Rabbia e sconcerto dal Sindaco del Capoluogo pugliese: il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha nominato la commissione che verificherà un eventuale scioglimento del Consiglio comunale di Bari per possibili infiltrazioni mafiose.
La causa, secondo Piantedosi, riguarda l’indagine della Direzione distrettuale antimafia che alla fine di febbraio ha portato a misure cautelari per 130 persone tra Bari e provincia: riguarda infiltrazioni mafiose in vari settori della macchina pubblica e anche un presunto voto di scambio che sarebbe avvenuto alle elezioni comunali baresi del 2019.
La notizia è stata anticipata dal Sindaco Antonio Decaro, ma subito dopo è arrivata la nota dal Viminale per giustificare l’iniziativa degli interi e non dar adito a “provocazioni politiche”.
ll Ministero dell’Interno precisa in una nota che il probabile scioglimento del Comune:
“Si è reso necessario in esito ad un primo monitoraggio disposto dal Viminale circa i fatti emersi a seguito dell’indagine giudiziaria che ha portato a più di 100 arresti nel capoluogo pugliese e alla nomina, da parte del Tribunale, ai sensi dell’art. 34 del codice antimafia, di un amministratore giudiziario per l’azienda Mobilità e Trasporti Bari spa, interamente partecipata dallo stesso Comune. L’accesso ispettivo, disposto ai sensi di specifiche previsioni di legge, a Bari come in altri diversi enti locali per analoghe circostanze, non è pregiudizialmente finalizzato allo scioglimento del Comune bensì ad un’approfondita verifica dell’attività amministrativa, anche a tutela degli stessi amministratori locali che potranno offrire, in quella sede, ogni utile elemento di valutazione”.
Il sindaco di Bari: “Atto di guerra. Non starò mai zitto”
Mancano solo tre mesi alle elezioni e il Consiglio comunale di Bari rischia di essere sciolto per mafia, e la decisione dipende dall’esito del lavoro della commissione di accesso nominata ieri dal prefetto di Bari, Francesco Russo, su indicazione del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi.
Se si dovesse arrivare allo scioglimento e alla nomina di un commissario le elezioni slitterebbero fino a un massimo di 18 mesi. Ma per il Sindaco Antonio Decaro, non vi son dubbi, è un atto di guerra:
“Oggi è stato firmato un atto di guerra nei confronti della città di Bari. L’atto come un meccanismo a orologeria, segue la richiesta di un gruppo di parlamentari di centrodestra pugliese, tra i quali due viceministri del Governo, e si riferisce all’indagine per voto di scambio in cui sono stati arrestati tra gli altri l’avvocato Giacomo Olivieri e la moglie, consigliera comunale eletta proprio nelle file di centrodestra”.
Sui social il primo cittadino non manca di rincarare la dose:
“È un atto gravissimo, che mira a sabotare il corso regolare della vita democratica della città di Bari, proprio (guarda caso) alla vigilia delle elezioni. Elezioni che il centrodestra a Bari perde da vent’anni consecutivamente. Per le quali stenta a trovare un candidato e che stavolta vuole vincere truccando la partita. Ha avuto dunque più valore la pressione politica del centrodestra barese che fatti, denunce, documenti, testimonianze. Si tratta di una vicenda vergognosa e gravissima, che va contro la città, contro i cittadini perbene, contro il sindaco. A questa aggressione io mi opporrò con tutto me stesso, come mi sono opposto ai mafiosi di questa città”.
Poi la stoccata finale da parte dell’uomo a cui è stata riconosciuta da più parti la capacità di far rivivere un vero e proprio Rinascimento alla Città:
“Incuranti delle parole del Procuratore distrettuale antimafia che in conferenza stampa ha detto testualmente: ‘l’amministrazione comunale di Bari in questi anni ha saputo rispondere alla criminalità organizzata‘, gli stessi soggetti che nel 2019 hanno portato in Consiglio Comunale due consiglieri arrestati per voto di scambio, ora spingono per lo scioglimento di un grande capoluogo di regione, evento mai successo in Italia, nemmeno ai tempi dell’inchiesta su Mafia Capitale. Fosse l’ultimo atto della mia esperienza politica. Non starò zitto. Non assisterò in silenzio a questa operazione di inversione della verità e di distruzione della reputazione di una amministrazione sana e di una intera città”.
Merola e Graziano (Pd): “Sopraffazione politica perché non riusciranno a vincere elezioni”
Subito è arrivato l’assist dei dem al primo cittadino. Il Primo a riconoscere che quanto fatto dal Ministro è controproducente è il deputato Virginio Merola:
“Considerate che Bari è stata amministrata bene, con vasto consenso da Antonio Decaro. Registrate che il Procuratore ha specificato che il Comune non c’entra con le attività di infiltrazione mafiosa. Eppure si vuole commissariare il Comune a ridosso delle elezioni. Non riescono a vincere le elezioni e provano così, contro un città che non merita questa azione indegna di sopraffazione politica da parte di un governo di parte e fazioso”.
Sulla stessa linea il deputato Stefano Graziano:
“Gravissimo l’atto della commissione di accesso a Bari fatta da Piantedosi. Un’amministrazione eccellente con un sindaco amato dal popolo che ha fatto arrestare decine di persone dei clan. Il tutto per una consigliera comunale arrestata eletta con il centrodestra”.
Gasparri (FI): “Bari adesso ha bisogno di una ripulita”
Contro le insorgenze di Decaro, l’ex ministro Maurizio Gasparri, il forzista sostiene che nella città pugliese ci sia profondo degrado:
“Ha poco da mostrare insofferenze il sindaco di Bari Decaro di fronte alla Commissione di accesso decisa dal ministro dell’Interno Piantedosi. É un atto dovuto dopo gli sconcertanti episodi sui quali Decaro non può certo minimizzare. E invocare alcune protezioni giudiziarie é un’ulteriore dimostrazione della sua protervia. Sono certo che la Commissione di accesso dimostrerà lo stato di profondo degrado in cui è precipitata l’amministrazione comunale barese. E spero che gli accertamenti siano anche rapidi. Bari ha bisogno di aria pulita e di legalità“.