Nibiru è una blockchain che ha lanciato la propria mainnet il passato 12 marzo. Un lancio che non è certo passato inosservato, considerato come tra i suoi sviluppatori ci siano personaggi che hanno lavorato in realtà di primo piano come Google e JPMorgan.
Proprio loro hanno ribattezzato il progetto alla stregua di SuperApp. Una denominazione molto ambiziosa, ma conseguente al fatto che Nibiru si propone di risolvere gli ormai noti problemi di scalabilità della Ethereum Virtual Machine. Per farlo utilizza una Super Chain unificata capace di elaborare una grande mole di transazioni ogni secondo. Un terreno su cui si propone di prevalere sulla creazione di Vitalik Buterin.
Niburu: cos’è e cosa si propone
Nibiru parte da un assunto: l’onboarding complesso, l’opacità del processo decisionale e la mancanza di convenienza, scalabilità e trasparenza hanno tenuto lontane molto persone dalla finanza decentralizzata. L’azienda si propone di bypassare queste problematiche e favorire un accesso intuitivo e diretto al Web3.
Un assunto fatto proprio da un gruppo di ex dipendenti Google, JPMorgan, IBM e Tendermint Vets con il lancio di un progetto che si propone alla stregua di “SuperApp”, proponendosi di competere con Ethereum puntando alla risoluzione dei noti limiti di scalabilità di EVM.
Per farlo sono stati adottati gli optimistic rollup, una soluzione tecnologica sempre più in voga. Grazie ad essi, la rete è ora in grado di sostenere sino a 40mila TPS (transazioni per secondo), con un tempo di blocco pari a 1,4 secondi.
Proprio il passato 12 marzo Nibiru ha lanciato la sua mainnet, al termine di una lunga fase di testnet. Nel corso di questa fase la catena ha dovuto far fronte a oltre 137 milioni di transazioni, 4 milioni di indirizzi di portafoglio attivi, 80mila nodi completi sincronizzati e 30mila smart contract distribuiti.
Se il set di validatori è fermo ad appena 150, contro i poco meno di 980mila di ETH, le prestazioni evidenziate da Nibiru sono però all’altezza delle ambiziose premesse. L’esecuzione parallela delle transazioni si rivela quindi in grado di realizzare le ambizioni di partenza.
Parola d’ordine: semplicità
Spesso i progetti blockchain risultano talmente complessi da risultare di difficile comprensione per i non addetti ai lavori. Nel caso di Nibiru si è cercato proprio di eliminare in partenza ogni complicazione e rendere possibile la creazione di un percorso facile a favore degli utenti finali.
Per riuscirci è stata adottata la soluzione della catena layer 1, caratterizzata da robuste dosi di interoperabilità. All’interno del quale scorre senza soluzione di continuità il flusso dei dati e viene collegata la liquidità di dieci reti distinte facendo leva su tre bridge.
I campi di applicazione della SuperApp sono la finanza decentralizzata, gli NFT e il settore RWA. Ovvero tre dei più promettenti nel presente e in ottica futura.
Il token nativo NIBI: a cosa serve
All’interno del sistema così congegnato l’utility token è NIBI, il coin nativo, che può essere messo in staking per ricavare una rendita passiva.
Ad esso si unisce NUSD, una stablecoin che va a mixarsi con NIBI nel preciso intento di facilitare l’on-ramp fiat senza soluzione di continuità e garantire la necessaria liquidità all’ecosistema.
In sede di tokenomics sono previsti 1,5 miliardi di esemplari. Il progetto ha quindi una veste deflazionistica, destinata a riflettersi sul prezzo in modo da stabilizzarlo. Il 60% della fornitura totale è destinata alla comunità, il 15,3% ai collaboratori e al team di sviluppo, l’8,5% è andato agli investitori del seed round, l’8,2% a quelli del secondo evento, con il rimanente 8% destinato alla vendita pubblica.
Chi si muove dietro Niburu
A fondare Nibiru sono stati Unique Divine, Kevin Yang, Jonathan Gimeno e Jonathan Chang, noti rispettivamente per il lavoro condotto in precedenza all’interno di Google, Tendermint, IBM e JPMorgan. Personaggi unificati dalla visione di una blockchain universalmente accessibile a tutti e, soprattutto, semplice da utilizzare.
A loro si sono poi uniti altri personaggi di spicco come i tecnici provenienti da MIT (Massachusetts Institute of Technology), Siemens, Ava Labs, Waterloo, Protocol Labs e Columbia University. Nomi che fanno capire meglio di tante parole la levatura del progetto.
Tali da spingere aziende come NGC Ventures, Republic Capital, Tribe Capital e Original Capital a investire 8,5 milioni di dollari in un seed round di finanziamento tenutosi nel settembre del 2022 guidato da VC. A seguito di questo evento la valutazione aziendale si è attestata sui 100 milioni di dollari.
In un secondo evento Nibiru ha poi collezionato altri 12 milioni di dollari, apportati in questo caso da Kraken Ventures, Coinlist, NGC Ventures e Master Ventures. Soldi che sono essenziali per condurre in avanti lo sviluppo della blockchain e realizzare gli obiettivi di partenza.