Nel 2024, l’Italia ha raggiunto un consumo delle risorse del 500% rispetto alla sua capacità annuale, ovvero cinque volte oltre il limite sostenibile. Solo il Giappone ha un impatto peggiore. Senza un cambiamento di rotta, l’Italia potrebbe necessitare di un territorio tre volte più grande della Terra per soddisfare la crescente richiesta di risorse. Questi dati allarmanti, diffusi dall’Unicusano in una recente infografica, mettono in evidenza la grave crisi climatica e alimentare e le sue conseguenze sociali, territoriali ed economiche.
Crisi climatica, risorse naturali del 2024 già esaurite per l’Italia
Contrariamente a quanto si possa pensare comunemente, i principali inquinatori del pianeta sono il Qatar, gli Emirati Arabi Uniti, gli Stati Uniti e il Lussemburgo, mentre Indonesia, Ecuador e Jamaica emergono come virtuosi. Nessun paese europeo ha implementato politiche efficaci contro la crisi climatica e il deterioramento delle risorse: il Vecchio Continente consuma più di quanto la Terra possa naturalmente produrre in un anno.
Questo ha portato alla rapida esaurimento delle risorse rinnovabili, evidenziato dagli “overshoot day”: in pochi mesi, l’Italia ha già consumato tutte le risorse rinnovabili disponibili per l’anno. Nel maggio 2023, l’Italia aveva già esaurito le risorse previste per il 2024, e il 19 maggio prossimo si prevede che inizierà a utilizzare le risorse del 2025.
A peggiorare la situazione, vi è l’eccessivo utilizzo della plastica, lo spreco alimentare e l’insicurezza alimentare. Attualmente, 5,25 trilioni di pezzi di plastica inquinano i mari, contribuendo alla formazione di isole di plastica, mentre globalmente il 30% del cibo prodotto viene sprecato. In Italia, lo spreco alimentare raggiunge i 67 kg pro capite all’anno, contribuendo all’emissione di 4,8 miliardi di tonnellate di gas serra nell’atmosfera.
Le ripercussioni economiche
Questi problemi hanno ripercussioni non solo ambientali e sociali, ma anche economiche. Tra il 1980 e il 2020, Germania, Francia e Italia hanno registrato le maggiori perdite economiche a causa della crisi climatica. Attualmente, il 79% delle aziende teme l’impatto del cambiamento climatico, con conseguenze su energia, agricoltura, turismo e infrastrutture.
Per affrontare questa crisi, è necessaria una rivoluzione sociale, culturale, politica ed economica. La decarbonizzazione della società, una dieta a base vegetale, una pianificazione urbana orientata verso spazi verdi e la riduzione dell’uso della plastica sono solo alcuni dei primi passi fondamentali. È urgente agire congiuntamente, partendo dall’educazione fino alla politica, per trasformare radicalmente il nostro modo di vivere e preservare il pianeta per le generazioni future.