Chi era Ilaria Alpi? Come è morta? Giornalista, il 20 marzo di 30 anni fa fu uccisa mentre lavorava per la Rai insieme all’operatore Miran Hvoratin in Somalia. La sua vicenda, che ha colpito diverse generazioni, a distanza di tanto tempo non ha ancora ottenuto la giustizia che merita.

Chi era Ilaria Alpi e come è morta: la storia della giornalista uccisa in Somalia

Quando fu uccisa a Mogadiscio, in Somalia, Ilaria Alpi non aveva ancora compiuto 33 anni. Originaria di Parma, aveva studiato Lingue e letterature orientali a La Sapienza di Roma, specializzandosi in giornalismo. Grazie alla sua conoscenza delle lingue – arabo, francese e inglese – aveva ottenuto le prime collaborazioni dal Cairo per conto dell’Unità e di Paese Sera.

Poi i genitori l’avevano convinta a partecipare a un concorso per entrare in Rai. Il 20 marzo di 33 anni fa insieme all’operatore triestino Miran Hvoratin si trovava in Somalia come inviata del Tg 3 per seguire la guerra civile che da anni dilaniava il Paese e raccontare il ritiro delle truppe da parte degli Usa, indagando anche su un presunto traffico internazionale d’armi e di rifiuti tossici illegali tra la Somalia e l’Europa.

All’improvviso, mentre tornavano in hotel dopo aver intervistato il sultano della città di Bosaso, entrambi furono freddati a colpi d’arma da fuoco. Tra i primi ad accorrere sul posto furono i giornalisti italiani Giovanni Porzio e Gabriella Simoni, che come Ilaria stavano lavorando: fu la seconda a chiedere a una troupe di filmare le stanze in cui i colleghi avevano soggiornato e gli oggetti rinvenuti al loro interno affinché ci fosse un documento video. Non sarebbe servito a molto: sul duplice omicidio, a distanza di tanti anni dai fatti, non è ancora stata fatta luce.

Le indagini sul duplice omicidio e la condanna di un innocente

C’è un filo invisibile che lega la morte di mia figlia alle navi dei veleni, ai rifiuti tossici partiti dall’Italia e arrivati in Somalia. Ci sono documenti che lo provano. Ci sono le testimonianze dei pentiti. Eppure nessuno ha avuto il coraggio di processare i colpevoli. In carcere è finito un miliziano somalo che sta scontando 26 anni, ed è innocente,

le parole pronunciate nel 2014 dalla madre di Ilaria Alpi, che nel 2018, all’età di 85 anni, si è spenta. L’uomo a cui si riferiva, il miliziano somalo Omar Hassan Hashi, nel 2000 era stato condannato in via definitiva a 26 anni di reclusione perché due testimoni, Sid Abdi e Ali Ahmed Ragi, due persone che erano presenti sul luogo del duplice omicidio, lo avevano accusato di aver fatto parte del commando che aveva sparato ai due giornalisti.

Grazie alla trasmissione televisiva “Chi l’ha visto?”, dopo 16 anni di carcere l’uomo tornò libero con una sentenza che lo definiva, in sostanza, un “capro espiatorio”: si era riusciti a dimostrare che chi lo aveva tirato in mezzo lo aveva fatto “in cambio di un visto per lasciare la Somalia, perché gli italiani volevano chiudere il caso”.

A quel punto le indagini vennero riaperte, ma qualche mese dopo furono nuovamente archiviate nonostante le insistenti opposizioni delle famiglie delle vittime. Al momento sul caso sta indagando la Procura di Roma. “La battaglia per la verità va avanti”, è lo slogan che in molti hanno fatto proprio per ricordare il trentesimo anniversario del duplice omicidio. Il timore, però, è che si arrivi a un nulla di fatto e che la vicenda di Ilaria e di Miran – una vicenda che ha colpito diverse generazioni – resti, come tante altre, senza un colpevole.

“È un percorso lungo ed estremamente complesso […], però abbiamo il dovere etico e professionale di coltivare e inseguire questa speranza e lo dobbiamo fare soprattutto nel ricordo di Giorgio e Luciana Alpi, i genitori di Ilaria”, aveva detto l’avvocato Giulio Vasaturo a Radio Cusano Campus assicurando che non si sarebbe fermato davanti a niente.