Pensioni, quando il riscatto della laurea non produce quale risultato quello di far uscire prima dal lavoro ma serve solo ai fini di un assegno di pensione più alto? Si ponga il caso di un contribuente che abbia terminato l’università nel 1995 e che, nella sua vita lavorativa, abbia solo contributi versati alla Gestione separata Inps.

L’eventuale riscatto degli anni di studio universitari (per un corso della durata di quattro o cinque anni), può consentire al lavoratore di uscire prima dal lavoro per un numero di anni uguale a quelli valorizzati? Oppure il lavoratore può aspirare ad avere un montante contributivo più elevato e, dunque, sperare in una pensione futura più alta, ma non in una riduzione degli anni di lavoro?

Pensioni riscatto della laurea, quando è inutile per uscire prima dal lavoro?

La risposta è la seconda, ovvero quella che prevede che non sempre il riscatto della laurea produce, quale risultato, il poter anticipare l’andata in pensione. Infatti, lo stesso Istituto di previdenza ha chiarito che i contribuenti con versamenti nella sola Gestione separata non possano riscattare periodi di studi universitari collocati interamente in periodi precedenti all’avvio della stessa Gestione separata, avvenuto a partire dal 1° gennaio 1996.

In ogni caso, si può dedurre che il lavoratore, nel caso in cui abbia iniziato a lavorare in data successiva al 31 dicembre 1995 e, dunque, rientri nel sistema contributivo puro, non potrà sperare in una riduzione dell’età della pensione anticipata rispetto ai 64 anni di età ad oggi previsti. Peraltro, la regola generale vuole che la valorizzazione dei periodi di studio universitari non consentano di ridurre il requisito anagrafico, ma eventualmente il requisito contributivo consentendo di maturarlo in età più giovane.

Nel caso che abbiamo posto, il lavoratore non può sottrarre anni dall’età minima per la pensione uscendo a 60 anni o a 59 anni rispetto ai 64 anni previsti per l’anticipata contributiva. Nello scenario ipotizzato, il contribuente può sperare solo in un trattamento di pensione migliore rispetto al mancato riscatto della laurea.

Pensioni riscatto della laurea, caso per chi ha iniziato a lavorare tardi

In alcuni casi, e paradossalmente, il riscatto della laurea non solo non provoca effetti sull’uscita prima, ma produce come risultato un ritardo nell’andare in pensione rispetto ai requisiti senza il riscatto della pensione. Si prenda in considerazione un contribuente nato nel 1971 che abbia iniziato a lavorare all’età di 27 anni e che preveda, in base al meccanismo di pensione anticipata contributiva, di andare in pensione con almeno 20 anni di contributi all’età di 64 anni e 8 mesi (calcolando l’aumento dell’età per la speranza di vita). Tale uscita, senza riscatto della laurea, è addirittura precedente rispetto all’uscita anticipata con il riscatto della laurea.

Pensione più alta con la valorizzazione degli anni universitari

Infatti il lavoratore, per valorizzare gli anni di studio universitari e il costo sostenuto per riscattare cinque anni del corso di laurea, può puntare a ridurre i versamenti necessari per l’altra formula di pensione anticipata, quella dei soli contributi, ad oggi maturabile con 42 anni e 10 mesi di versamenti.

Considerando gli aumenti della speranza di vita (che riprenderanno a partire dal 1° gennaio 2027), e riducendo i contributi con gli anni di riscatto della laurea, l’uscita del lavoratore è prevista all’età di 65 anni e quattro mesi, più dei 64 anni e 8 mesi della pensione anticipata contributiva senza riscatto laurea.

Inizio lavoro a 30 anni: meglio la pensione complementare che la valorizzazione studi

In linea generale, per valutare l’effettivo impatto del riscatto della laurea al fine di anticipare il pensionamento è utile considerare l’età alla quale sia iniziato il primo lavoro. Più, infatti, questa età si avvicina ai 30 anni e meno è conveniente puntare al riscatto della laurea quale strumento per anticipare l’uscita. Si può riparare, invece, su formule di pensione complementare che consentono, peraltro, di ridurre l’onere grazie alle possibilità di deducibilità dei costi.