Se al momento l’attenzione della criptosfera è concentrata su Bitcoin, c’è un’altra vicenda che continua a fare capolino nelle varie discussioni. Il riferimento è agli ETF spot su Ethereum, che attendono il beneplacito della Securities and Exchange Commission degli Stati Uniti per fare il loro sbarco sul mercato.
Se sino a qualche settimana fa prevaleva un atteggiamento ottimistico, al loro riguardo, nel corso degli ultimi giorni sembra il pessimismo a prendere slancio. Tanto che ormai sono in molti a prevedere uno slittamento del lasciapassare della SEC, il quale potrebbe arrivare a dicembre.
Al tempo stesso, però, non sono pochi gli osservatori i quali sostengono che non tutto il male viene per nuocere. Nel caso degli ETF spot su Ethereum lo spostamento a dicembre della loro approvazione potrebbe infatti contribuire a preparare una solida pista di atterraggio, favorendo la riuscita dell’operazione.
Un ritardo provvidenziale
Le probabilità che emerga presto un ETF spot su Ethereum sembrano affievolirsi con il trascorrere del tempo. Alcuni noti esperti di innovazione finanziaria, però, avvertono che potrebbe trattarsi di un ritardo provvidenziale.
Il primo a rilasciare dichiarazioni in tal senso è stato Matt Hougan, CIO di Bitwise, su X, l’ex Twitter. Nella giornata di ieri ha infatti dichiarato: “Gli ETF Spot su Ethereum raccoglieranno più asset se verranno lanciati a dicembre invece che a maggio. TradFi ha bisogno di più tempo per digerire gli ETF Bitcoin.”
In pratica, secondo Hougan, in questo momento il mercato è concentrato sugli ETF spot su Bitcoin e, considerato che le risorse non sono infinite, difficilmente ci sarebbe spazio per una raccolta di eguale intensità da parte di fondi su ETH.
Da quando sono stati lanciati sul mercato statunitense il passato 11 gennaio, gli ETF Bitcoin hanno assorbito 12 miliardi di dollari. La stessa Bitwise ne gestisce uno che, al momento, detiene quasi 2 miliardi di dollari in BTC per conto dei clienti.
C’è un minore interesse per Ethereum tra i consulenti finanziari
Lo stesso Hougan ha ripetutamente sostenuto che c’è ancora ampio spazio per una maggiore adozione degli ETF Bitcoin da parte del mondo finanziario tradizionale. Mentre per quanto riguarda Ethereum, l’interesse dei consulenti finanziari sarebbe notevolmente inferiore.
A dimostrarlo è un recente sondaggio che è stato pubblicato proprio da Bitwise all’inizio del mese di gennaio. Leggendone i risultati spicca il fatto che in quel periodo il 71% dei consulenti finanziari intervistati preferiva BTC a Ethereum. Uno spostamento di opinione notevole, considerato che alla fine del 2022 le percentuali erano intorno al 50% a testa.
Una opinione che è sostanzialmente condivisa dagli analisti di Bloomberg. A testimoniarlo è quanto affermato all’inizio del mese da Eric Balchunas, secondo il quale gli ETF spot su Ethereum sarebbero di dimensioni molto più limitate rispetto a quelli basati sull’icona di Satoshi Nakamoto.
L’approvazione della SEC sembra al momento improbabile
Lo stesso Balchunas, supportato dal collega James Seyffart, ritiene che difficilmente gli Exchange Traded Funds su Ethereum riceveranno l’approvazione della SEC entro il 23 maggio. Proprio quella è la deadline che l’ente di regolamentazione dei mercati finanziari USA si è data per l’approvazione o il respingimento della prima ondata di richieste in tal senso.
A rendere improbabile l’approvazione è il fatto che la SEC non ha neanche iniziato la fase di audizione degli operatori interessati, come ricordato proprio da Siffart. Una ritrosia che potrebbe essere collegata ad alcuni punti ancora da chiarire sulla questione.
Tra i più delicati la possibilità che alcuni emittenti, a partire da Fidelity e Ark, potrebbero investire una parte del proprio fondo per lo staking su Ethereum. Occorre infatti sottolineare che lo stoccaggio dei token e le criptovalute Proof-of-Stake si trovano già all’attenzione della SEC.
A indicare le problematicità dello staking è anche James Butterfill, responsabile della ricerca presso CoinShares, secondo il quale una decisione della SEC sugli ETF potrebbe essere ritardata fino al terzo trimestre del 2024 o anche più tardi, proprio a causa dei problemi irrisolti sulla materia. Le sue parole sono abbastanza chiare, in merito: “Attualmente, sembra che l’incorporazione dello staking all’interno di un trust concessionario non sia fattibile”. Tanto da spingerlo a vaticinare che attendersi una decisione entro maggio potrebbe rivelarsi fonte di delusione.