La segretaria Pd Elly Schlein sta provando a ricucire gli strappi delle liste per le europee. E in una giornata ha messo in fila due incontri non semplici. Il primo con il governatore dell’Emilia Romagna e presidente del partito, Stefano Bonaccini, che non gradisce l’ipotesi di non essere il capolista nel suo Nord Est. Il secondo con i segretari regionali, che dovranno condividere le scelte, visto il loro ruolo sui territori in un voto dove le preferenze contano eccome. Però, mentre Schlein cercava di tessere consensi, accordi e mediazioni, nel partito è scoppiato un altro caso, per la possibile corsa col Pd dell’ex direttore di Avvenire Marco Tarquinio. Una parte del partito ha alzato le barricate, mentre un’altra è scesa in campo per sponsorizzarlo. C’è poi il caso Ilaria Salis. Per una suggestione che sarebbe circolata fra Schlein e alcuni fedelissimi, nel giorno dell’udienza a Budapest il nome ha trovato qualche spazio anche nel dibattito interno al Pd sui candidati a Bruxelles. “Non mi interessa se vogliono candidarla – ha detto il leader di Fi e ministro degli Esteri Antonio Tajani – ma se si deve trasformare il processo in scontro politico lo scontro politico non favorisce la signora Salis”. Il faccia a faccia fra Bonaccini e Schlein, al Nazareno, è durato più di tre ore. Al termine è stata diffusa una nota congiunta: “Incontro positivo, al lavoro insieme su elezioni europee, regionali e amministrative”. Ma il faccia faccia non è stato risolutivo. La quadra deve essere ancora trovata. E secondo alcuni esponenti Pd, non è detto che sia sulla posizione in lista, perché – malgrado la spinta dei suoi – Bonaccini non sarebbe così determinato ad andare a Bruxelles. Più articolato l’incontro con i segretari regionali: alla fine si sarebbe deciso di programmare nuovi incontri per fare il punto sui nomi anche sulla base delle indicazioni dei territori. Schlein avrebbe garantito un mix tra candidature civili e politiche. E sarebbe stat confermata la volontà di dare una stretta alle deroghe allo stop dopo tre mandati consecutivi. Mentre al Nazareno si tesseva la tela, nel partito si apriva il caso Tarquinio, che come candidato a Bruxelles è tenuto d’occhio anche dal M5s.

Ipotesi Tarquinio osteggiata da mezzo partito

Contro l’ipotesi Tarqinio si è schierata la deputata Pd Lia Quartapelle: “I giornali sottolineano sia la sua linea contraria all’autodifesa dell’Ucraina, sia le affermazioni a sostegno della famiglia tradizionale e contro il diritto di abortire in modo sicuro. Se si vuole imporre un cambiamento di rotta politica, lo si faccia apertamente”. Il partito è diviso: “Credo ci siano nomi su cui si sta lavorando che diano un segno anche di una attenzione a movimenti, a battaglie come quella per la pace – ha detto il deputato ed ex ministro Andrea Orlando – Penso ad esempio al nome di Tarquinio che credo sia di grandissimo livello”. Spende parole anche l’ex segretario dem Nicola Zingaretti: “Il Pd sta facendo bene a pensare a liste aperte, competitive, ricche e plurali. E ovviamente mi auguro vivamente che anche Marco Tarquinio, che si sta molto impegnando sui temi della pace, possa farne parte”.