Negli ultimi anni, l’avanzamento dell’Intelligenza Artificiale ha aperto nuove prospettive nel campo della medicina.
Questa innovazione sta migliorando di gran linga la diagnosi precoce di malattie neurodegenerative come l’Alzheimer.
Grazie alla capacità di elaborare grandi quantità di dati e individuare molteplici pattern, l’Intelligenza Artificiale ha dimostrato di poter prevedere l’insorgenza dell’Alzheimer fino a 7 anni prima dei primi sintomi.
Vediamo come funziona questa innovativa tecnologia, che promette di rivoluzionare il modo in cui si affronta la diagnosi precoce di questa patologia.
L’Intelligenza Artificiale può prevedere l’Alzheimer fino a 7 anni prima
Utilizzando l’apprendimento automatico per analizzare i dati dei pazienti negli Stati Uniti, i ricercatori presso l’Università di San Francisco hanno raggiunto un traguardo significativo: prevedere l’insorgenza dell’Alzheimer fino a sette anni prima che i sintomi diventino evidenti.
Questa innovativa scoperta, pubblicata su Nature Aging il 21 febbraio, offre la prospettiva di identificare e trattare la malattia in una fase precoce, potenzialmente migliorando significativamente le prospettive di cura per i pazienti affetti da questa patologia neurodegenerativa.
Questo approccio pionieristico si basa sull‘analisi dei campioni di sangue al fine di individuare biomarcatori che segnalano il rischio di sviluppare la malattia.
Questa novità permette un’intervento precoce nella progressione della patologia. Grazie all’utilizzo dell’intelligenza artificiale, è possibile individuare con un’affidabilità del 90% i soggetti che svilupperebbero l’Alzheimer entro 16 anni, identificando biomarcatori legati all’infiammazione e alla degenerazione neuronale associati al sonno.
Il Viagra può prevenire l’Alzheimer
Un recente studio condotto nel Regno Unito suggerisce che il Viagra potrebbe avere benefici che vanno oltre il trattamento della disfunzione erettile, offrendo la possibilità di prevenire l’insorgenza dell’Alzheimer.
Gli scienziati hanno esaminato i dati di circa 260.000 uomini a cui era stato prescritto il Viagra, scoprendo che coloro che lo avevano assunto presentavano un rischio inferiore dell’18% di sviluppare demenza e morbo di Alzheimer rispetto ad altri uomini.
In particolare, più frequentemente venivano assunte le pillole blu, più significativo risultava il beneficio, con un rischio ridotto fino al 44% se si assumevano tra 21 e 50 prescrizioni.
Tara Spiers-Jones, presidente della British Neuroscience Association, ha commentato positivamente i risultati, sottolineando che lo studio è stato condotto con cura e che i dati forniscono una solida base per ulteriori ricerche future sui potenziali benefici dei farmaci come il Viagra nella riduzione del rischio di malattie neurodegenerative come l’Alzheimer.
L’Alzheimer si può curare?
L’Alzheimer è una malattia neurologica cronica devastante, priva di una cura definitiva. Può colpire individui di diverse fasce d’età, rendendo le persone più vulnerabili a partire dai 60 anni.
Con il progredire della malattia, l’incidenza aumenta significativamente. Tra i 65 e i 69 anni, il 1,4% delle persone soffre di demenza, mentre questa percentuale aumenta al 20,8% in età più avanzata.
L’Alzheimer è caratterizzato da un progressivo deterioramento irreversibile delle funzioni cognitive, che può portare alla perdita totale dell’autonomia mentale. La malattia si sviluppa lentamente nel corso di anni, variando da 3 a 14 anni. Sebbene la causa della malattia di Alzheimer non sia ancora del tutto compresa, sono state osservate alcune lesioni cerebrali tipiche.
Per prevenire la demenza, è essenziale adottare uno stile di vita sano, che include il controllo delle condizioni preesistenti come ipertensione, diabete e obesità, la lotta contro la sedentarietà, il cessare di fumare e l’attività fisica regolare. Inoltre, è consigliato stimolare la mente con attività cognitive come la lettura e l’apprendimento di nuove abilità.
Attualmente non esiste una cura che possa arrestare il progresso della malattia di Alzheimer, ma solo trattamenti per migliorare la qualità della vita dei pazienti. Il supporto della famiglia è fondamentale, così come la ricerca di azioni che promuovano la stimolazione cognitiva, sociale e fisica, oltre all’organizzazione dell’ambiente domestico per favorire la tranquillità e l’indipendenza del paziente.