Più fondi e più risorse. Con questo semplice concetto, espresso dal sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi, si potrebbe riassumere il tavolo dell’iniziativa ‘Verso il codice dello spettacolo’ dedicato al teatro e svolto oggi, 26 marzo 2024, al Mic (Ministero dei Beni Culturali). Tante le personalità presenti per segnalare proposte e criticità del settore.
Verso il codice dello spettacolo, il sottosegr. Mazzi illustra le proposte per il teatro: “Aumento dei fondi una certezza”
Il nuovo codice dello spettacolo continua a muovere i suoi passi. L’iniziativa, chiamata a valorizzare l’arte italiana e discutere degli interventi necessari in tal senso nei vari settori, vedeva oggi in scena – è proprio il caso di dirlo – il teatro.
Il tema più scottante, come già emerso nell’incontro riservato al settore della danza, è quello dei finanziamenti. Una battaglia personale, quasi, per il sottosegretario con delega allo spettacolo dal vivo Gianmarco Mazzi che, dopo aver segnalato con parole molto dure la disparità tra i fondi per il cinema e quelli per le altre arti, garantisce maggiori investimenti proprio per il teatro.
“Aumenteremo i fondi al teatro. Non è una promessa ma una certezza. Cercheremo di capire quale è la quota minima che serve al settore teatro per migliorare la situazione, ma sicuramente aumenteremo la contribuzione cercando risorse fresche. Se non le troveremo, per forza di cose rimoduleremo i finanziamenti. Ma siccome una parte della gestione fondi viene data al cinema a pioggia favorendo delle piattaforme private già ricche di loro, probabilmente allora agiremo su quella. Ora faremo i conti”.
Panariello e l’allarme delle grandi compagnie teatrali: “Anch’io faccio fatica”
Mazzi anticipa, inoltre, come potrebbe chiamarsi il fondo nazionale dedicato allo spettacolo dal vivo, proponendo la denominazione ‘Fis – Fondo italiano per lo spettacolo’.
Parole che, senza dubbio, hanno alimentato le aspettative dei tanti professionisti presenti che, nelle loro proposte al ministero, avevano segnalato la questione dei finanziamenti tra le più urgenti da affrontare, insieme a:
- garantire una presenza nelle commissioni ministeriali dei rappresentanti del teatro;
- tax credit anche a piccole medie imprese;
- programmi educativi gestiti dalle università in collaborazione con i teatri;
- valorizzazione del ruolo degli sceneggiatori;
Tanti, però, anche i problemi, messi in luce da un vero e proprio grido di allarme lanciato da Giorgio Panariello.
Raggiunto dall’inviato di Tag24, Thomas Cardinali, il comico e presentatore televisivo ha, in primo luogo, rimarcato la crisi del settore, acuita dalla pandemia di Covid-19, e la necessità che il codice provi a risolverla.
“Il codice deve aiutare. Nonostante io abbia fatto tanta tv, amo il teatro, quindi qualsiasi occasione per parlarne, io ci sono, perché il teatro va sempre aiutato. Io vivo in via Nazionale, a Roma, dove ci sono due teatri – l’Eliseo e il Piccolo Eliseo – entrambi chiusi addirittura da prima del lockdown, e questa cosa non può andare bene”.
Poi, citando il suo caso personale, Panariello ha sottolineato le difficoltà cui vanno incontro le grandi compagnie teatrali, chiedendo una regolamentazione delle stagioni che le possa favorire.
“Bisogna lasciare spazio alle grandi compagnie, quelle che fanno lo tournée. Mentre, prima, queste tournée duravano anche mesi, adesso, con la concentrazione di piccole compagnie regionali che occupano gli spazi, questo non succede più. Anch’io mi trovo in difficoltà. Prima restavo due settimane in un teatro a Firenze ma ora non lo posso più fare“.
Piovani: “Rivedere il ruolo del teatro come ‘figlio minore’ del cinema”
La necessità di aiutare il teatro è ribadita anche da Nicola Piovani, direttore artistico del ‘Globe Thatre’ di Roma, ancora costretto alla chiusura dal 22 settembre 2022, data dell’incidente che portò al crollo della scala dell’ultimo anello, ferendo 12 persone durante una rappresentazione del Macbeth per un liceo.
Il compositore e direttore d’orchestra dice di apprezzare l’iniziativa del Ministero della Cultura ma, avverte, “bisogna vedere i risultati” perché, “soprattutto in politica, bisogna aspettare i fatti, non i proclami“.
Per il direttore dello stabile intitolato a Gigi Proietti, il primo passo per sostenere il settore teatrale è quello di fargli riconquistare il prestigio che merita nella scena culturale italiana. Piovani ricorda, infatti, come, per anni il teatro sia stato considerato “un ‘figlio minore’ del cinema“. Un atteggiamento dovuto alla grande cinematografia italiana del passato che, però, ora andrebbe rivisto.
Infine, proprio a proposito del cinema che tanto deve proprio a Piovani – quasi superfluo citare il suo Oscar per la colonna sonora de La vita è bella di Roberto Benigni – il compositore e direttore d’orchestra commenta la polemica ricordata dal sottosegretario Mazzi sul mancato finanziamento al film di Paola Cortellesi, C’è ancora domani, campione d’incassi nell’attuale stagione cinematografica.
Per Piovani non si è trattato di uno scandalo, dal momento che la commissione giudica solamente in base a una sceneggiatura e, probabilmente, non si aspettava un simile exploit da parte di “un’artista che tutti stimavamo ma anche insospettata perché ha rivelato delle doti altissime“.
Tuttavia, ammette che possa aver giocato un ruolo anche il tradizionale “pregiudizio degli uomini di cultura verso i comici“ che caratterizza il mondo culturale italiano, che da sempre guarda con occhio più favorevole alle storie drammatiche. “Ma – conclude Piovani – il film è stato meravigliosamente e sorprendentemente un trionfo internazionale, e di questo siamo tutti grati a Paola“.
Verso il codice dello spettacolo, Placido: “Dialogo fondamentale, non si può solo litigare”
Tra i presenti, anche Michele Placido che si definisce con orgoglio “un uomo di teatro“, malgrado la sua fortunatissima carriera da regista cinematografico.
Placido parla di “giornata straordinaria“, riferendosi all’incontro di oggi al Mic, sottolineando in particolare l’eccezionalità di un incontro tra politica e artisti per troppo tempo reso difficile da un’eccessiva conflittualità.
“Per la prima volta ci siamo incontrati e abbiamo capito che dobbiamo dialogare con il Ministero. Questo è fondamentale, perché non si può solo contrapporsi e litigare. Noi dobbiamo fare proposte precise e dare suggerimenti, per iniziare un dialogo che dovrebbe cambiare il teatro italiano per il futuro”.
Quando, poi, gli si chiede quale sia l’intervento più urgente di cui necessita il teatro italiano, Placido fa un sorriso e, con la mano, il gesto più che eloquente. “Soldi“, dice ridendo.
Preziosi: “Codice porta regole per base economica più ‘democratica’”
Si muove tra televisione, cinema e teatro anche Alessandro Preziosi, che vedremo il prossimo autunno impegnato per la tournée dello spettacolo Aspettando Re Lear, da lui diretto e interpretato, in scena dal 15 ottobre al 15 dicembre.
Anche lui, come Placido, sottolinea l’aspetto economico toccato dal codice, che dovrebbe mettere ordine in un sistema che, dalle parole dell’attore, per troppo tempo è stato caratterizzato da fragilità strutturali e disparità.
“Il codice, per sua definizione, imprime delle regole che permettono a tutti di viaggiare più sicuri, creando una base solida, più ‘democratica’ e non gerarchica, in cui tutti gli addetti ai lavori vengano messi sullo stesso piano. Questo permetterà agli attori che hanno meno possibilità di essere protetti e darà maggiori garanzie alle produzioni”.
Durante la pandemia, con i teatri chiusi e lo streaming come risorsa ultima per la realizzazione degli spettacoli, si è discusso molto del ruolo che la tv potrebbe o dovrebbe avere per aiutare questa forma d’arte a raggiungere un pubblico più vasto.
Quando Thomas Cardinali gli chiede un commento in proposito, Preziosi chiama direttamente in causa la tv generalista e le sue scelte, le uniche a poter imprimere il cambiamento culturale necessario.
“Il lavoro che si può fare sul teatro include tanti operatori, non soltanto le emittenti specializzate – come Rai5 – che se ne occupano, o le piattaforme streaming che acquistano grandi monologhi. Il problema è culturale, anche della tv generalista. Innestare il teatro nella cultura popolare italiana parte, secondo me, dalle scelte della tv generalista“.
Dove, invece, Preziosi appare molto più rilassato rispetto a tanti altri suoi colleghi, è riguardo la questione tanto dibattuta negli ultimi mesi sull’impatto dell’intelligenza artificiale – ancora da definire nel dettaglio – sugli scenari culturali.
Un tema, al momento, più economico, per l’attore e regista:
“Aspettiamo che questi aspetti economici facciano il loro corso e, poi, quando sarà il caso, cominceremo a prendere in considerazione l’Ia nella possibilità che un ‘attore robotico’ possa sostituirne uno in carne e ossa”.
Un ragionamento che Preziosi chiude definendo il teatro “il 3D per eccellenza, dal punto di vista della spettacolarizzazione dell’ingenuità dello spettatore“.
Paolo Conticini: “Confronto fondamentale per il futuro del teatro”
Che l’incontro sia un caso eccezionale, salutato con entusiasmo dai professionisti del mondo del teatro, appare evidente anche dalle parole di Paolo Conticini, che enfatizza questo momento fondamentale di dialogo “tra chi stabilisce le regole e chi va sul palcoscenico“.
Ciò su cui, però, l’attore intende essere chiaro, è la divisione dei ruoli in questo colloquio tra le parti. Conticini attribuisce, infatti, alla politica il compito di “capire quali interventi mettere in campo per difendere il teatro. Noi ci aspettiamo di essere difesi“.
Verso il codice dello spettacolo, Maccarinelli (Teatro Parioli): “Differenziare pubblico e privato”
Chi, invece, ha in mente una proposta molto chiara e definita è Piero Maccarinelli, direttore artistico del Teatro Parioli di Roma, che auspica il ritorno a quella che definisce “una sana differenziazione tra teatro pubblico e teatro privato. Il teatro pubblico – spiega – non deve co-produrre con i privati, che devono essere liberi di circuitare mentre il teatro pubblico deve svolgere le sue funzioni“.
Il motivo è presto detto e richiama quanto detto da Giorgio Panariello.
Maccarinelli conferma, infatti, la ripresa della scena teatrale italiana dopo il durissimo periodo della pandemia. Una ripresa caratterizzata da “grande vitalità” ma anche “grande frustrazione“ per la difficoltà, di alcune grandi compagnie private, di “trovare vie per distribuire prodotti di qualità“ a causa dell’assenza di spazi.
Inevitabile, infine, una battuta su Maurizio Costanzo, che ha legato per decenni la propria vita professionale al Teatro Parioli, ora intitolato al suo nome. Una scelta “doverosa“, spiega il direttore artistico dello stabile, in virtù “della grande capacità istrionica che aveva di attraversare i settori, dal teatro alla tv fino al talk show“.
Cannito al MIC: “Nuovo codice premi il merito e la qualità”
La pensa diversamente, in merito alla distinzione ‘pubblico-privato’, il coreografo e regista Luciano Cannito, presidente del Teatro Nazionale di Napoli.
Dal suo punto di vista, i due comparti non devono essere distinti, perché “chiunque porta gente in teatro, deve essere premiato” da un nuovo codice dello spettacolo che parta da una visione del teatro “senza ipocrisie, basata su investimenti sul merito e sulla qualità“.
Cannito esprime tutto il suo entusiasmo per la possibilità di questo dialogo con il governo che, secondo lui, può portare il teatro italiano a “diventare in Europa tra i principali esponenti di quella che è una nuova visione dell’importanza della cultura e dello spettacolo“.
Una prima volta benemerita per il regista che, con una punta di malizia ma sempre con il sorriso sulle labbra, ricorda come il mondo dello spettacolo sia sempre stato definito il ‘petrolio d’Italia’ ma che solo adesso, finalmente, “qualcuno sta scavando i pozzi“.