Il motore della libertà genitoriale parte dal congedo parentale ai padri, una soluzione che suscita molto dibattito e attira particolare attenzione, specialmente nel periodo di marzo, in concomitanza della Festa del papà.
Si accende il faro sull’importanza dell’affidabilità, dell’equilibrio e dell’impegno dei padri nel loro ruolo di genitori. Da questa premessa nasce la necessità di creare un equilibrio tra lavoro, vita e genitorialità. Vediamo insieme quali sono le regole per il congedo parentale.
Congedo parentale ai padri
La bussola della famiglia si posiziona all’interno della coppia in modo più saldo, diversificando il ruolo di responsabilità genitoriale. Il congedo parentale per i padri diventa sempre più strategico e viene adottato dalle imprese italiane.
A fare chiarezza è la direttiva (UE) 2019/1158 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 giugno 2019, nella quale viene espressamente riconosciuto il diritto al congedo di paternità per un periodo superiore a dieci giorni lavorativi retribuiti, come regolamentato nell’Unione europea.
Chi può usufruire?
Il congedo parentale rappresenta un periodo di astensione “facoltativa” dall’attività lavorativa riconosciuta ai genitori per prendersi cura dei figli nei primi anni di vita.
Possono richiedere il beneficio le lavoratrici e i lavoratori dipendenti, inclusi i lavoratori appartenenti al comparto naviganti, marittimi e dell’aviazione civile, ex IPSEMA. Il congedo non viene riconosciuto in presenza delle seguenti condizioni:
- Genitori con rapporto di lavoro cessato o sospeso;
- Genitori lavoratori domestici;
- Genitori lavoratori a domicilio.
Quanto tempo dura?
In base alle disposizioni normative attuali, un lavoratore subordinato può fruire di un congedo per prendersi cura di ciascun figlio fino al compimento dei 12 anni di età, per un periodo massimo di sei mesi.
Il congedo parentale può essere richiesto successivamente alla fruizione del periodo correlato al congedo di maternità o paternità obbligatorio. La durata dell’indennità è pari a dieci mesi per entrambi i genitori.
Il legislatore ha previsto la possibilità di accedere al beneficio per ogni figlio nei primi 12 mesi di vita; pertanto ciascun genitore può richiedere l’astensione dal lavoro per non oltre 10 mesi.
Secondo quanto previsto dall’INPS, il diritto di astenersi dal lavoro viene riconosciuto per il periodo di seguito indicato:
- “alla madre lavoratrice dipendente per un periodo – continuativo o frazionato – di massimo sei mesi;
- al padre lavoratore dipendente per un periodo – continuativo o frazionato – di massimo sei mesi, che possono diventare sette in caso di astensione dal lavoro per un periodo di almeno tre mesi;
- al padre lavoratore dipendente, anche durante il periodo di astensione obbligatoria della madre (a partire dal giorno successivo al parto) e anche se la stessa non lavora;
- al genitore solo (padre o madre) per un periodo continuativo o frazionato di massimo 11 mesi.”
Congedo parentale ai padri: le proposte del Pd
A breve potrebbero essere introdotte importanti novità. A spingere per nuovi interventi normativi è la sfida della denatalità correlata all’invecchiamento della popolazione.
Secondo quanto riportato da ilsole24ore.com, gli ultimi dati dell’ISTAT mostrano chiaramente che in Italia il ruolo di genitore si acquisisce in media a 35,8 anni, mentre in Francia la media scende a 33,9 anni, in Germania a 33,2 anni e in Inghilterra e Galles a 33,7 anni.
In altre parole, in Italia un uomo su tre diventa padre superando la soglia dei 36 anni di età. Per questo motivo, sono stati introdotti diversi incentivi per favorire la natalità.
Tuttavia, è indispensabile cambiare direzione con decisione prima che si inceppino diversi meccanismi, incluso quello previdenziale. Pertanto, sono state presentate proposte di legge per migliorare il congedo parentale per i padri.
La nuova proposta del Partito Democratico, a firma della deputata Lia Quartapelle, punterebbe a garantire un’indennità al 100% della retribuzione in cambio di un congedo di paternità obbligatorio di cinque mesi per i primi tre anni di vita di ogni figlio. Per attuare questa misura, il governo italiano dovrebbe stanziare risorse finanziarie pari a 4,5 miliardi a partire dal 2024.