Direttiva case green: scopriamo quali saranno gli effetti e se ci sarà un divieto di commercializzazione degli immobili non a norma.
Mancano pochi steps all’approvazione della direttiva case green: molti edifici, ovvero quelli situati nei centri storici, le case vacanze e gli immobili di metratura ridotta, potranno essere oggetto di esclusione. I dubbi in merito sono differenti: si potranno commercializzare gli immobili con classe energetica non adeguata? Si potranno prevedere sanzioni per tutti coloro che non ristrutturano gli edifici? Cerchiamo di fornire una valida risposta a tutti questi dubbi.
Direttiva case green: quali saranno gli effetti?
La Direttiva Case green pone ai paesi membri dell’UE degli obiettivi che devono essere raggiunti in termini di riduzione degli inquinanti. Tale normativa sancisce che entro l’anno 2030 gli inquinanti atmosferici devono essere ridotti di quasi 15 punti percentuali ed entro il 2035 devono essere ridotti di una ventina di punti percentuali.
Gli obblighi devono riguardare soprattutto gli edifici più inquinanti, con classe energetica F e G. Gli immobili che hanno le peggiori classi energetiche sono di proprietà di coloro che presentano maggiori difficoltà di natura economica. Le mancate opere di manutenzione straordinaria derivano dalle difficoltà economiche dei proprietari.
Lo Stato ha l’onere di riflettere ad una vera e propria rivoluzione degli immobili anche attraverso l’offerta di residenze pubbliche in modo tale da offrire supporto a chi dovesse demolire immobili fatiscenti. Le risorse dell’UE destinate al Belpaese non sono elevate e gli immobili che dovrebbero essere ristrutturati sono pari a 5 milioni di unità. Con i Superbonus ed i bonus edilizi l’Italia ha ristrutturato meno di 500mila edifici e ciò ha provocato una vera e propria impennata del debito sovrano.
Direttiva case green: è sostenibile?
La direttiva case green è la normativa che obbliga a riflettere su quali siano gli strumenti necessari per aiutare i nuclei familiari più bisognosi. Sarà fondamentale stimare quali potranno essere gli edifici che saranno i primi ad essere oggetto di ristrutturazione edile. Dal punto di vista tecnico i lavori devono essere eseguiti nel più breve lasso di tempo e molti ritengono che potrebbero esserci problematiche riguardanti l’approvvigionamento di materiali e ditte edili.
Al momento non c’è alcuna risposta ufficiale se saranno irrogate o meno determinate sanzioni per tutti coloro che non si adeguano o se ci sarà il divieto di vendita degli immobili non a norma. Se non dovesse esservi alcun divieto di commercializzazione delle case, il prezzo delle stesse subirebbe un crollo. Chi riesce ad ottenere un vantaggio economico potrebbe svendere il bene immobiliare per acquistare un immobile di metratura più piccola, ma già a norma. L’irrogazione di eventuali multe potrebbe impattare sul consenso degli elettori. Adeguando i beni immobiliari si inquina meno e si può risparmiare sulle bollette. Secondo i dati di Nomisma, l’intervento con pannelli solari, cappotti e fotovoltaici ha portato ad un netto risparmio in bolletta di oltre 500 euro all’anno. Per gli immobili privati di nuova costruzione dovranno esserci “zero emissioni”, mentre per gli uffici pubblici varrà a partire dal 2028.
Quanto inquinano gli immobili?
Per quanto concerne i gas serra, gli immobili contribuiscono per oltre i 10 punti percentuali. Per quanto riguarda le polveri sottili, il riscaldamento degli edifici contribuisce per oltre 50 punti percentuali. Nel corso degli ultimi anni l’impatto ambientale degli immobili ha un impatto determinante sui prezzi dei beni immobiliari. Gli immobili più inquinanti registrano un calo di oltre 20 punti percentuali.
Un ruolo fondamentale è rappresentato dall’Attestato di Prestazione Energetica (APE), che su 35 milioni di immobili, solamente cinque milioni di unità ne sono in possesso. Secondo l’ISTAT oltre gli 80 punti percentuali degli immobili in Italia sono ad uso residenziale, ovvero dodici milioni sui 15 milioni totali. Tali unità immobiliari sono obsolete e, secondo i dati dell’Enea, quasi sei immobili su dieci hanno un’età media di quasi 60 anni.
Quasi la metà degli edifici ad uso residenziale è in classe F e G, che sono le due classi più basse. Anche sul Vecchio Continente la classe energetica degli immobili non ottimale: ciò implica che per la direttiva comunitaria oltre la metà degli immobili dovrà essere ristrutturata entro il 2050. Secondo i dati ENEA, gli immobili costruiti due anni fa sono di classe A.