Liliana Resinovich scomparve a Trieste il 14 dicembre del 2021. Fu trovata morta 22 giorni dopo nel boschetto dell’ex ospedale psichiatrico San Giovanni della stessa città dopo essere stata cercata dappertutto. I familiari – che si sono opposti alla richiesta di archiviazione del caso avanzata dalla Procura – non credono all’ipotesi del suicidio; anzi, sono sempre più convinti che la 63enne sia stata uccisa. Le indagini, però, non si sono ancora chiuse. Ne abbiamo parlato con l’avvocato Nicodemo Gentile, che assiste il fratello della donna.
L’intervista all’avvocato di Sergio Resinovich, Nicodemo Gentile
Il passaggio di Liliana Resinovich in piazzale Gioberti
Avvocato, si sta parlando molto della ricostruzione che il tecnico triestino Daniele Auber ha fatto del tragitto compiuto da Liliana, mostrata dalla trasmissione televisiva “Chi l’ha visto?”. I familiari della 63enne hanno sempre escluso che fosse lei la persona che veniva ripresa attraversare le strisce di piazzale Gioberti, cosa cambia alla luce delle nuove notizie?
“Nell’atto di opposizione (all’archiviazione delle prime indagini, ndr) anche noi avevamo chiesto delle verifiche – simili a quelle fatte ora dal tecnico – sul video di piazzale Gioberti, in quanto il fratello di Liliana, Sergio, ha sempre detto che, secondo lui, non si trattava di lei. Cosa che è stata confermata anche dal marito e da altre persone che la conoscevano, soprattutto per il modo di camminare della persona ripresa mentre attraversa le strisce. Vedremo cosa succederà adesso. Per noi in realtà è irrilevante sapere se si tratti o meno di Liliana. Per andare al negozio di telefonia Wind di via Battisti, come aveva detto a Claudio Sterpin di voler fare la mattina della scomparsa, da lì sarebbe dovuta passare.
Ai fini della ricostruzione del fatto non cambia niente. Bisogna prendere in considerazione, piuttosto, un’altra cosa. Nei primi seicento o settecento metri di percorso, quelli che vanno da casa di Lilly a piazzale Gioberti, la donna viene immortalata da più telecamere e viene anche avvistata dalla fruttivendola; a partire da piazzale Gioberti, per arrivare al parco dove è stata ritrovata (posto che lei fosse diretta lì per suicidarsi, cosa che noi non condividiamo), un tragitto molto più lungo del primo, nessuno la vede più, ergo qualcuno potrebbe averla intercettata e caricata in auto“.
La presunta gravidanza interrotta
Un’altra notizia molto discussa è quella della presunta gravidanza di Liliana, trapelata da un’intercettazione ambientale a cui è stato sottoposto il marito Sebastiano Visintin. Perché è così importante, se lo è?
“Sergio Resinovich ha un interesse superiore, che è quello della verità che ha giurato alla sorella ed è evidente che non si adagi – a buon ragione, aggiungo – a rassegnarsi all’idea che la sorella si sia suicidata con una ricostruzione così traballante e poco convincente, quindi per lui non ci sono elementi tabù o da tenere oscurati. Si tratta di un atto di indagine che, a fronte di un marito che, legittimamente, continua a dire di non sapere di Claudio e di tante altre questioni, nel momento in cui gli è stato chiesto di parlare della vicenda e del rapporto di Claudio con Lilly, Sergio ha chiesto di sottolineare. È un elemento che ci permette di capire che in realtà la relazione (extraconiugale, ndr) tra i due era antica e in più viene dalla stessa voce di Sebastiano, che mi auguro non arrivi a smentire sé stesso. Parliamo di un’intercettazione telefonica accertata”.
Claudio Sterpin però l’ha smentito, ipotizzando che se Liliana fosse rimasta incinta di lui gliene avrebbe parlato.
“La sua smentita non è importante. Non ne sapeva niente. È lo stesso Visintin a dirlo nell’intercettazione. Intercettazione importante, soprattutto se letta unitamente a tanti altri elementi che fanno con forza capire che lui era pienamente cosciente dei loro contatti. Non è un caso che il numero che ha bloccato la sera della scomparsa di Liliana sul suo cellulare fosse quello di Sterpin”.
Il punto sulle indagini
Le indagini a che punto sono, invece?
“Le nuove indagini per ora si sono concentrate sulla parte della medicina legale, sulla parte tecnica. Noi siamo molto sereni perché abbiamo tutta una serie di elementi che ormai attestano con forza che Lilly non si è suicidata. A prescindere da quello che sta facendo la Procura continueremo, nel rispetto di tutte le parti, con le nostre indagini e ricerche”, le parole dell’avvocato Gentile, che ha poi scelto di non commentare il comunicato dell’Agi relativo agli accertamenti che i consulenti ingaggiati da Visintin avrebbero avviato nel luogo del ritrovamento del corpo della 63enne.