Pensioni, cosa succede se non si paga tutto il riscatto, nel caso degli oneri stabiliti per valorizzare gli anni di laurea o i contributi necessari nel caso si voglia riscattare dei periodi in cui manchino i versamenti previdenziali?

L’Istituto di previdenza è intervenuto a chiarire le condizioni necessarie affinché chi scelga di utilizzare determinati istituti indirizzati a valorizzare periodi di contribuzione, abbia presente cosa avviene nel caso di mancato pagamento. Ad esempio, il riscatto della laurea comporta il pagamento di somme elevate, anche a rate.

Ma chi abbia scelto la valorizzazione dei periodi di studio a un certo punto potrebbe interrompere i pagamenti per l’intero onere previsto. La stessa situazione può verificarsi nel caso di versamento per coprire buchi contributivi come prevede la cosiddetta “pace contributiva” per gli anni 2024 e 2025, reintrodotta dalle norme della legge di Bilancio 2024.

Pensioni, cosa succede se non si paga tutto il riscatto laurea o contributi?

Ecco cosa avviene ai fini della futura pensione, sia come diritto a uscire prima che ad avere un assegno più corposo, nel caso in cui si smetta di versare gli oneri previsti per i riscatti di laurea o contributivi. I casi sono quelli di versamento dei costi relativi al riscatto della laurea, il cui onere può essere calcolato sia con la riserva matematica (per i riscatti di periodi di studi precedenti la data del 31 dicembre 1995) o con il metodo a percentuale, per periodi di studio collocati a partire dal 1° gennaio 1996. Ma la disciplina può essere applicata anche al nuovo riscatto dei contributi in forma volontaria per periodi di mancati versamenti all’Inps, fino a un massimo di cinque anni, come prevede la legge di Bilancio 2024 con la cosiddetta “pace contributiva”.

In entrambi i casi, i contribuenti devono sopportare dei costi, anche piuttosto elevati in alcuni casi. Ma può succedere che il contribuente interrompa il versamento di quanto dovuto, anche in conseguenza di un periodo di pagamento lungo quale può essere la rateizzazione a dieci anni (120 quota mensili). Per i casi in cui il contribuente non abbia versato tutto il dovuto, l’Inps fissa le condizioni di accesso alla pensione, stabilendo che il pagamento parziale riduce, di conseguenza, anche la pensione stessa spettante.

Pensioni riscatto laurea contributi: quanto pagare e convenienza pensione futura

Nella circolare numero 1085 del 2024, l’Istituto di previdenza chiarisce che la copertura dei periodi di contributi non vale per intero, ma in proporzione agli effettivi versamenti effettuati, sia che si tratti del calcolo del costo mediante riserva matematica (per i periodi di contributi o di studi da riscattare antecedenti il 1° gennaio 1996), che del parametro a percentuale, per i periodi di riscatto successivi al 31 dicembre 1995.

Nel caso in cui il contribuente non provveda a pagare quanto stabilito dal calcolo del riscatto, o sia incorso in ritardi nei versamenti, l’efficacia di quanto già versato si riduce ai periodi in cui vi sia effettivo pagamento di quanto dovuto. Quindi, i contributi versati avranno efficacia ai fini della pensione – sia come riduzione dei criteri di uscita anticipata che come importo della pensione spettante – solo in corrispondenza degli effettivi pagamenti effettuati dal contribuenti.

Metodo riserva matematica Inps: pensione più bassa

Nel dettaglio, nel caso di riscatto con il metodo della riserva matematica (ad esempio, per la valorizzazione di periodi di studi universitari precedenti il 1° gennaio 1996), si procederà a ripetere le operazioni di calcolo del costo del riscatto, anche più volte, andando ad aumentare o a diminuire il numero dei contributi, fino a determinare un risultato che maggiormente sia vicino rispetto agli oneri fino a quel momento versati effettivamente. L’Inps stabilisce che non si può andare oltre questa cifra.

Pensione ridotta se non si pagano oneri dei riscatti

Nel caso, invece, di onere da pagare calcolato con il metodo a percentuale (quale, ad esempio, il riscatto della laurea o quello dei contributi della pace contributiva che ammette solo periodi entro i 5 anni successivi al 31 dicembre 1995), la determinazione del periodo effettivamente coperto da quanto pagato a titolo di riscatto si determina con una vera e propria proporzione matematica che considera:

  • l’importo stabilito in origine da pagare per il riscatto;
  • il periodo di versamento originario;
  • gli importi effettivamente versati fino alla sospensione.

L’arrotondamento avviene sempre per difetto e la quota non utilizzata viene restituita al contribuente.