Il Napoli si schiera contro la Lega. Dopo la sentenza del giudice sportivo sul caso Acerbi il club partenopeo ha scelto di togliere la scritta “Keep racism out” dalle maglie. Una presa di posizione forte, che conferma la linea della società in vista del match di campionato contro l’Atalanta. La notizia è stata resa nota dal responsabile marketing, Tommaso Bianchin, durante la presentazione della maglia celebrativa con il main sponsor Msc Crociere.

Napoli, presentata la nuova maglia: non c’è la patch anti razzismo

Il dirigente del Napoli ha sottolineato la volontà di distaccarsi dall’iniziativa della Lega Serie A dopo il presunto caso di razzismo tra Acerbi e Juan Jesus. Il difensore nerazzurro è stato scagionato dalle accuse, provocando lo sdegno della società. Il responsabile del marketing ha sottolineato

Il Napoli ha comunicato che qualsiasi iniziativa contro il razzismo sarà fatta dal Napoli direttamente e non più per interposti enti, società o organizzazioni. Quindi andremo avanti da soli. Quando si parla di Rinascimento napoletano il valore dell’inclusività è al centro. Lo sport ha il dovere di educare i giovani e non soltanto, ed è nostro dovere fare attività per evitare che accadano cose spiacevoli. Juan Jesus che racconta il razzismo ad un altro giovane calciatore è una delle tante iniziative.

Il comunicato del Napoli sul caso Acerbi

Le dichiarazioni di Tommaso Bianchin arrivano a poche ore da quelle del Napoli. La società partenopea si è schierata al fianco di Juan Jesus criticando apertamente la sentenza del giudice sportivo.

Il signor Acerbi non è stato sanzionato. A questo punto il colpevole dovrebbe, per la “giustizia” sportiva, essere Juan Jesus, che avrebbe accusato un collega ingiustamente. Non è ragionevole pensare che abbia capito male. Il principio di maggiore probabilità di un evento, ampiamente visibile dalla dinamica dei fatti e dalle sue scuse in campo, che nella giustizia sportiva è preso in considerazione, scompare in questa sentenza. Restiamo basiti. Inoltre, se quanto accaduto in campo, lo dice la sentenza, “è sicuramente compatibile con l’espressione di offese rivolte…dal calciatore interista, e non disconosciute nel loro tenore offensivo e minaccioso dal medesimo”, perché non irrogare a quest’ultimo alcuna sanzione? Perché, poi, lo dice sempre la sentenza, “essendo raggiunta sicuramente la prova dell’offesa”, nessuna decisione è stata assunta dalla “giustizia” sportiva al riguardo per punire il responsabile? Restiamo ancor più basiti. Il Napoli non aderirà più a iniziative di mera facciata delle istituzioni calcistiche contro il razzismo e le discriminazioni, continueremo a farle da soli, come abbiamo sempre fatto, con rinnovata convinzione e determinazione.