Venti anni: è questa la pena inflitta dal gup Umberto Lucarelli al 17enne reo confesso dell’omicidio di Giovanbattista Cutolo. La stessa che la pubblica accusa aveva chiesto al termine della sua requisitoria. In aula, oltre ai familiari del minorenne, che ha scelto il rito abbreviato, erano presenti, questa mattina, anche i genitori della vittima, che insieme al Comune di Napoli si erano costituiti parte civile.

“Giustizia è fatta”, è stato il commento a caldo della madre dopo la lettura della sentenza, seguita a una breve camera di consiglio. Fermata dai giornalisti, la donna ha poi aggiunto:

Tutta Italia voleva questa sentenza […]. Secondo me è un segnale potente per tutta la società civile. Quando c’è un’indignazione vera e le coscienze si scuotono, vuol dire che tutti si muovono intorno a un progetto e a un obiettivo. Quella di oggi non è vendetta, ma giustizia, perché chi commette un crimine efferato volontario senza motivo deve essere punito.

Omicidio Giovanbattista Cutolo, condannato a 20 anni di reclusione il killer minorenne L.B.

“Vogliamo giustizia, se non ci sarà faremo la rivoluzione civile”, le parole che Daniela Di Maggio aveva urlato al megafono prima di entrare in tribunale a Napoli, dove oggi, 19 marzo, si è aperto il processo a carico del killer minorenne del figlio Giovanbattista Cutolo, ucciso a colpi di pistola a pochi passi da piazza del Municipio, a Napoli, lo scorso agosto.

Con lei, all’esterno dell’edificio, una cinquantina tra amici e parenti, incluso il padre del giovane. “Spero in una pena esemplare, ho fiducia nel giudice. Ci vogliono interventi seri del governo in generale sui minori”, aveva dichiarato ai microfoni dei giornalisti presenti.

In aula, al termine della sua requisitoria, il pm aveva chiesto per l’imputato 20 anni di reclusione. La difesa, rappresentata dall’avvocato Davide Piccirillo, aveva chiesto, invece, la messa in prova. La sentenza del gup Umberto Lucarelli è arrivata poco fa: il 17enne, che era accusato di omicidio volontario aggravato, è stato condannato a 20 anni.

Subito dopo la lettura della sentenza, fuori dal tribunale alcuni parenti del ragazzo hanno urlato frasi offensive e minacciato gli amici della vittima, che a loro volta hanno risposto intonando cori per “Giogiò”, venendo protetti da un cordone di forze dell’ordine.

La ricostruzione dell’omicidio

Quando fu fermato, lo scorso agosto, L.B. ammise subito di aver sparato a Cutolo, ma disse di averlo fatto per “difendersi” e senza volerlo uccidere. Una versione dei fatti che non combacia con quella della Procura, secondo cui non solo avrebbe colpito il giovane, ma lo avrebbe anche seguito per essere sicuro di centrarlo.

Era la sera del 31 agosto. Il 24enne si trovava davanti a un pub del centro di Napoli insieme a un gruppo di amici quando il minorenne, arrivando, aveva sfiorato con il suo scooter i mezzi già parcheggiati, venendo rimproverato da un’amica di Cutolo, che gli aveva chiesto di fare più attenzione. Dei suoi amici a quel punto avevano spremuto una bustina di maionese in testa a un amico del 24enne, dando il via a una lite che ben presto era culminata in una rissa.

Gli amici del 17enne avevano iniziato a lanciare contro gli amici di Cutolo tavoli e sgabelli al che lui, preoccupato, si era avvicinato loro per chiedergli di smetterla, di lasciarli in pace. Il 17enne aveva impugnato l’arma che teneva con sé e gli aveva sparato contro tre colpi, uccidendolo. Poi si era dato alla fuga, venendo rintracciato grazie alle testimonianze dei presenti e ai filmati delle videocamere di sorveglianza.

Indagati su due maggiorenni

Due suoi amici, due ragazzi maggiorenni già noti alle forze dell’ordine, da qualche mese sono indagati per concorso in omicidio e per rissa: il primo avrebbe ceduto al minorenne l’arma del delitto, poi ritrovata dai carabinieri in un cappella votiva; il secondo avrebbe fomentato la discussione preceduta all’omicidio.