Si chiamava Alberto Tron e aveva 27 anni, il ragazzo morto dopo essere caduto dal tetto di un’auto in corsa a Salza, in provincia di Torino: nelle scorse ore l’amico che era al volante della vettura è stato iscritto nel registro degli indagati con l’ipotesi di reato di omicidio colposo.
Chi era Alberto Tron, morto dopo essere caduto dal tetto di un’auto in corsa nel Torinese
In gergo si chiama “car surfing“ e consiste nel mantenere l’equilibrio mentre si è in piedi sul tetto di un’auto in marcia. È il gioco, estremamente pericoloso, che pochi giorni fa è costato la vita al 27enne Alberto Tron, residente a Villar Perosa.
È successo a Salza di Pinerolo, nel Torinese, dopo il tradizionale “pranzo dei falegnami”, un evento che lo stesso Tron aveva deciso di riorganizzare dopo 13 anni dall’ultima edizione. Stando alle ricostruzioni, il ragazzo sarebbe morto dopo essere caduto dal tetto della vettura guidata da un amico nei pressi di una curva di una stradina di montagna e aver sbattuto violentemente la testa sull’asfalto.
Nei momenti successivi all’incidente era stato soccorso e ricoverato al Centro Traumatologico Ortopedico di Torino in coma, ma non si è più ripreso, lasciando attonita la comunità locale, che lo ricorda come un giovane sempre “sorridente”, pieno di vita.
Appassionato di motociclette, Alberto lavorava nella falegnameria di famiglia a Pinasca. “Ora farai ridere gli angeli”, gli scrive qualcuno sui social, augurandogli “buon viaggio”. “Ciao Alby, ragazzo speciale, sarai sempre nei miei pensieri”, “il destino ti ha portato via troppo presto”, le parole di qualcun altro.
Denunciato l’amico che era al volante dell’auto
I genitori del giovane, Gino e Daniela, hanno acconsentito alla donazione dei suoi organi; intanto la Procura sta indagando per fare luce sul sinistro che l’ha strappato alla vita e avrebbe già iscritto nel registro degli indagati per omicidio colposo l’amico che era al volante dell’auto su cui si trovava quando è caduto.
Il precedente di Lorenzo Pjetrushi a Treviso
La storia di Alberto Tron ricorderà a molti quella di Lorenzo Pjetrushi, il 18enne di origini albanesi che lo scorso gennaio era morto dopo diversi giorni di agonia a causa delle lesioni riportate in seguito alla caduta da un’auto in corsa.
Anche lui, come il 27enne di Villar Perosa, stava facendo “car surfing”; anche lui, come Alberto, aveva sbattuto la testa sull’asfalto dopo aver perso l’equilibrio, riportando un grave trauma cranico. I fatti risalgono al 20 gennaio.
A differenza di quanto emerso in un primo momento, sembra che il 18enne non stesse girando un video da postare su TikTok quando, a causa di una manovra azzardata, era caduto dal tetto della Ford Focus guidata dal cugino di terzo grado, che aveva preso la patente da non più di due mesi.
“Probabilmente è accaduto tutto per uno scherzo, un gioco tra ragazzi finito male. Erano in cinque in macchina”, aveva spiegato il papà in un’intervista rilasciata alla Tribuna di Treviso. “Nessuno di loro stava girando video o ha scattato foto – ha aggiunto -, solo i carabinieri sanno com’è andata perché hanno ascoltato i presenti”.
Dopo il sinistro gli stessi avevano immediatamente allertato i soccorsi; quando un elicottero del Suem era arrivato sul posto, le condizioni del giovane erano apparse subito gravissime: era stato ricoverato d’urgenza all’ospedale Ca’ Foncello di Treviso, spegnendosi dopo nove giorni.
Era l’ultimo di tre fratelli di una famiglia albanese, frequentava l’ultimo anno di un istituto tecnico di Oderzo e “amava la vita”. La sua morte aveva colto di sorpresa tutti e in tanti sui social lo avevano ricordato con affetto.