Continuano gli scambi di accuse tra Governo e Opposizione dopo la volontà del ministro Piantedosi di sciogliere il Comune di Bari per infiltrazione mafiosa.
Antonio Decaro, all’indomani della notizia sulla procedura della Commissione d’accesso che dovrà verificare eventuali infiltrazioni della criminalità nell’amministrazione comunale di Bari e nelle aziende municipalizzate, allora annuncia:
“Se c’è anche un solo sospetto di infiltrazione della criminalità nel comune di Bari io rinuncio alla scorta. Sono sotto scorta da nove anni, torno a vivere. Non posso essere sindaco antimafia e avere la commissione di accesso in comune”.
In difesa del primo cittadino Decaro si è subito manifestata un’alzata di scudi da parte del Pd, convinto che si tratti di un tentativo per influenzare le elezioni.
“A pochi mesi dal voto appare strumentale la decisione del Viminale di inviare la Commissione di accesso al comune Bari per verificare un eventuale inquinamento mafioso”, dice il giornalista Sandro Ruotolo, della segreteria Pd, ma non è il solo a muovere questi sospetti.
Bari, Delmastro (FdI): “Il nostro è un atto di guerra contro la Mafia”.
Mancano solo tre mesi alle elezioni e il Consiglio comunale di Bari rischia di essere sciolto per mafia, e la decisione dipende dall’esito del lavoro della commissione di accesso nominata ieri dal prefetto di Bari, Francesco Russo, su indicazione del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi.
Il sottosegretario alla Giustizia e deputato FdI Andrea Delmastro delle Vedove, rigetta le accuse del Sindaco e afferma ai microfoni di Tag24:
“La guerra non è contro la città di Bari, ma contro la mafia. Ma pensate veramente che in qualunque latro Comune con l’arresto di 130 persone non avremmo agito così? Noi abbiamo fatto un atto di guerra, ma contro la Mafia e ne siamo orgogliosi”.
Il deputato di Fratelli d’Italia non ha gradito le esternazioni del primo cittadino sulla volontà del Viminale di fare chiarezza e ha sottolineato:
“Sconcertano le violente e lapidarie parole prescelte dal sindaco Decaro. Secondo Decaro sarebbe un atto di guerra un atto ispettivo volto al contrasto alla criminalità organizzata e alla sua capacità di infiltrazione. A fronte di una indagine giudiziaria che ha portato a più di 100 arresti nel capoluogo pugliese e alla nomina, da parte del Tribunale, ai sensi dell’art. 34 del codice antimafia, di un amministratore giudiziario per l’Azienda mobilità e trasporti Bari spa, interamente partecipata dallo stesso Comune, il provvedimento era il minimo sindacale”.
Bari, Emiliano (Pd): “Decaro è sotto scorta per le denunce che ha fatto”
In difesa del sindaco di Bari, che in conferenza stampa ha annunciato la sua decisione di rinunciare alla scorta per provare la sua innocenza, anche il Governatore della Puglia, Michele Emiliano che fa notare come a rimetterci è prima di tutto la nomea del capoluogo:
“Stiamo insozzando inutilmente il nome della città del Sud più importante in questo momento per i successi che ha avuto, per il consenso che ha l’amministrazione. Stiamo esponendo il sindaco di Bari a grave rischio di incolumità perché quando la mafia capisce che qualcuno é stato abbandonato dallo Stato e viene strumentalizzato a fini elettorali, rischia anche la pelle”.
Il presidente della Regione Puglia, quest’anno al suo ultimo mandato come governatore, poi riferendosi ad Antonio Decaro sottolinea:
“Il sindaco di Bari è sotto scorta da anni per le denunce e gli arresti che ha fatto fare nei confronti di mafiosi e quindi, pur senza volerlo, spero, si stanno favorendo le organizzazioni mafiose della città che ora hanno la soddisfazione di vedere preoccupato per le infiltrazioni mafiose il sindaco di Bari che gli ha combattuti. Sinceramente sono cose che bisognerebbe evitare di fare. Ci vorrebbe più saggezza. La saggezza è mancata nel disporre l’ispezione immediatamente”.