Le distinzioni tra la pensione di vecchiaia e quella di anzianità possono risultare sfumate, ma esse si differenziano significativamente per quanto riguarda i requisiti e le modalità di accesso.
Qual è la differenza tra pensione di vecchiaia e pensione di anzianità?
La pensione di vecchiaia stabilisce un’età anagrafica minima per l’accesso al trattamento pensionistico, contrariamente alla pensione di anzianità e ad altre forme di pensionamento anticipato o flessibile. Al contrario, la pensione di anzianità si basa su un sistema di “quote”, che considera sia l’età anagrafica che l’anzianità contributiva.
Per comprendere meglio queste distinzioni, è importante chiarire cosa rappresentino ciascuno di questi istituti. La pensione di vecchiaia è accessibile a coloro che raggiungono un’età minima prestabilita, mentre la pensione di anzianità è stata in gran parte abolita a seguito della Legge Fornero, ad eccezione di alcuni beneficiari residui.
Per accedere alla pensione di vecchiaia, è richiesto un certo numero di anni di contributi versati all’INPS, ma ciò che fa davvero la differenza è l’età anagrafica. Infatti, il requisito più rilevante è proprio l’età minima richiesta per il pensionamento, che di norma coincide con la pensione di vecchiaia.
Al contrario, la pensione di anzianità è stata eliminata per la maggior parte dei lavoratori a causa della riforma delle pensioni Fornero. Attualmente è disponibile solo per coloro che rientrano nelle varie salvaguardie introdotte dalla stessa legge. Queste misure hanno mantenuto i requisiti precedenti per la pensione di anzianità per chi è rimasto senza lavoro e trattamento pensionistico a causa della riforma del 2012, noti come “esodati”.
La pensione di anzianità, a differenza di quella di vecchiaia, richiedeva il raggiungimento di determinate “quote” derivate dall’età anagrafica e dall’anzianità contributiva. Questo meccanismo rendeva impossibile stabilire una data di pensionamento univoca per tutti i richiedenti della pensione di anzianità.
Pensione di vecchiaia e di anzianità: requisiti ed esempi
Le condizioni per l’accesso alle pensioni di vecchiaia e di anzianità sono definite dalla Legge Fornero, tenendo conto anche degli adattamenti in base all’aspettativa di vita. Oltre ai 20 anni di contributi previdenziali, per ottenere la pensione di vecchiaia nel 2017, è necessario soddisfare i seguenti requisiti anagrafici:
- Per dipendenti pubblici: 66 anni e 7 mesi per gli uomini e le donne.
- Per dipendenti privati: 66 anni e 7 mesi per gli uomini, 65 anni e 7 mesi per le donne
- Per i lavoratori autonomi: 66 anni e 7 mesi per gli uomini, 66 anni e 1 mese per le donne.
Tuttavia, a partire dal 1° gennaio 2018, l’età minima per la pensione di vecchiaia è stata uniformata a 66 anni e 7 mesi per tutte le categorie.
Diversamente dalla pensione di vecchiaia, quella di anzianità non ha un’età di pensionamento univoca. Nel 2017, l’età minima è di 61 anni e 6 mesi, ma la data effettiva di pensionamento varia in base al raggiungimento di una “quota” specifica. Attualmente, e solo per i beneficiari delle salvaguardie della Legge Fornero, la quota richiesta per la pensione di anzianità è di 97,6 (98,6 per i lavoratori autonomi).
Ciò significa che la somma dell’età anagrafica e dell’anzianità contributiva deve essere almeno pari a 97 anni e 6 mesi per accedere alla pensione di anzianità. Il requisito anagrafico minimo è di 61 anni e 6 mesi, ma per raggiungere la quota 97,6, la differenza tra l’età anagrafica e quella contributiva deve corrispondere a 36 anni.