È stato rinviato a giudizio con l’accusa di omicidio volontario Franco Iachi Bonvin, il tabaccaio di 71 anni che nella notte tra il 6 e il 7 giugno del 2019 sparò a un giovane originario della Moldavia e lo uccise dopo averlo sorpreso a rubare insieme a due complici all’interno del suo negozio di Pavone Canavese, nel Torinese.

Rinviato a giudizio per omicidio volontario il tabaccaio Franco Iachi Bonvin, che uccise un ladro a Pavone Canavese

Nelle fasi iniziali dell’inchiesta aperta dalla Procura di Ivrea per fare luce sull’accaduto Franco Iachi Bonvin era stato iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di eccesso colposo di legittima difesa; poi, nel corso degli accertamenti di rito, il capo d’imputazione era cambiato in omicidio volontario.

Della stessa accusa il 71enne dovrà rispondere, alla fine, davanti ai giudici della Corte d’Assise nel processo con rito abbreviato che si aprirà nei suoi confronti dal prossimo 10 maggio. I suoi legali, Mauro Ronco e Sara Rore Lazzaro, hanno già fatto sapere che chiederanno l’assoluzione “ai sensi della nuova legge sulla legittima difesa”.

A riportarlo è Rai News, secondo cui la famiglia della vittima, essendo già stata risarcita, non procederà, dal suo canto, alla costituzione di parte civile. I fatti di cui si parla risalgono all’estate del 2019. Bonvin aveva 67 anni quando, nella notte tra il 6 e il 7 giugno, sorprese tre giovani a rubare nel suo negozio, impugnò una pistola che teneva in casa, un revolver calibro 3,57 regolarmente denunciata, e fece fuoco su uno di loro, il 24enne moldavo Ion Stavila, uccidendolo mentre insieme ai complici stava caricando su un furgone rubato la macchinetta cambiamonete portata via dal bar.

La ricostruzione di accusa e difesa

Fu lo stesso Bonvin a chiamare i carabinieri, spiegando loro di essersi sentito esasperato per i numerosi furti subiti nel corso degli anni (almeno sette, dal 2004). Interrogato dal pm di turno, si avvalse poi della facoltà di non rispondere.

I periti nominati dall’accusa e dalla difesa sono arrivati a conclusioni diverse, rispetto ai fatti di quella notte: per quello della Procura il tabaccaio sparò il colpo che provocò la morte del 24enne dal balcone di casa (sopra al bar), dopo essere uscito a controllare cosa stesse succedendo visto che era scattato l’allarme.

Stando a questa ricostruzione, la ferita rinvenuta sul petto di Stavila non sarebbe il foro di ingresso del proiettile, ma quello di uscita. Per il consulente della difesa, invece, il colpo mortale partito dalla pistola fu esploso al piano terra, quando Bonvin, uscendo dopo essere sceso dalla sua abitazione, si ritrovò di fronte al ladro e se ne sentì minacciato.

Una versione dei fatti che, nell’immediatezza, aveva confermato anche la moglie Piera Rore. “Con il piede di porco, o come si chiama, uno dei ladri ha cercato di aggredirlo”, aveva detto a un inviato del Corriere della Sera, aggiungendo di fare affidamento nella nuova “legge Salvini.

Il caso Roggero

Il caso di Franco Iachi Bonvin ricorderà a molti quello di Mario Roggero, il gioielliere di Grinzane Cavour che lo scorso dicembre è stato condannato a 17 anni di reclusione per aver sparato con una revolver 38 special (che in teoria non avrebbe potuto usare, essendogli stato revocato il porto d’armi) a tre uomini che aveva sorpreso a rubare nel suo negozio del Cuneese, uccidendone due e ferendo il terzo dopo averli inseguiti. Secondo i giudici agì per “farsi giustizia” e non per difendere “la propria o altrui incolumità”.