Il Government Pension Investment Fund (GPIF) del Giappone, il fondo pensione governativo giapponese, ha dichiarato che sta richiedendo una serie di informazioni su “asset illiquidi” come Bitcoin, nell’ambito della ricerca su potenziali nuovi investimenti.

In pratica, gli analisti del fondo sono stati incaricati di dare vita ad una vera e propria istruttoria. Nel corso della quale si cercherà di capire se la creazione di Satoshi Nakamoto possa entrare a far parte, e in quale modo, del paniere di investimenti già esistente.

Come è facile comprendere, per BTC si tratta di una novità estremamente importante. Se sino a qualche anno fa era considerato un asset puramente speculativo, ormai da tempo è invece stato preso in considerazione dagli investitori istituzionali. L’entrata ufficiale in un fondo pensione, però, rappresenterebbe un fatto di grande importanza, a livello di immagine.

Bitcoin: il più grande fondo pensione del mondo ne esplora l’opportunità di investimento

Il Government Pension Investment Fund (GPIF) del Giappone, il più grande fondo pensione al mondo per patrimonio gestito in diverse classifiche, ha affermato di essere alla ricerca di “informazioni di base” su asset illiquidi differenti da quelli in cui già ora investe. Una categoria, quest’ultima, in cui vanno a rientrare azioni di grandi aziende nazionali ed estere, obbligazioni, infrastrutture, immobili e private equity. 

Ai fondi in questione, se ne potrebbero presto andare ad aggiungere altri da dirottare su beni alternativi. Tra quelli che sono al momento in esame, sarebbero compresi le i terreni agricoli, le foreste l’oro fisico e quello digitale, BTC appunto. L’esame riguarda non soltanto le potenzialità e i rischi connessi al bene, ma anche le modalità con cui questo potrebbe entrare a far parte del portafoglio dei fondi pensione.

All’atto pratico, non esiste al momento alcuna indicazione che GPIF deciderà di investire in Bitcoin o altro genere di criptovalute. Al tempo stesso, il fatto che di una ipotesi di questo genere si parli, fa capire come siano passati secoli dalle invettive del mondo finanziario tradizionale.

Basti pensare come ancora nel 2021 Jamie Dimon, numero uno di JPMorgan Chase, affermasse che l’icona crypto è praticamente senza valore. Una affermazione rilasciata durante un evento dell’Institute of International Finance abbastanza dura, ma in linea con quelle di altri personaggi analoghi. Molto più sfumata, del resto, rispetto a quella rilasciata pochi fa, quando lo stesso Dimon ha affermato che se fosse un governante vieterebbe le criptovalute.

Un momento molto particolare

La dichiarazione di GPIF arriva in un momento molto particolare per BTC. La regina delle criptovalute, infatti, dopo aver raggiunto pochi giorni fa il suo nuovo massimo storico, ha lasciato sul terreno il 5,53% in poche ore. Al momento la sua quotazione è intorno ai 63.690 dollari e deve far fronte alla logica voglia di realizzo di molti trader.

Affermare che potrebbe crollare sembra abbastanza esagerato, ma intanto è da registrare un momento abbastanza complicato del suo rapporto con il mercato. Quello che sembra evidente è che proprio dall’accettazione di investitori come i fondi pensione potrebbe dipendere il suo futuro.

I fondi pensione sono sempre stati molto cauti nel rapporto con gli asset digitali. Il motivo di questo approccio è da ricercare nella ormai proverbiale volatilità che caratterizza Bitcoin e Altcoin. Una natura che, però, è stata accettata da alcuni di loro, a partire dal National Pension Service della Corea del Sud. Il fondo ha infatti deciso lo scorso anno di acquistare azioni di Coinbase, l’exchange di criptovalute guidato da Brian Armstrong.

Lo stesso Giappone sta a sua volta rivedendo i rapporti con l’innovazione finanziaria. Nel passato mese di febbraio, infatti, il governo di Tokio ha presentato un progetto di legge che, qualora venisse approvato, permetterebbe ai fondi di investimento di detenere asset digitali.