Si trova ancora agli arresti domiciliari in una comunità protetta Makka Sulaev, la 18enne di origini cecene che lo scorso primo marzo ha ucciso il padre violento per difendere la madre e i fratelli nella loro abitazione di Nizza Monferrato, nell’Astigiano. Abbiamo parlato del suo stato d’animo e di altri cruciali dettagli della vicenda con l’avvocato Massimiliano Sfolcini, che la assiste.
L’intervista all’avvocato di Makka Sulaev
La vita dopo l’omicidio del padre
Avvocato, come sta la sua assistita?
“La ragazza è in uno stato di grande agitazione e disperazione. Se in un primo momento aveva reagito in maniera forte, adesso inizia ad avere delle ripercussioni sotto il profilo psicologico: non sta bene. Continua a ripensare a quanto accaduto e la cosa naturalmente la fa soffrire, così come la fa soffrire il fatto che in questa fase non sia ancora riuscita a mettersi in contatto e a vedere la propria madre, i fratelli e la sorella. È in uno stato di solitudine. Almeno una volta a settimana vado a trovarla, parliamo sempre molto di tutto quanto, stiamo cercando di ricostruire insieme, in modo dettagliato, la sua storia familiare e i momenti che ha vissuto lo scorso primo marzo. A distanza di un mese dall’accaduto è veramente molto provata“.
Si trova ancora in una comunità protetta, vero?
“Sì, dal giorno del fermo. Abbiamo evitato il carcere per miracolo, visto che la Procura chiedeva la misura cautelare custodiale. In un primo momento la soluzione della comunità protetta sembrava ideale; adesso sta facendo molta fatica, perché comunque è limitata in tutte le sue possibilità di comunicazione. Sta soffrendo parecchio”.
Il profilo giudiziario della vicenda
Dal punto di vista giudiziario cosa vi aspettate?
“È ancora presto per fare delle ipotesi. Io sto lavorando perché la giuria e la Corte capiscano esattamente dove si è trovata e come si è trovata la ragazza al momento del fatto. Sto svolgendo indagini difensive, sto cercando di raccogliere più dati e dettagli possibili perché è fondamentale capire fino in fondo che cosa l’ha mossa, lo stato di esasperazione che stava vivendo in quel periodo, che aveva vissuto e che ha vissuto anche dopo, naturalmente. La sua unica preoccupazione era quella di difendere i propri familiari, la propria madre. Questo è quello che è emerso e che sperò emergerà in modo più dettagliato anche in tribunale”.
La questione dei bigliettini
Avranno un peso, secondo Lei, i foglietti diventati diario lasciati dalla ragazza “a futura memoria”, nel caso a lei o ai familiari fosse accaduto qualcosa?
“Avranno un peso determinante nel senso opposto a quello che tutti credono. Se quei bigliettini, scritti qualche minuto prima del fatto, hanno un senso, devono essere letti e interpretati nel senso della disperazione. Sono i bigliettini di una persona che di lì a poco pensa di non poter più essere in vita e che quindi ‘comunica’ con i carabinieri, premurandosi di nasconderli perché non vengano trovati dal padre e quindi eliminati.
In un messaggio aveva inviato all’amica del cuore scriveva che se le fosse capitato qualcosa li avrebbe trovati all’interno di un determinato libro. C’è scritta la sua verità: la ragazza vi spiega cosa sta succedendo e qual è la situazione in casa sua. Un lascito per quando potrebbe non esserci più stata o nel caso in cui si fosse salvata, delle due l’una”.
Perché Lei, Avvocato, ha deciso di sposare questa causa?
“Perché credo molto nell’onestà intellettuale di questa ragazza. È una persona splendida, che merita il massimo rispetto. Una persona che non si è nascosta dietro a un dito, che ha fatto tutto il possibile per uscire da una vicenda disastrosa e per la quale ora sta pagando in prima persona, a testa alta“.