Ritorno al cinema per Eric Bana nella parte dell’agente federale Aaron Falk, con il secondo capitolo della saga tratta dai romanzi di Jane Harper. Diretto da Robert Connolly “Force of Nature – Oltre l’Inganno”, film uscito nelle sale italiane lo scorso 14 marzo, è il sequel di “The Dry – Chi è Senza Peccato”. Anche in questo thriller, tramite le indagini su un caso di scomparsa, il protagonista ripercorre una vicenda traumatica appartenente al suo passato. Se però il prequel è un giallo drammatico di un certo spessore, questo seguito è purtroppo un prodotto banale e scontato. Ahimè, facilmente dimenticabile.
“Force of Nature – Oltre l’Inganno”, recensione
Nel bel mezzo di una foresta australiana, circondate dal verde brillante di una fitta vegetazione incontaminata, quattro donne cercano aiuto.
Sono tutte colleghe di lavoro alle prese con un weekend di teambuilding, costrette dal loro capo ad avventurarsi tra i boschi in un’escursione più problematica del previsto. Ne manca una quinta all’appello: Alice (Anna Torv), sorella di Lauren (Robin McLeavy), entrambe impiegate presso la stessa azienda. Scomparsa nella natura selvaggia da almeno trenta ore, la sua vita è ulteriormente minacciata da una tempesta in arrivo.
Ad aiutare la polizia locale con le ricerche subentra il detective Aaron Falk (Eric Bana), agente federale. Ma Aaron ad Alice si conoscono già: lei è una sua informatrice e di nascosto gli passa informazioni a proposito di un riciclo di danaro sporco commesso da Daniel Bailey (Richard Roxburgh), titolare dell’impresa per la quale lei lavora.
Dunque la sparizione della donna sarà attribuibile ad un casuale incidente, o sarà dovuta a un tentativo di zittirla per insabbiare le prove dei crimini commessi?
“Force of Nature – Oltre l’Inganno”, critica
Uscito nelle sale italiane lo scorso 14 marzo, “Force of Nature – Oltre l’Inganno” è il sequel di “The Dry – Chi è Senza Peccato”, entrambi diretti dal regista Robert Connoly e tratti dai romanzi di Jane Harper.
Si riconferma protagonista Eric Bana nella parte dell’agente federale Aaron Falk, che è, inoltre, tra i produttori di ambedue le pellicole.
Anche in questo thriller il detective Falk, durante le indagini, ripercorre alcune delle sue traumatiche vicende del passato: proprio in quei luoghi dove Alice è sparita lui da adolescente ha perso la madre, morta in seguito ad un misterioso incidente. Ma a differenza del precedente capitolo questo film manca di spessore, di pathos, di tensione. Benché avessero a disposizione delle ambientazioni mozzafiato tra le montagne dell’Australia, dove è stato girato, neppure la fotografia è degna di nota.
È tutto estremamente piatto, grigio e senza colpi di scena: la storia con un potenziale mal sviluppato, i dialoghi estremamente scarni e privi di poesia, gli interpreti dalle medie capacità attoriali, le immagini banali di una natura meravigliosa che poteva essere mostrata decisamente meglio.
Più che un’opera per il cinema sembra uno di quei thriller girati per la tv, che mandano in onda d’estate il sabato sera. Sia la trama che il finale sono un prodotto trito e ritrito, visto centinaia di volte in moltissimi telefilm polizieschi tipo, ad esempio, “The Mentalist” con Simon Baker.
Mi è dispiaciuto molto rimanere così delusa dalla visione di questo film perché, dopo aver visto il trailer, nutrivo grosse aspettative. Se “The Dry” è un giallo drammatico che mi sento sicuramente di consigliare a chi non l’avesse ancora visto, il suo seguito “Force of Nature” personalmente lo trovo assolutamente dimenticabile. Non posso dire che sia addirittura inguardabile, ma consigliare a qualcuno di spendere almeno 8 euro per andarlo a vedere sarebbe da parte mia come commettere un crimine imperdonabile.
Quante stelle da una a cinque? A malincuore, due scarse.