Una vera e propria bufera si è scatenata sulle parole del governatore della Puglia Michele Emiliano, pronunciate ieri durante la manifestazione di Bari a sostegno del sindaco Antonio Decaro e riguardanti una visita fatta alla sorella di un boss quando quest’ultimo era ancora un assessore. Ma, in realtà, si tratta dell’ennesima frase estrapolata da un discorso più ampio, che non ha nulla a che vedere con le pesanti accuse piovute sulla testa del governatore e del sindaco nelle ultime ore.

Emiliano e “l’affidamento” di Decaro alla sorella del boss

Siamo alle solite. Un video di alcuni secondi circola sui social e tutti – dai media affamati di scoop ai politici bisognosi di attenzioni – si affrettano a farci titoli, commenti, post belligeranti e indignati.

Qualcuno che spenda un minuto in più per approfondire, per cercare un filmato leggermente più lungo, che possa fornire il contesto di quella frase? Assolutamente no. Nell’era della velocità che quasi sempre fa rima con approssimazione e ignoranza, non si deve perdere nemmeno un secondo!

Ecco, dunque, esplodere la ‘bufera Emiliano’, come titolano da ieri siti internet e testate nazionali.

Riavvolgiamo brevemente il nastro per ricostruire cosa è avvenuto ieri, durante la manifestazione ‘Giù le mani da Bari’, organizzata a sostegno del sindaco Antonio Decaro dopo la decisione del ministro dell’Interno Piantedosi di valutare lo scioglimento del Comune per mafia a seguito di un’inchiesta che ha portato a 130 arresti.

Sale sul palco il presidente della regione Puglia Michele Emiliano e racconta un aneddoto di quando Decaro era assessore al traffico della sua giunta, impegnato nei lavori per lo sviluppo della Ztl a Bari Vecchia e minacciato da alcuni criminali della zona. Per proteggerlo dai pericoli di quella situazione, Emiliano ha raccontato di aver condotto il futuro sindaco dalla sorella, incensurata, del boss del quartiere e di averglielo “affidato.

Questa la frase citata da tutti o quasi e indubbiamente, detta così, suona sicuramente male.

Il problema è che c’è dell’altro, che nessuno si è premurato di ascoltare e, tantomeno, citare nei propri articoli-post-commenti di facile indignazione ‘acchiappa like’.

Altro in cui Emiliano parla dell’impegno, suo e di Decaro, per provare a convincere le famiglie dei boss – mogli, madri e, come nel caso di Capriati, sorelle – che quella vita non poteva avere un futuro, e del rapporto costruito nel tempo con quelle persone. “Perché noi non abbiamo mai criminalizzato il desiderio di queste persone di cambiare vita, anzi lo abbiamo aiutato“, dice Emiliano in un passaggio del suo discorso. Da qui la visita a casa della sorella del boss e ‘l’affidamento’.

Ecco il video per esteso delle sue parole:

La replica di Emiliano: “Rifarei tutto”

Oggi, il governatore della Puglia replica alle accuse, spiegando il fraintendimento che si è creato – o meglio, che è stato creato – per il suo intervento di ieri.

“Andai di persona dalla sorella incensurata del boss Antonio Capriati, che avevo arrestato e fatto rinviare a giudizio e poi condannare per omicidio, per farle capire che le cose erano cambiate, quegli atteggiamenti non erano più tollerati, che potevano rivolgersi all’assessore solo con modi civili ed educati. E da qui l’iperbole ‘te lo affido se ha bisogno di bere, di assistenza’, visto che si trovava lì per svolgere il suo lavoro”.

Una strada che permise, nei mesi successivi, il sequestro delle case della famiglia Capriati senza alcuna opposizione, ricorda Emiliano, parlando della sua condotta e dicendo convinto “la ripeterei.

Insomma, un esempio virtuoso di lotta alla mafia casa-per-casa, agendo sui soggetti meno compromessi dei clan, trasformato in un caso da stigmatizzare e criminalizzare, arrivando a parlare di “trattativa Pd-mafia“, come ha titolato certa stampa oggi. Quando, invece, da stigmatizzare e criminalizzare sarebbe soltanto il pressappochismo di presunti giornalisti e la superficialità dei tempi in cui viviamo.