Si terrà oggi, in forma strettamente privata, il funerale con rito islamico di Saman Abbas, la 18enne di origini pakistane uccisa dai familiari per aver rifiutato un matrimonio combinato. Per l’occasione il comune di Novellara, che si è fatto carico delle spese delle esequie, ha proclamato il lutto cittadino, apportando anche delle modifiche alla viabilità.
Oggi a Novellara il funerale con rito islamico di Saman Abbas: proclamato il lutto cittadino
La cerimonia inizierà alle 15 e sarà celebrata dal presidente dell’Unione comunità islamiche d’Italia Yassine Lafram in veste di imam. Oltre ai rappresentanti delle istituzioni locali, inclusa la sindaca di Novellara Elena Carletti, che per la giornata ha proclamato il lutto cittadino, presenzierà al rito anche il fratello di Saman, super testimone nel processo che ha portato alla condanna dei genitori e dello zio.
Dopo il funerale e l’inumazione si terrà poi una fiaccolata commemorativa: partirà alle 19 dal piazzale del cimitero di Novellara per dirigersi in piazza Unità d’Italia e farà tappa al momumento dei Caduti, dove sarà collocato un ritratto della giovane vittima realizzato dal gruppo “Fuori fuoco” con centinaia di immagini di donne reggiane.
Per tutto il tempo le bandiere degli uffici pubblici saranno esposte a mezz’asta. Nessuna limitazione, invece, per i locali privati, che potranno decidere autonomamente se abbassare le serrande in segno di rispetto per Saman, che a quasi tre anni dal suo omicidio potrà finalmente avere una degna sepoltura.
La ricostruzione dell’omicidio della 18enne e le condanne
Quando scomparve nel nulla, nella primavera del 2021, Saman Abbas aveva 18 anni e da almeno sei viveva insieme alla famiglia di origini pakistane a Novellara, in provincia di Reggio Emilia. Aveva imparato l’italiano e ottenuto la licenza media; poi, su spinta dei genitori, aveva lasciato gli studi.
Era fidanzata con un giovane di nome Saqib Ayub: anche lui era di origini pakistane, ma i familiari della 18enne non accettavano la loro relazione. Secondo loro Saman avrebbe dovuto sposare un suo cugino, un uomo più grande che in cambio avrebbe dato loro una somma di circa 15 mila euro. Lei, però, si era rifiutata.
Insieme al ragazzo che amava era fuggita di casa; poi la madre, Nazia, ancora ricercata, l’aveva convinta a tornare promettendole che avrebbero accettato ogni sua scelta. Si trattava di una trappola: secondo gli inquirenti i familiari avevano già messo a punto il piano per ucciderla, scavando – in almeno sei momenti diversi – la profonda fossa in cui nel novembre del 2022 sarebbe stata ritrovata grazie allo zio Danish Hasnain, presunto esecutore materiale dell’omicidio.
L’uomo, che ha collaborato con la giustizia, è stato condannato a 14 anni di reclusione; i genitori della ragazza, Shabbar Abbas e la moglie, che si trova ancora in Pakistan, hanno invece avuto l’ergastolo. Il primo, estradato in Italia dopo aver trascorso un periodo di detenzione nel suo Paese d’origine, ha sempre proclamato la sua innocenza, sostenendo di non aver mai fatto del male alla 18enne.
Il ruolo del fratello di Saman Abbas
Fondamentale, nel corso del processo, è stata la testimonianza di Alì Haider, il fratello di Saman, all’epoca dei fatti minorenne. In aula il giovane riferì di aver visto lo zio e i due cugini – assolti perché meri “esecutori di ordini” – prendere per il collo Saman e trascinarla verso il capannone nei pressi dei quali fu trovata morta; poi aggiunse che al momento del suo omicidio c’erano tutti, anche la madre.
Dal Pakistan la donna aveva provato a convincerlo a non parlare; il ragazzo, ormai maggiorenne, aveva però deciso di raccontare “tutta la verità” per il bene della sorella, sostenendo di “essere cambiato”.