“Lucià me senti?”, verrebbe fuori così se parlando d’Italia si andasse a parafrasare quel mostro sacro di Alberto Sordi in “Un Americano a Roma”, ma in questo caso il protagonista è Luciano Spalletti. E’ lui che fa ascoltare gli altri. Dalle consuete parole mai banali, alle scelte compiute con Venezuela ed Ecuador, il ct ha fatto sentire forte la sua voce a suon di scelte e possibilità.
Gli Stati Uniti hanno permesso agli Azzurri di tornare a casa con il bottino pieno, due vittorie su due. Insieme ad esse il solito pacchetto di certezze ed incertezze, dubbi e conferme, idee e possibilità. Anche perchè giugno si avvicina, con esso Euro 2024, e se c’era la possibilità di poter sperimentare qualcosa si poteva fare ora.
La tournèe americana di risposte ne ha date, guardando al futuro con ottimismo si può dire che il bicchiere è mezzo pieno. Ma i punti interrogativi restano.
Italia, Spalletti analizza: ecco i promossi e i bocciati
C’è da fare una premessa per quest’Italia targata Spalletti: nulla è immutabile, tutto cambia continuamente. Perchè lo scheletro c’è, la difesa a tre, mentre per quanto riguarda gli interpreti il discorso è diverso.
Venezuela ed Ecuador hanno permesso a Spalletti di poter avere ancor più certezze in termini di individualità. Si parte dalle note positive, la prima Niccolò Barella. Il centrocampista dell’Inter è un totem di Inzaghi, lo è anche per l’Italia. Dinamismo, ordine, qualità e leadership, messe tutte insieme formano il simbolo di questa Nazionale tutta cuore e corsa. Con lui la mediana può contare su di un livello alto, se Spalletti chiede determinate cose in fase offensiva e difensiva, può attuarle solo grazie alla presenza di Niccolò, che riesce a fornire lo stesso livello in entrambe le fasi. Decisivo anche in zona gol, lo dimostra il delizioso pallonetto contro Venezuela con cui è riuscito ad eguagliare i gol di Francesco Totti in Nazionale (9 in 53 partite per Niccolò, 9 in 58 per Francesco).
C’è poi la qualità di Lorenzo Pellegrini. Il capitano della Roma con De Rossi è rinato, viaggia a ritmi stratosferici anche in Nazionale. Il suo palleggio permette alla manovra di essere più fluida, senza che il pallone vada perso, Lorenzo questo riesce ad offrirlo. E nello scacchiere di Spalletti questo serve, altrimenti quel tipo di calcio è difficilmente proponibile.
Promosso anche Mateo Retegui. Per quello che si è visto ad oggi è lui il bomber che in estate dovrebbe trovare titolarità all’Europeo. Fame e fisicità, queste le caratteristiche che lo portano a cercare il gol con ferocia. Essenziale, anche quando si tratta di giocare spalle alla porta e permettere gli inserimenti, oggi è in vantaggio lui.
Bello l’exploit di Raoul Bellanova. Fascia percorsa più volte contro Ecuador, con caparbietà, voglia di fare e idee, dimostrandosi una valida alternativa a Di Lorenzo. Nota positiva (con riserva) anche Jorginho. Sembrava aver chiuso il suo ciclo con l’azzurro, invece con il passare del tempo il giocatore sembra entrare sempre più nei meccanismi, dettando i giusti tempi. Bisognerà attendere avversari più probanti per capire se sarà così, ma vederlo così è una notizia che dà morale.
I bocciati
Si passa poi alle note meno liete dell’Italia di Spalletti. Il primo è Nicolò Zaniolo. Tanto impegno, e basta. L’attaccante dell’Aston Villa non è riuscito a strappare oppure offrire quel cambio di passo per poter dare uno scossone alle partite giocate negli States. La voglia c’è, ma mancano le idee, la sensazione è che ogni volta Nicolò prenda sempre la decisione sbagliata, così da rallentare la manovra oppure permettendo all’avversario di poter ripartire. Chiaro che un Zaniolo a mezzo servizio servi a ben poco.
Rimandato anche Udogie. Le proverbiali spinte non ci sono state. l’esterno del Tottenham si è limitato al compitino, sbagliando a volte anche quello. Sarà l’emozione della Nazionale, sta di fatto che da questo punto di vista non ci sono alibi, serve subito coraggio, l’Europeo si avvicina e non aspetta.
Male anche Bonaventura. Tracce del centrocampista-collante della Fiorentina pari a zero, al massimo qualche passaggio semplice, poi basta. Messo spesso in mezzo contro il Venezuela, Jack non è riuscito mai a trovare la chiave di volta, facendo più fatica del previsto. Così come Raspadori in attacco; tanta corsa che alla fine serve a poco, lavora tanto, troppo, per la squadra. Il suo compito sarebbe quello di segnare, invece si dedica più al collettivo. Il che va bene, ma se a pagare devono essere i possibili gol, allora questo diventa un problema.