Festa del papà dolceamara, oggi 19 marzo, per molti padri separati e che, purtroppo, non possono fare il genitore, perché impossibilitati a vedere i propri figli. Una situazione drammatica, tanto invisibile agli occhi dell’opinione pubblica, quanto dolorosa per chi è costretto a viverla sulla sua pelle. Così il presidente e fondatore del Movimento Genitori Separati, Marco Doria, descrive la condizione: “È come perdere una parte di te stesso“.
Festa del papà, Marco Doria (pres. Genitori Separati): “Alcune mamme utilizzano i figli come bancomat”
Quando una coppia si separa è sempre una questione delicata, a maggior ragione se sono presenti dei minori. Infatti, nell’ordinamento italiano, in caso di divorzio, spesso, a trarre maggior sostegno è la madre, soprattutto se le vengono affidati i figli.
Purtroppo, però, esistono migliaia di casi in tutto il Paese in cui la corresponsabilità genitoriale non viene rispettata. O, meglio, se si tratta di adempiere ai propri doveri, come versare la cifra stabilita per il mantenimento, allora ecco che la figura del padre assume importanza.
Infatti, non è raro vedere figli utilizzati come “merce” di scambio o di ricatto da alcune mamme nei confronti degli ex mariti. Per dare supporto e aiuto a questi ultimi che nasce il Movimento Genitori Separati.
A TAG24, il fondatore, nonché presidente, del Movimento, Marco Doria, ha commentato la grave condizione in cui versano i papà separati. Categoria di cui egli stesso fa parte, dopo il divorzio dalla sua ormai ex moglie:
Io in prima persona, 12 anni fa, fondai il Movimento Genitori Separati e anche io sono un genitore separato. Mia figlia vive a Londra. e fino a qualche anni fa la vedevo, ma, poiché da 4 anni vivo sotto scorta, la mia ex moglie non mi fa vedere più mia figlia, per paura. Pur attemperando a tutti i miei doveri, in quanto ho sempre versato quello che mi è stato intimato dal Tribunale, oggi mi sento come un genitore che ha perso qualcosa, che ha perso una parte di se stesso. Avere mia figlia a distanza e non poterla vedere significa che si debba aspettare giugno, perché compirà 18 anni e sarà lei stessa a scegliere se venire a trovare il papà o meno. È una situazione abbastanza difficile.
Il Movimento Genitori Separati, avviato un protocollo d’intesa
L’associazione, attiva su tutto il territorio nazionale presta soccorso e assistenza a oltre 3mila e 500 famiglie, mettendo a disposizione circa 180 avvocati e ben 90 psicologi. Tuttavia, il tema passa ancora troppo in sordina e, spesso, ci si dimentica che la festa di oggi, 19 marzo, non è un evento felice per tutti.
D: Dott. Doria come lei ci sono tanti altri padri in Italia nella stessa situazione…
R: Esatto. In tutta Italia ci sono padri che, per diatribe con le ex mogli, non vedono i figli. È allucinante. Spesso e volentieri, queste mamme utilizzano i figli come un bancomat, perché nella pratica ti ricattano: “Ti faccio vedere il bambino solo se mi sganci il denaro“. Questo accade nel quotidiano. Negli ultimi 2 anni e mezzo, soprattutto da dopo la pandemia, abbiamo dato come Movimento assistenza a oltre 3mila e 500 famiglie. Spesso le mamme si inventano delle febbri, pur di non farli vedere ai padri: “Il bambino sta male, non te lo posso far vedere perché ha la febbre“
D: Oppure come strumenti di vendetta…
R: È chiaro. È il papà che subisce, ha solamente dei doveri, ma zero diritti.
D: In questi casi come possono fare i papà a far valere il loro diritto?
R: Noi ci stiamo battendo da tanti anni per dare assistenza a queste persone. Nella giornata di ieri, infatti, ho sottoscritto un protocollo d’intesa con l’Arma dei carabinieri, con l’associazione Nuovo Sindacato dei Carabinieri, per dare aiuto anche agli iscritti a questo sindacato. Anzi, con loro stiamo cercando di organizzare delle case famiglia per i genitori separati.
D: Così i padri potrebbero vedere i figli in queste case?
R: Esatto. Sono case che noi andiamo a richiedere al Ministero dei beni confiscati. Abbiamo chiesto al Ministero, appunto, un elenco di tutti i beni confiscati alla mafia e li vogliamo utilizzare per darli a questi carabinieri che si separano. Infatti, a causa degli oneri di mantenimento o del mutuo, i militari non riescono a sostenersi da soli e, quindi, tornano in caserma o vanno a vivere in auto. Luoghi in cui non possono ricevere i figli.
Per questo è nostra intenzione creare degli alloggi dove i carabinieri possono vedere i loro bambini nei fine settimana e, magari, stando insieme fare amicizie. Questo protocollo è il primo passo, ma sicuramente ce ne saranno altri. Stiamo lavorando bene e grazie al ministro Piantedosi, che ha dato la sua disponibilità a concedere alle associazioni come la nostra di poter accedere ai beni confiscati e a renderli vivi, mettendoli a disposizione della collettività. Cosa che oggi non fanno, perché ci sono tanti beni confiscati, cannibalizzati e abbandonati.
D: Adesso, però, qualcosa si sta muovendo?
R: Con il ministro Piantedosi qualcosa si sta muovendo e adesso vedremo se ciò che è stato deliberato alla fine verrà fatto. Come si dice: “Fra il dire e il fare c’è di mezzo il mare“. Sulla carta i progetti e i beni ci sono, ma bisogna vedere se si possono attuare. Il più difficile è proprio il primo passo, perché dopo, in qualche modo, la strada è spianata.
Genitori separati, Doria: “Il governo deve fare di più. Servono tavoli tecnici”
D: Da parte del governo cosa si sta facendo?
R: Io ritengo che il governo debba fare qualcosa di più. Deve aprire dei tavoli tecnici. Noi, come associazione, facciamo convegni e coinvolgendo tutti quanti i soggetti interessati. Nell’ultimo convegno che abbiamo tenuto erano presenti il presidente del Tribunale dei Minori, il presidente della I sezione che si occupa del diritto di famiglia, il presidente che si occupa dei reati di famiglia e della Procura della Repubblica. I tavoli servono perché, spesso, il magistrato non si rende conto delle problematiche e andrebbero coinvolti anche gli assistenti sociali, che sono una figura importantissima.
D: Per ora il Movimento offre assistenza tutto a spese sue?
R: Una mano dallo Stato sarebbe una boccata d’ossigeno, perché noi, come associazione, paghiamo tutto. Paghiamo le utenze, l’affitto delle sedi e tante altre spese. Gli avvocati ci vengono incontro facendo qualche pratica pro bono, ma poi, quando diventano centinaia, giustamente, si tirano indietro. Tutto questo, purtroppo, ci obbliga a doverci ridimensionare e ad aiutare meno persone. Dire di no a una persona che mi viene a chiedere aiuto è una coltellata, ma abbiamo tante difficoltà. Pure lo Stato deve fare qualcosa. Le idee sono tante, ma le risorse sono poche. Noi proviamo a sopravvivere. Non solo, spesso e volentieri, i finanziamenti finiscono nelle tasche sempre degli stessi soggetti e questo non va bene, soprattutto quando non fanno alcunché per supportare i cittadini.