Amicizia e muto sostegno fra due detenuti nel carcere di Foggia. Un sentimento di affetto che ha permesso di denunciare il dramma vissuto da un detenuto disabile, vittima di un brutale pestaggio da parte di agenti della polizia penitenziaria.

Foggia, detenuto aiuta l’amico disabile a denunciare il pestaggio

Aiutare un amico in difficoltà è un desiderio semplice, ma potente, soprattutto quando permette di porre fine a una tortura. È quanto accaduto a due detenuti del carcere di Foggia, di cui uno disabile e in estremo stato di fragilità.

Questa la storia alla base del fascicolo in esame della Procura di Foggia, che ha portato all’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari per 10 agenti penitenziari. I poliziotti devono rispondere di un presunto pestaggio e torture ai danni dei due protagonisti della vicenda.

A parlare un detenuto di origini bulgare, che con un espediente particolarmente astuto, è riuscito a inoltrare al Tribunale la denuncia firmata dall’amico disabile. Nel verbale che mette nero su bianco la sua testimonianza si legge:

Sono molto affezionato a lui. So che è molto fragile e piange facilmente e l’ho aiutato con molto piacere. Mi raccontò quello che era successo, gli promisi che avrei scritto io la denuncia e così feci. Lui la lesse, disse che andava benissimo e la firmò. La feci partire per il Tribunale la sera di Ferragosto. Con uno stratagemma dissi all’appuntato che avevo un’udienza e la necessità di far arrivare una comunicazione al Tribunale. Mi raccomando, è una cosa importante, dissi, anche il mio avvocato si è raccomandato di spedirla il prima possibile. L’appuntato la prese e la fece partire con tutte le altre lettere

L’aggressione degli agenti: “C’era sangue ovunque”

L’uomo, che sta scontando la pena nel carcere foggiano, ha dichiarato di non aver visto direttamente la brutale aggressione, ma di averne sentito gli orribili e inconfutabili suoni. Rumori definiti “inequivocabili” e che incriminerebbero addirittura un ispettore:

Sentivo dei rumori di colluttazione, le grida di G. e le urla e le parolacce dell’ispettore Di Pasqua che gridava cornuto e bastardo, provenienti dalla cella che sta dopo la mia. Sentivo le urla di dolore di G. insieme ai rumori delle botte, lui gridava “ohhh basta”. Lo vidi sporco di sangue in faccia, con l’occhio destro gonfio, senza occhiali, con la schiuma alla bocca, che era portato in braccio. Mi avvicinai e chiamai il suo compagno di cella ma non mi rispose nessuno. Vidi la stanza in disordine e il sangue sul cuscino e anche a terra

Il giudice per le indagini preliminari ha, perciò, disposto l’ordinanza di arresto sulla base delle dichiarazioni del detenuto bulgaro, ritenute attendibili visto l’attaccamento nei confronti del compagno:

La partecipazione accorata ed emotivamente turbata che dimostrava nel seguire il corso della vicenda, incitando alla denuncia, inoltrandola con quell’efficace espediente, elargendo consigli per preservare le tracce dei fatti, proclamandosi testimone e pronto a collaborare, non può che essere sintomo affidabile dell’assoluta sincerità del suo dire