La ricerca di Satoshi Nakamoto, il mitico fondatore di Bitcoin, sembra destinata a non esaurirsi mai. Del resto proprio la sua scomparsa, avvenuta nel 2008, ha posto le basi perché di lui si continuasse a parlare nel tentativo di capire finalmente chi si nascondesse dietro a quello che può essere considerato a tutti gli effetti uno pseudonimo.

Le ultime notizie al proposito sono quelle riguardanti Pete Rizzo, il famoso editore di Bitcoin Magazine, il quale ha fornito una serie di dichiarazioni che tendono a togliere dalla rosa dei papabili Hal Finney. Ovvero quello che fu il primo collaboratore di Nakamoto e che, secondo non pochi appassionati di criptovalute sarebbe in realtà proprio l’uomo che in tanti cercano. L’interessato non potrà comunque partecipare alla disputa, essendo morto nel 2014 di SLA (Sclerosi Laterale Amiotrofica).

Le dichiarazioni di Pete Rizzo su Hal Finney

Le opinioni di Pete Rizzo sono state espresse nella giornata di lunedì, all’interno di un lungo thread pubblicato su X. Nelle pieghe del discorso, Rizzo ha affermato che ad escludere l’ipotesi che Finney sia Nakamoto sono proprio i fatti.

In particolare, ha sottolineato un paio di punti a sostegno delle sue affermazioni, nel suo lungo post su X, citando brani del co-fondatore di Casa, Jameson Lopp, e alcuni altri fatti. Al tempo stesso, ha voluto chiarire che quanto riportato nel suo documento rappresenta la sua opinione e non certo una prova conclusiva.

Per quanto concerne i fatti che lo hanno spinto ad escludere l’identificazione tra Hal Finney e Satoshi Nakamoto, il primo è un post sul blog di Lopp, risalente al passato mese di ottobre. In pratica, al suo interno viene mostrato che Finney stava prendendo parte ad a una corsa di 10 miglia in California nel momento stesso in cui Nakamoto si trovava alle prese con l’invio di una comunicazione di posta elettronica a Mike Hearn, il primo sviluppatore di BTC.

L’altra prova acclusa a sostegno dell’esclusione di Finney dalla rosa dei papabili è poi quella relativa all’attività di Nakamoto e alla sua condivisione di 4 check-in del codice tramite 17 post sul forum proprio nel periodo in cui a Finney è stata diagnosticata la SLA. È stata la stessa moglie di quest’ultimo a ricordare come le condizioni di salute impedissero ormai al marito di svolgere diverse attività, compresa la dattilografia.

Gli altri indizi

Sin qui le due prove più evidenti, che tenderebbero a escludere Finney dal discorso relativo all’identificazione di Satoshi Nakamoto. Ci sono però altri indizi che Rizzo ha voluto indicare, nel suo intervento. A partire dal fatto che al primo non piaceva il design dell’hashcash, ovvero la base utilizzata da Satoshi per la costruzione di Bitcoin. L’editore di Bitcoin Magazine ha al proposito condiviso un’e-mail del 2001, in cui Finney descriveva l’hashcash come “dissipazione della rendita in azione”. Per poi rincarare la dose sottolineando che non ha alcun senso economico la vendita di asset per hashcash.

Inoltre, Rizzo ha voluto sottolineare la maggiore preparazione tecnica di Finney, rispetto a Nakamoto. In appoggio alla sua tesi ha citato un’e-mail rilasciata dal crittografo britannico Adam Back, dalla quale emerge la carenza di competenze dell’inventore di BTC su aspetti come il B-money. Questioni su cui, al contrario, Finney era molto ferrato.

Infine, Rizzo ha aggiunto come a suo parere sia alquanto improbabile che Satoshi Nakamoto fosse uno scrittore o programmatore esperto, al contrario di Finney. A supporto di questa tesi ha condiviso una nota su un documento di e-cash Bitcoin P2P scritto dal secondo, impossibile da assimilare agli scritti di Nakamoto.

In definitiva, dalla fondatezza delle affermazioni di Rizzo ne deriverebbe un piccolo aiuto nel lavoro di ricerca di Satoshi Nakamoto. A renderlo possibile l’esclusione dalla lista dei candidati di Hal Finney. Cui si aggiunge quella di Craig Wright, l’ormai famoso Faketoshi, depennato da un tribunale del Regno Unito. Restano però tutti gli altri, e non sono pochi, indicati nel corso degli anni, per un motivo o per l’altro.