La ragazza iraniana morta in auto a Napoli, all’interno di un garage a Secondigliano, dove ha perso la vita a causa dell’inalazione del monossido di carbonio, insieme al suo fidanzato italiano Luigi Nocerino, ha scosso l’intera nazione.
La tragica notizia è stata accompagnata dall’iniziale e -scandaloso – rifiuto dell’Iran di riaccogliere la salma della studentessa ventenne, Vida Shahvalad, per restituirla alla sua famiglia.
Il motivo – successivamente smentito dallo Stato iraniano – sarebbe stato legato alle rigide leggi che regolano la nazione e dai controlli della polizia della morale. Una ragazza e un ragazzo da soli, non legati da un rapporto di parentela o dal matrimonio, non potrebbero essere sorpresi da soli per nessuna ragione al mondo in Iran, come ha spiegato a Tag24 l’attivista Sholeh Shahrzad, perché le conseguenze sarebbero drammatiche.
Con la Presidente dell’Associazione Donne Democratiche Iraniane, abbiamo approfondito la vicenda della morte di Vida Shahvalad per far luce sulle polemiche riguardanti la notizia arrivata in Iran, dove la giovane è stata definita una “peccatrice”. Questa sarebbe la radice di fondo per cui lo Stato inizialmente avrebbe negato il rimpatrio del corpo della studentessa.
La ragazza iraniana morta in auto insieme al fidanzato, Sholeh Shahrzad: “La polemica sulla restituzione della salma è un simbolo del regime”
D: Da donna iraniana come si è sentita dopo aver appreso la notizia della sua giovane connazionale morta a Napoli mentre era in auto con il suo ragazzo? Come vuole commentare il fatto che inizialmente l‘Iran avesse deciso di non riaccogliere la salma della giovane e che poi, quasi improvvisamente, ci sia stato un cambiamento di idea?
R: Prima di tutto bisogna ribadire quanto sia pericoloso il regime iraniano, e quanto lo siano anche le ripercussioni a livello internazionale, come abbiamo visto di recente in tanti casi di cronaca, a cui si è aggiunto anche quest’ultimo a Secondigliano. Io diffiderei del cambiamento di idea del regime.
La testa del serpente del regime è in Iran, si insinua nella guerra in Medio Oriente e nel conflitto russo-ucraino, per poi avere risvolti in tutti i Paesi occidentali. Le donne continuano a scappare dall’Iran, una prigione più che un Paese. Il malcontento del popolo è emerso anche dalle ultime elezioni. Questo è l’ennesimo episodio che definisce la politica del regime iraniano.
La notizia della ragazza a Napoli è stata distorta dai media in Iran: mossa della polizia morale?
D: Il regime iraniano, con la negazione della restituzione della salma di Vida Shahvalad, stava tentando di insabbiare una vicenda che poteva essere una minaccia per il “buon costume” del Paese? Secondo diversi giornali italiani, la notizia della morte della giovane studentessa è arrivata più che distorta in Iran: è stata definita una “poco di buono” ed è stato riportato che i due ragazzi erano “semi nudi in macchina”, quando in realtà non era così… Questo è un altro trucco della polizia della morale?
R: Non importa se i due ragazzi fossero nudi o stessero avendo rapporti. In Iran, secondo le leggi in vigore, è semplicemente proibito il fatto che una donna e un uomo, senza essere legalmente sposati o senza legami di parentela, stiano da soli. Queste regole in Occidente non esistono ovviamente.
D: Il fatto che il ragazzo, Luigi Nocerino, non fosse musulmano né iraniano, ha inciso nella dinamica della restituzione della salma della ragazza? E’ un aggravante?
R: Sicuramente questo ha contribuito a far sì che la notizia fosse distorta in senso negativo in Iran. Nel mio Paese quando una una ragazza iraniana vuole sposarsi con un ragazzo che non professa la fede islamica, l’uomo deve andare in ambasciata, accettare e cambiare la sua religione, cambiare il nome e registrarsi come una persona musulmana.
Solo a quel punto può essere celebrato il matrimonio. Queste sono le norme del regime; soprattutto se si vuole essere liberi di tornare a casa e vedere la propria famiglia senza problemi. Altrimenti è impossibile. Ma non tutti riescono ad accettare una condizione così grave e difficile.
Noi della Resistenza Iraniana continuiamo a dire che i crimini del regime non sono soltanto rivolti verso il popolo iraniano ma contro tutto il mondo. Perché ovviamente i diritti umani messi in pericolo sono quelli di tutti, non solo di chi appartiene a quel certo tipo di paese o di religione.
D: Pensa che in Iran veramente restituiranno la salma alla famiglia? C’è questa speranza? Magari è solo una mossa del regime per non “sfigurare” agli occhi dell’Occidente?
R: Potrebbe essere. Purtroppo quando uno arriva in Iran non sai mai quello che succederà con certezza. O stai con il regime o stai contro. Soldi e legge governano il Paese: quelli possono tutto.
D: Potrebbero esserci ripercussioni per la famiglia della ragazza da parte dello Stato?
R: Purtroppo potrebbe essere un’eventualità. In Iran la repressione sulle famiglie di chi compie qualcosa di contrario alle norme è fortissima. Anche per questo il popolo continua a lottare, perché non ci sono altre vie di mezzo: o si accetta di vivere in queste condizioni o ci si ribella. Non c’è altra scelta. I giovani soprattutto lo hanno capito e continuano a combattere per i diritti.
Per approfondire il tema della condizione della donna in Iran, scopri l’intervista di Tag24 a Sholeh Shahrzad.