Quello con Michele Cucuzza è stato uno degli incontri più completi. Sia giornalista che conduttore, da un professionista così è possibile conoscere, più da vicino, un lavoro che va via via assumendo connotati nuovi. “L’Italia, come il resto del mondo occidentale, sta vivendo la grande trasformazione della comunicazione dovuta ad internet. Con l’uso di massa dei social, noi giornalisti siamo quasi dietro le quinte. Parlano tutti: comunicatori, opinionisti, influencer – ha detto Cucuzza – c’è chi dice stupidaggini che vengono riprese, commentate, e chi parla per sentito dire e altri che li stanno pure a sentire.”

Michele Cucuzza sui giornalisti: “Siamo una categoria in estinzione”

Michele Cucuzza, fa così una lezione di giornalismo vera e propria, senza appesantire. Con la leggerezza propria dei veri grandi, quelli in pace con se stessi dice: “Noi giornalisti professionisti siamo una categoria in via d’estinzione: facciamo gli esami, dobbiamo superare delle prove – ha aggiunto il conduttore radiotelevisivo – c’è una commissione coi magistrati che ci esamina, conosciamo il diritto, le leggi per evitare la diffamazione. Siamo come in un piccolo recinto.”

I quotidiani cartacei hanno perso la metà dei lettori

“I dati più recenti dicono che la carta stampata è in via d’estinzione, i quotidiani in edicola, in quindici anni, hanno perso il 45% di quello che vendevano prima, cioè la metà. Gli stessi quotidiani online, dove noi siamo invasi da tonnellate di pubblicità, e richieste di denaro, sono letti dal 30% degli italiani, cioè uno su tre legge i giornali online, ma sono in calo – ha sottolineato Michele – non è vero che sono in crescita, sono favole che si raccontano tra di loro.”

La tv è seguita da tutti gli italiani

Mentre la televisione continua a vedere aumentata la platea di telespettatori. “Si registra una crescita del +0.8%, il 95.9% degli italiani guarda la tv, cioè tutti. La radio, invece, è ascoltata dal 79% degli utenti, mentre la rete è all’89% poco meno della tv. La rete cresce di un punto, lo smartphone è seguito dall’88%. Il giornalismo televisivo è una branca del nostro mestiere che regge, e può contrastare il dilagare dello sciocchezzaio dei social.”

Comunicazione non è informazione

Sui social si comunica condividendo contenuti spesso privati, che fanno parlare. Più esageri e più ti seguono, commentano i post. “Una persona incinta che mostra la pancia, ad esempio, sta facendo un operazione di comunicazione. Chi fa informazione invece ha il dovere di verificare la fonte, non rivelarla, non diffamare. Noi non possiamo permetterci di insultare le persone, chiederebbero danno tremendi, e gli editori ci farebbero neri. Quelli che fanno informazione, sul serio, sono una categoria in estinzione.”

Il giornalista e il conduttore, differenze: “Ai giovani dico non arrendetevi. Fate il praticantato”

“Il giornalismo televisivo si difende bene. I TG RAI e Mediaset vanno bene, la conduzione è una cosa molto diversa anche se molto contaminata, si leggono molto le notizie, si commentano. E’ la conduzione che deve tenere conto delle notizie, il giornalismo televisivo, quello dei TG è un giornalismo diverso, puro, veloce, deve saper battere la concorrenza per velocità, particolari, testimonianze, rimane un mestiere affascinante. Ai giovani dico di non arrendersi mai e non cedere alle falene degli influencer. Fate il praticantato per diciotto mesi, in una redazione con giornalisti professionisti, ma per farlo serve che abbiate desiderio, che vi sentiate attratti dalle notizie – ha sottolineato Michele Cucuzza – e se li avete vi faccio tanti auguri, quello di giornalista rimane un mestiere affascinante.”

La Rai è considerata Telemeloni, è così?

“Lo sento dire da quando credo la Meloni giocasse con le bambole. Dicevano che eravamo mezzibusti lottizzati. C’era il TG3 del PC, del Partito Comunista; il TG2, del PSI del partito socialista di Craxi e il TG1 democristiano. E’ inevitabile che un ente televisivo pubblico, appartenga a tutti.” Così se non si hanno amici in politica è impossibile accedere in certe realtà? “L’amichettismo è un male delle nostre democrazie, ma riguarda tutti i settori lavorativi, non solo quello televisivo. Se hai amici in politica fai carriera, se non ne hai non sei nessuno, e rimani nessuno. Come si fa a pensare alla RAI come ad un ente che non tenga conto delle maggioranze politiche? Nelle realtà locali davvero pensate che i ragazzi possano avere un posto di lavoro senza l’aiuto della politica?”

Coltivare le passioni

Il tema della vicinanza politica ad un partito rimane interessante ai tempo dell’astensionismo. “Non solo assistiamo al distacco dalla politica, ma c’è qualcosa di più: molti giovani considerano la politica qualcosa di inutile, non sanno cosa farsene – ha fatto notare durante l’intervista rilasciata a TAG24.IT – vediamo il lato positivo delle cose: chi ha una passione cerchi di coltivarla studiando, leggendo, andando all’estero, e poi si proponga a raffica ovunque: qualunque prima o poi offrirà qualche opportunità, magari gratuitamente o ad un 1,50 euro a pezzo. Dove c’è professionalità prima o poi qualcosa capita.

Ballando con le stelle, l’occasione persa

Professionista e uomo allo stesso tempo. Uomo inteso come essere umano, Michele Cucuzza non risparmia considerazioni affettuose e positive, sul presente e il futuro, e battute ironiche su se stesso. “In questi anni di lavoro non mi sono fatto mancare nulla. Non ho cantato perché soltanto perché sono stonato, altrimenti avrei pure cantato. Mi sono fatto sfuggire Ballando con le stelle perché mi vergognavo. Dicevo mi muovo come una papera farei ridere i polli, di fatto lì non è necessario saper ballare come i ballerini professionisti – allora chiamiamo Milly Carlucci per te, Michele – mi farebbe un enorme piacere, ma credo che siamo fuori tempo massimo. Approfitto per salutarla, visto che la conosco.”

Attualmente lavora per Antenna Sicilia

Al momento continua il suo lavoro in Sicilia, “sto facendo di nuovo il TG a Catania che è la mia città, in una rete famosa, che si chiama Antenna Sicilia. La tv dove si sono formati Baudo e altri. Conduco il TG e faccio un programma dalle 8 alle 9,30 svegliandomi alle 7.00. Questo è il giornalismo televisivo classico, mentre ho imparato a fare la conduzione nei dieci anni de La Vita in Diretta, non sapevo cos’era. Piano pianino uno impara – si è congedato il collega – non si nasce imparati e non è vero che ci si improvvisa. Al di là del tesserino si capisce se uno lo sa fare o no. Il lavoro bisogna impararlo. Abbiamo una generazione italiani che vuole fare i talent, infatti non arrivano da nessuna parte, tranne alcuni che passano da Sanremo.”