Quando si raggiunge una certa età e si accumulano i requisiti contributivi necessari, è possibile richiedere la pensione, ottenendo così il meritato riconoscimento dopo tanti anni di lavoro. Tuttavia, la pensione di vecchiaia potrebbe non essere l’unica forma di sostegno economico a cui una persona ha diritto: in determinate circostanze, lo Stato potrebbe essere tenuto a erogare anche altre forme di assistenza finanziaria. In questo contesto sorge la domanda: un pensionato può ricevere l’invalidità?
In sostanza, ci si chiede se chi percepire già una pensione per il lavoro svolto può beneficiare anche delle prestazioni economiche destinate agli invalidi civili. Approfondiamo la questione.
Quando si va in pensione si perde l’assegno di invalidità?
Al raggiungimento del 67° anno di età, sia la pensione di inabilità che l’assegno mensile di assistenza vengono sostituiti dall’assegno sociale, una prestazione economica erogata dallo Stato a persone che non sono più in età lavorativa e che hanno un reddito al di sotto di una certa soglia.
La Corte di Cassazione ha confermato che dopo i 67 anni né la pensione d’invalidità civile né l’assegno mensile di assistenza possono essere riconosciuti, in quanto sono riservati ai soggetti ancora in età lavorativa. Dopo questa età, la legge prevede l’assegno sociale come alternativa.
In sostanza, una volta raggiunta l’età pensionabile, si perde il diritto alle prestazioni economiche per l’invalidità in favore dell’assegno sociale.
Tuttavia, non si perde il diritto all’indennità di accompagnamento, se ricorrono i presupposti.
In sintesi, chi va in pensione non può percepire l’invalidità ma solo l’assegno sociale, nei limiti stabiliti.
Ma può chi va in pensione percepire l’assegno sociale?
Sì, l’assegno sociale è cumulabile con la pensione di vecchiaia, purché non si superi un certo limite di reddito.
Per i parzialmente invalidi che ricevevano l’assegno mensile di assistenza, l’assegno sociale è concesso entro un limite annuo di 6.542,51 euro (per il 2023).
Per i totalmente invalidi che percepivano la pensione d’inabilità, l’assegno sociale è concesso entro un limite annuo di 17.920 euro (per il 2023).
In altre parole, per l’assegno sociale, i parzialmente invalidi devono fare riferimento al limite previsto per tutti i richiedenti (6.542,51 euro per il 2023), mentre i totalmente invalidi mantengono il limite previsto per la pensione d’inabilità (17.920 euro per il 2023). Considera solo il reddito personale del richiedente, anche se è sposato.
Esempi pratici
Per chiarire ulteriormente quanto detto finora, prendiamo in considerazione due esempi pratici.
Matteo, che è invalido al 100%, riceve una pensione di vecchiaia di 1.000 euro al mese. Questo significa che guadagna circa 13.000 euro all’anno (1.000 euro moltiplicati per le 13 mensilità). Poiché la soglia stabilita dalla legge è di 17.920 euro, Matteo ha diritto all’assegno sociale fino a quel limite. Pertanto, riceverà un assegno sociale di circa 5.000 euro (differenza tra 17.920 euro e 13.000 euro).
Marco, che è invalido all’80%, percepisce una pensione di 700 euro al mese. Ciò comporta un reddito annuo di circa 9.100 euro (700 euro moltiplicati per le 13 mensilità). Tuttavia, poiché questo importo supera la soglia reddituale stabilita per gli invalidi parziali, pari a 6.542,51 euro per il 2023, Marco non ha diritto all’assegno sociale.
In sostanza, l’assegno sociale può integrare la pensione di vecchiaia fino al raggiungimento della soglia prevista dalla legge.