Nel 2024, sono entrate in vigore le nuove norme sugli affitti brevi e, tra le tante, scatta l’obbligo di richiedere il Codice Identificativo Nazionale (CIN).

Si tratta di un codice che dovrà essere pubblicato dai proprietari degli immobili in locazione con affitti brevi.

Prima dell’introduzione delle nuove norme, c’erano diversi sistemi identificativi stabiliti a livello regionale. Non esisteva un codice nazionale, fino a quest’anno.

Vediamo cos’è e come funziona il CIN, come richiederlo e quali sono le sanzioni in caso di mancato adempimento degli obblighi.

Cos’è e come funziona il CIN sugli affitti brevi

Il CIN è un codice che andrà a classificare gli immobili locati con la formula degli affitti brevi e verrà attribuito direttamente dal Ministero del Turismo.

In particolar modo, si tratta di uno strumento rientrante nella riforma del mercato degli affitti brevi. Infatti, si tratta solo una delle misure previste e introdotte per questo ambito.

Il codice ha la funzione di identificare e tracciare le transazioni e mira a contrastare le forme irregolari di ospitalità, nell’ottica della libera concorrenza e della trasparenza.

Come abbiamo detto, fino all’entrata in vigore delle nuove regole erano previsti codici regionali. Quindi, se un’unità immobiliare sia già dotata di uno specifico codice, allora la Regione o la Provincia autonoma dovrà ricodificare i codici già assegnati, aggiungendo il prefisso fornito dal Ministero del Turismo.

Il nuovo codice dovrà sostituire quelli vecchi, alimentando una banca dati nazionale degli immobili in affitto.

Come richiedere il CIN sugli affitti brevi

Al momento non è ancora disponibile una procedura ufficiale per richiedere il CIN. La piattaforma dedicata deve essere ancora pubblicata e, di conseguenza, non è attiva.

In attesa delle nuove comunicazioni, è comunque possibile delineare quali sono i caratteri del nuovo codice. Quel che si sa è che il CIN deve essere richiesto dal proprietario dell’immobile in affitto per:

  • Contratti di locazione turistici;
  • Locazioni brevi;
  • Strutture alberghiere e similari.

Il Codice Identificativo Nazionale dovrà essere richiesto anche da chi affitta un immobile per meno di 30 giorni.

Come già detto, però, si attendono comunicazioni ufficiali e più precise sull’attivazione del portale online per trasmettere le richieste.

Quali sono i requisiti richiesti per ottenere il Codice Identificativo Nazionale

Non appena la piattaforma per la presentazione delle domande sarà online, i proprietari di immobili in affitto dovranno richiedere il CIN. Il codice, una volta ottenuto, dovrà essere affisso all’esterno dell’edificio, oltre che sui portali online in cui viene presentato, ovvero i siti web che operano da intermediari tra chi cerca un immobile da affittare e i proprietari di casa.

Sono coinvolti non solo chi affitta i propri immobili con Partita Iva, ma anche chi affitta un immobile in qualità di privato, ovvero non in forma imprenditoriale.

Quali sono i requisiti degli immobili? Si devono rispettare una serie di disposizioni previste dalla legge e adottare specifici dispositivi come, per esempio, quelli per la rilevazione del gas combustibile e di monossido di carbonio.

Inoltre, all’interno dell’appartamento devono essere presenti estintori portatili funzionanti a norma di legge.

Quando scattano le sanzioni

Chi non rispetta le disposizioni rischia di incorrere in sanzioni. Ecco l’elenco delle sanzioni in caso di inadempienza:

  • Senza CIN: sanzione da 800 euro a 8000 euro;
  • Mancata esposizione del CIN: sanzione da 500 euro a 5000 euro;
  • Strutture senza i requisiti di sicurezza: sanzione da 600 euro a 6000 euro;
  • Affitto a turisti per più di quattro immobili senza prima aver presentato la segnalazione certificata di inizio attività: sanzione da 2000 euro a 10.000 euro.

Da quando verrà comunicata l’attivazione del CIN, ci sarà un periodo di sessanta giorni per procedere con l’aggiornamento.

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