Le meme coin sono un vero e proprio fenomeno. Nate alla stregua di uno scherzo, con il passare del tempo hanno infatti conquistato un posto di rilievo nella scena crypto. Ora, però, lo scherzo rischia di farsi molto pesante.
Nel corso delle ultime settimane, infatti, hanno fatto la loro comparsa le prime meme coin a sfondo razzista. Coin recanti nomi e simboli offensivi, tra cui insulti razziali, riferimenti antisemiti e immagini naziste. Un fenomeno che ha naturalmente suscitato la riprovazione della stragrande maggioranza dei criptofans, la quale sta ora cercando di capire come affrontarlo.
Meme coin razziste: cosa sta accadendo
Meme coin a sfondo razzista: questa è l’ultima novità che sta interessando la criptosfera. Una novità tale da destare non solo sconcerto, ma anche sgomento presso molti sostenitori dell’innovazione finanziaria.
È stata Camila Russo, un’autorevole giornalista di criptovalute, a farsi interprete di questo sentimento, esprimendo la contrarietà per l’acquisto di questo genere di monete virtuali. Se è vero che le Dogecoin e le sue sorelle sono nate su un’ondata satirica e dissacratoria, le comunità raccolte intorno ad esse si sono sempre distinte per il sostegno a temi inclusivi e sociali.
Esistono progetti che si propongono di costruire canili in ogni parte del globo, altri che intendono mettere in campo progetti tesi a preservare l’ecoambiente e così via. Pochi avrebbero immaginato che infine sarebbero arrivati gruppi razzisti e addirittura nazisti, a cercare di sfruttare la popolarità di questi coin. Eppure sta succedendo e ora il mondo della blockchain deve capire come reagire per impedire di essere associata al fenomeno.
Libertà sì, ma sino a che punto?
Il punto messo in rilievo da Camila Russo è che chiunque può creare token su una blockchain, senza dover richiedere permessi. Quindi anche i gruppi razzisti, suprematisti e nazisti possono farlo senza incontrare ostacoli. L’unico modo per contrastare il fenomeno, di conseguenza, è affidarsi alle piattaforme centralizzate sperando che riescano a filtrare e delistare i token incriminati.
Una richiesta condivisa da Hayden Adams, il creatore di Uniswap DEX, il quale non ha esitato a fare eco alla riprovazione generale verso l’utilizzo distorto delle meme coin. Tanto da affermare che le piattaforme dovrebbero attivarsi senza indugio per bloccare questi token ripugnanti. Queste le sue parole, al proposito: “I protocolli dovrebbero essere senza permessi. Ma se gestite un frontend con la capacità di bloccare facilmente questi disgustosi token razzisti, dovreste farlo. Non ho alcun interesse a servire o a trarre profitto da questa spazzatura”.
Una prima risposta in tal senso è comunque già arrivata, da parte di DEX Screener, una piattaforma di analisi dei token DeFi. Sarà infatti rivalutata la politica di moderazione in modo tale da evitare la propaganda di gruppi estremisti. il messaggio rilasciato al proposito è in effetti molto chiaro: “Non saremo i guardiani di ciò che accade sulla blockchain, ma sicuramente non siamo qui per diffondere odio.”
Intanto Stop Racism vola
È anche interessante notare come la risposta della criptosfera non si sia limitata alla semplice indignazione. Per rispondere alla campagna d’odio in atto, è stato varato un nuovo progetto, Stop Racism, che ha presto raccolto grande consenso. Lanciato sulla blockchain di Solana, il token ha fatto registrare un +19.000% nell’arco di appena 24 ore.
Il problema, però, resta sul campo, con tutte le sue contraddizioni. Se è vero che le criptovalute sono nate su istanze di inclusione, uno dei principi cardine del celebre white paper di Bitcoin, proprio la decentralizzazione potrebbe ora diventarne il ventre molle. Se non esiste un’autorità centrale in grado di prendere decisioni, è abbastanza facile immaginare come gli stessi gruppi estremisti potrebbero recitare la parte delle vittime, in caso di provvedimenti di chiusura nei loro confronti.