Un referendum per accorpare il Molise all’Abruzzo: è questo l’obiettivo del comitato “Filippo Salvatore – Regione Unita Abruzzo e Molise” che, da Isernia, si è posto l’obiettivo di dare una scossa alla politica regionale e nazionale.
Secondo i promotori dell’iniziativa, oggi impegnati nella raccolta di almeno 5 mila firme nella provincia di Isernia, solo la riunificazione delle due regioni – e l‘abolizione della regione Molise – potrà migliorare significativamente la vita dei cittadini molisani che ogni anno assistono al progressivo spopolamento del territorio e, soprattutto, a un costante peggioramento della qualità di vita a causa dell’assenza di investimenti e servizi.
Accorpamento del Molise all’Abruzzo, Bucci: “Il nostro comitato solleva un tema di rilevanza nazionale”
A spiegare a TAG24 le ragioni di questa iniziativa che si pone, come detto, l’obiettivo dell‘accorpamento della regione Molise – e in particolare la provincia di Isernia – all’Abruzzo è l’ingegnere Antonio Libero Bucci, presidente del Comitato “Filippo Salvatore” che, in apertura di intervista, tiene a specificare come la questione posta dai molisani possa stimolare il dibattito su un tema più ampio che riguarda la sostenibilità degli enti territoriali regionali, anche in virtù della discussione parlamentare sull’autonomia differenziata:
«Il tema che poniamo ha un interesse non solo locale, ma anche nazionale. Il punto è quello che sta succedendo con la legge per l’autonomia differenziata che, se approvata, impatterà fortemente sui territori. La Lombardia ha 10 milioni di abitanti, il Molise 289mila. Quale potrà essere l’esito di una legge uniforme calata su territori strutturalmente differenti? La Lombardia potrà avocare a sé tutte le 23 materie previste dalla normativa. Il Molise, privo di risorse, non potrà avocare nulla».
Accorpamento del Molise all’Abruzzo, Bucci: “La classe politica difende con le unghie i suoi interessi”
L’impulso per questa iniziativa arriva dunque dalla discussione della legge sull’autonomia differenziata?
«Noi siamo attivi sul tema dell’accorpamento tra Molise e Abruzzo già da dieci anni. Dalla sua nascita, la nostra è stata una regione fittizia, priva di alcuna ragione di essere.
Il Molise è parte di un territorio – quello che all’epoca del Regno delle due Sicilie aveva il nome di “Abruzzi e Molise” – economicamente e socialmente omogeneo all’Abruzzo che nel 1963 fu diviso senza alcune reale ragione, se non quella di aumentare i posti della politica. Entrambe le regioni erano infatti gestite dalla Democrazia cristiana che, con la creazione del Molise, riuscì a guadagnare quattro seggi in più in Parlamento. Ecco la verità.
Per non parlare, poi, del raddoppio di tutti i posti di governo e sottogoverno creati a livello regionale. Ad averci guadagnato, in questa storia, è la classe politica che ancora oggi difende con unghie e con i denti il mantenimento di due regioni separate e distinte. Peccato che questi interessi non coincidano con quelli della popolazione, che in Molise è peraltro in costante diminuzione».
Referendum per portare Isernia in Abruzzo, Bucci: “Gli indicatori della regione Molise sono tutti negativi”
Quanto incide la necessità di combattere lo spopolamento del Molise nel progetto di riunificazione con l’Abruzzo?
«Il Molise è l’unica regione di Italia che ha una popolazione inferiore a quella del tempo dell’Unità di Italia. Il nostro territorio è stato l’unico a generare sempre debito e mai sviluppo.
Fino alla riforma del titolo V della Costituzione tutti i problemi non sono stati forse avvertiti. Dopo il 2001, tuttavia, è diventato lampante il debito enorme che questa piccola regione riesce a produrre: non a caso la sanità del Molise è commissariata da 15 anni.
Tutti gli indicatori sono negativi: gli ultimi quattro bilanci regionali sono stati bocciati dalla corte Costituzionale; la sanità è commissariata; lo spopolamento non si arresta. Nonostante questo, la classe politica si guarda bene dal riformare l’assetto delle regioni, chiudendo gli occhi di fronte ai problemi.
In compenso, la politica nazionale ha chiesto all’attuale governatore del Molise, Francesco Roberti, di aumentare le aliquote Irpef regionali che, insieme a quelle del Lazio, oggi sono le più alte di Italia. Il Lazio, tuttavia, ospita la Capitale: in Molise la situazione è chiaramente diversa e, anzi, i servizi – sanità, istruzione, trasporti – sono tra i più scadenti di Italia».
Raccolta firme per il referendum in Molise, Bucci: “Il nostro percorso è sui binari della Costituzione”
Come procede la raccolta firme?
«Abbiamo iniziato a raccogliere le firme da circa 10 giorni e presto intensificheremo la nostra attività. Nel frattempo, peraltro, è nato un altro comitato per l’accorpamento con l’Abruzzo a Montenero di Bisaccia, in provincia di Campobasso. Alla conferenza stampa di presentazione il progetto ha ricevuto anche l’incoraggiamento di Antonio Di Pietro. Questo dimostra che il disagio che ho descritto non riguarda solo la provincia di Isernia, ma tutta la regione».
La vostra raccolta firme riguarda solo l’accorpamento all’Abruzzo della provincia di Isernia. Perché?
«La nostra iniziativa non può riguardare tutta la regione per una serie di ragioni tecniche. Il percorso per l’accorpamento di Molise e Abruzzo richiederebbe una legge di natura costituzionale – con doppio passaggio a maggioranza qualificata – e un referendum in entrambe le regioni. Soprattutto, ci vorrebbe il consenso di entrambi i consigli regionali che, per i motivi che ho esposto, non daranno mai il loro assenso a un simile progetto.
Per questi motivi, abbiamo scelto di percorrere una strada diversa sulla base della riforma del titolo V e all’articolo 132 della Costituzione. Questo prevede, infatti, la possibilità per gli enti locali di confine – comuni e province – di passare da una regione all’altra con un semplice referendum e, in caso di vittoria dello stesso, con una successiva legge ordinaria.
Questo significa che, se il nostro referendum dovesse avere buon esito, il Molise rimarrebbe con una sola provincia, ovvero quella di Campobasso. Tale evenienza renderebbe ancor più insostenibile la tenuta regionale e, soprattutto, costringerebbe le forze politiche nazionali ad affrontare finalmente il problema».
Referendum Molise, Bucci: “Dalla politica reazione scomposta”
Perché ritiene che il tema da voi sollevato abbia rilevanza nazionale?
« Il tema delle macroregioni è stato sollevato dalla fondazione Agnelli già nel 1994, quando per la prima volta si fece uno studio sulla sostenibilità delle regioni e sulla popolazione minima in grado di garantire la sostenibilità di questi enti territoriali.
Il Molise non raggiunge il milione di abitanti, ovvero quel livello di “massa critica” in grado di garantire un’autonomia. Ma non è l’unica regione ad avere questi problemi».
Il presidente della regione Molise ha respinto la vostra iniziativa con sarcasmo.
«Quando emergono problemi di demografia subito subentrano problemi di democrazia. Mi spiego meglio: nel momento in cui ogni politico deve controllare 60-70 persone per essere eletto, ovviamente si crea un sistema minuto di gestione del potere che indebolisce la democrazia.
La reazione scomposta e sconclusionata dei politici regionali alla nostra proposta dimostra questo. Attaccare le persone e offendere i cittadini, peraltro, è inaccettabile: il Presidente può non essere d’accordo con la nostra idea, ma noi ci stiamo muovendo nei binari previsti dalla Costituzione e per questo chiediamo rispetto».