criptosfera già scossa per la notizia della causa del Department of Justice (DoJ) contro l’exchange KuCoin. La novità, in questo caso, è quella relativa all’explained wealth order (UWO) emesso dal direttore della confisca civile della provincia canadese della Columbia Britannica nei confronti di Michael Patryn, l’uomo che ha fondato la piattaforma di scambio insieme a Gerald Cotten. Il provvedimento impone il sequestro di 45 lingotti d’oro, contanti e oggetti di lusso che sono stati trovati in una cassetta di sicurezza collegata all’uomo. Andiamo quindi a vedere meglio cosa sta accadendo in queste ore.
QuadrigaCX: i fatti
Il provvedimento preso dall’autorità della Columbia britannica è destinata a riportare in auge una vicenda che aveva destato grande clamore nel 2018. Proprio in quell’anno, infatti, la morte di Gerald Cotten in India, da molti indicata alla stregua di una messinscena, fu seguita dalla scomparsa delle chiavi private dell’exchange da lui fondato, il più grande del Canada.
Nella vicenda scomparvero tra i 167 e i 300 milioni di dollari che erano il valore dei token custoditi dallo scambio. Per cercare di recuperare i propri soldi, ben 17mila gli utenti di QuadrigaCX si sono rivolti al curatore fallimentare dell’exchange. Le loro speranze sono però rimaste deluse dagli scarsi risultati conseguiti.
I sospetti di una truffa, si sono poi trasformati in una certezza, quando l’Ontario Securities Commission ha tirato le conclusioni sulla vicenda. Nella sua relazione finale, ha infatti affermato che il fallimento della piattaforma sarebbe il logico risultato di una frode messa in atto da Gerald Cotten.
Una vicenda talmente clamorosa, per le le modalità che l’hanno caratterizzata, che Netflix ha deciso di girarci una serie. Una fiction destinata a offuscare la saga di Billions terminata da poco, anch’essa focalizzata sulle rutilanti vicende di cui si sono resi protagonisti nel corso degli anni alcuni personaggi legati alle criptovalute.
Il comunicato sulla vicenda
A tirare le somme di quanto sta accadendo è stato Mike Farnworth, ministro della pubblica sicurezza e procuratore generale della provincia, in un comunicato. Al suo interno ha infatti dichiarato: “Con questa azione, stiamo dimostrando ancora una volta che i criminali dovranno dimostrare che i loro beni sono i proventi di attività lecite e non di reati finanziari. Le azioni criminali internazionali di Quadriga Coin Exchange (Quadriga CX) hanno portato migliaia di persone a perdere i risparmi di una vita.”
Secondo i documenti presentati alla Corte Suprema della Columbia Britannica, i beni sequestrati sarebbero i proventi di attività criminali legate a Michael Patryn, co-fondatore di Quadriga Coin Exchange, e a Gerald Cotten. Per effetto dell’ordinanza emessa, è stato possibile il sequestro di una cassetta di sicurezza custodita all’interno della CIBC Bank e di un conto bancario.
La confisca civile è un istituto esistente nella Columbia Britannica dal 2006. Grazie ad essa, in particolare, è possibile la confisca di beni anche in assenza di incriminazioni penali. La cassetta di sicurezza conteneva contanti pari a 250.200 dollari canadesi, corrispondenti a 184.250 dollari statunitensi, lingotti d’oro, due orologi Rolex, uno Chanel J12 Black Diamond e altri gioielli.
Inoltre, stando a quanto riferito dalla CBC, al suo interno erano custoditi una pistola Ruger 1911 calibro 45 con munizioni, e documenti d’identità recanti i nomi di Omar Dhanani e Omar Patryn.
Per giustificare il sequestro, l’explained wealth order ha indicato il ruolo significativo svolto da Michael Patryn nella vicenda del crac di QuadrigaCX. Un ruolo condotto in particolare tramite l’indebita appropriazione di fondi dei clienti e criptovalute custodite dall’exchange. La vicenda non è però finita qui, in quanto ora lo stesso Patryn dovrà giustificare la provenienza del suo patrimonio.
Occorre anche sottolineare che dopo il crollo di Quadriga CX Patryn non è rimasto inattivo. Ha infatti preso parte alla fondazione di protocolli come UwU Lend e Wonderland, avendo però l’accortezza di usare uno pseudonimo, Sifu. In effetti condurre nuove attività usando un nome con il quale era già stato condannato negli Stati Uniti per svariati reati finanziari, sarebbe stato complicato.