Possibile nuovo capitolo nel caso Acerbi-Juan Jesus. Ieri la giustizia sportiva ha scagionato il difensore nerazzurro dalle accuse di razzismo ma la storia potrebbe non finire qui. Juan Jesus non avrà la possibilità di fare ricorso ma sta pensando di agire per altre vie. Come riportato da La Gazzetta dello Sport il brasiliano valuta una denuncia penale contro Acerbi con il supporto del suo agente Roberto Calenda.

Acerbi-Juan Jesus, il brasiliano valuta la denuncia penale: la posizione del Napoli

È evidente che Juan Jesus sia rimasto deluso dalla sentenza del giudice sportivo. D’altronde il brasiliano lo ha ribadito anche ieri sera, quando ha cambiato la sua immagine del profilo Instagram sostituendola con un pugno chiuso rivolto verso l’alto in bianco e nero.

La foto, simbolo della lotta contro il razzismo, ha confermato la voglia di non fermarsi qui e continuare a combattere la discriminazione. Juan Jesus è pienamente supportato dal Napoli che, come anticipato da Il Mattino, potrebbe scendere in campo con la maglia #IostoconJJ durante la sfida di sabato con l’Atalanta.

Il comunicato ufficiale del club partenopeo

La sentenza di ieri non è piaciuta nemmeno al club azzurro, che ha espresso la sua delusione in un comunicato ufficiale. Nella nota, inoltre, si sottolinea che il Napoli “non aderirà più a iniziative di mera facciata delle istituzioni calcistiche contro il razzismo“.

Il signor Acerbi non è stato sanzionato. A questo punto il colpevole dovrebbe, per la “giustizia” sportiva, essere Juan Jesus, che avrebbe accusato un collega ingiustamente. Non è ragionevole pensare che abbia capito male. Il principio di maggiore probabilità di un evento, ampiamente visibile dalla dinamica dei fatti e dalle sue scuse in campo, che nella giustizia sportiva è preso in considerazione, scompare in questa sentenza. Restiamo basiti. Inoltre, se quanto accaduto in campo, lo dice la sentenza, “è sicuramente compatibile con l’espressione di offese rivolte…dal calciatore interista, e non disconosciute nel loro tenore offensivo e minaccioso dal medesimo”, perché non irrogare a quest’ultimo alcuna sanzione? Perché, poi, lo dice sempre la sentenza, “essendo raggiunta sicuramente la prova dell’offesa”, nessuna decisione è stata assunta dalla “giustizia” sportiva al riguardo per punire il responsabile? Restiamo ancor più basiti. Il Napoli non aderirà più a iniziative di mera facciata delle istituzioni calcistiche contro il razzismo e le discriminazioni, continueremo a farle da soli, come abbiamo sempre fatto, con rinnovata convinzione e determinazione.