Negli ultimi anni, specialmente a seguito della pandemia di COVID-19, il concetto di smart working ha rivoluzionato il panorama lavorativo globale, offrendo una nuova prospettiva sulla gestione del lavoro. Le aziende di tutto il mondo hanno scoperto i benefici legati a questa modalità di lavoro, tra cui una maggiore flessibilità e la capacità di bilanciare meglio gli impegni personali con quelli professionali. Questo ha portato a un aumento della produttività e a una riduzione dell’assenteismo, evidenziando come lo smart working possa rappresentare una soluzione vantaggiosa sia per i datori di lavoro che per i dipendenti.

Tuttavia, con l’integrazione della tecnologia digitale nel quotidiano, emergono nuove problematiche, come la gestione della continua connettività e l’importanza di stabilire confini chiari tra vita lavorativa e privata. Si tratta del cosiddetto diritto alla disconnessione, fondamentale per evitare abusi da parte del datore di lavoro e mettere dei paletti alla durata giornaliera dell’attività lavorativa del dipendente.

Cos’è lo smart working: vantaggi e benefici

Lo smart working, noto anche come lavoro agile, è una modalità di organizzazione del lavoro che si basa sulla flessibilità, sull’autonomia nella gestione delle proprie attività lavorative, con un’attenzione particolare al raggiungimento degli obiettivi piuttosto che alla presenza fisica in ufficio. Questo approccio consente ai lavoratori di operare da luoghi diversi dall’ufficio, sfruttando le tecnologie digitali per rimanere connessi con il team e gestire i compiti.

Tra i principali vantaggi dello smart working possiamo elencare:

  • Maggiore flessibilità: i dipendenti possono gestire il proprio tempo in modo più efficace, bilanciando lavoro e impegni personali.
  • Aumento della produttività: la possibilità di lavorare in un ambiente confortevole e senza interruzioni tipiche dell’ufficio può migliorare la concentrazione e l’efficienza.
  • Riduzione del pendolarismo: il lavoro da remoto elimina la necessità di spostamenti quotidiani, risparmiando tempo e riducendo lo stress.
  • Sostenibilità: minore necessità di spostamenti contribuisce alla riduzione dell’impatto ambientale.

Il diritto alla disconnessione: cos’è e a cosa serve

Con l’aumento dello smart working, si è resa necessaria l’introduzione di normative che tutelino il diritto alla disconnessione dei lavoratori, ovvero la possibilità di non essere reperibili al di fuori dell’orario di lavoro. Questa necessità nasce dall’incremento della “over-communication“, dovuta alla continua connessione attraverso dispositivi digitali, che può sfociare in stress e burnout.

Diritto alla disconnessione: la situazione in Italia e in Europa

Il diritto alla disconnessione ha trovato la sua prima applicazione legale in Francia nel 2016, con la “Loi du Travail“, che obbliga le aziende con più di 50 dipendenti a negoziare tempi di disconnessione con i lavoratori. Successivamente, anche l’Italia, con la legge 81/2017 sul lavoro agile, ha introdotto misure per garantire un equilibrio tra vita lavorativa e personale, riconoscendo l’importanza della disconnessione. Tuttavia, a differenza di altri Paesi europei come la Francia, l’Italia non ha ancora una normativa dettagliata che regoli esplicitamente questo diritto per tutti i lavoratori, indipendentemente dalla modalità di lavoro.

Le riflessioni del Garante della Privacy

Il Garante per la protezione dei dati personali italiano ha evidenziato l’urgenza di delineare più chiaramente il diritto alla disconnessione, per mantenere distinte le sfere della vita privata e del lavoro e proteggere le libertà fondamentali dei lavoratori. È stata anche sollevata la necessità di prevenire un monitoraggio eccessivo da parte dei datori di lavoro, riaffermando l’importanza della privacy e della dignità dei dipendenti nell’ambiente lavorativo digitale.

Perché è importante il diritto alla disconnessione: il ruolo del Parlamento europeo

La capacità di disconnettersi dal lavoro al di fuori dell’orario ufficiale è cruciale per mantenere un equilibrio sano tra le responsabilità professionali e la vita privata. Questo non solo aiuta a prevenire lo stress e il burnout, ma promuove anche una maggiore soddisfazione lavorativa e un benessere generale.

Nel gennaio 2021, il Parlamento europeo ha sottolineato l’importanza cruciale degli strumenti digitali nel modernizzare l’ambiente lavorativo. Questi strumenti offrono vantaggi significativi sia ai datori di lavoro che ai dipendenti, migliorando la flessibilità lavorativa, riducendo i tempi di trasporto e promuovendo un equilibrio sano tra vita professionale e personale. Tuttavia, l’adozione sempre più diffusa della tecnologia ha anche introdotto la cultura dell’essere “sempre connessi“, sollevando preoccupazioni sul benessere psicofisico dei lavoratori, in particolare per coloro che si trovano in posizioni vulnerabili o con responsabilità di cura.

Riconoscendo questi rischi, il Parlamento europeo ha definito il diritto alla disconnessione come un “diritto fondamentale” per i lavoratori nell’era digitale, essenziale per separare chiaramente il tempo di lavoro dal tempo personale. Tale diritto consente ai dipendenti di astenersi da attività lavorative o comunicazioni digitali al di fuori dell’orario di lavoro, contribuendo a proteggere il loro benessere mentale e fisico.

Verso una direttiva europea

Per affrontare efficacemente questa sfida, il Parlamento ha esortato la Commissione Europea a proporre una direttiva che stabilisca norme e condizioni minime per assicurare l’esercizio del diritto alla disconnessione. Questa proposta si applicherebbe a tutti i settori, pubblici e privati, e a tutti i lavoratori, indipendentemente dal loro status o modalità di lavoro. Le misure di attuazione previste includono l’adozione di pratiche per disconnettersi dagli strumenti digitali, sistemi per monitorare l’orario di lavoro e programmi di sensibilizzazione per informare i lavoratori sui loro diritti.

Protezioni e tutele per i lavoratori

Gli Stati membri sono incaricati di garantire che i lavoratori che esercitano il diritto alla disconnessione non siano soggetti a discriminazione, licenziamento o altre misure punitive. In caso di contestazioni, spetta al datore di lavoro dimostrare che eventuali decisioni avverse non sono state prese per ritorsione contro il dipendente. Inoltre, è previsto un accesso a meccanismi rapidi ed efficaci di risoluzione delle controversie, assicurando che i lavoratori siano pienamente informati sui loro diritti.

Per garantire l’effettivo esercizio del diritto alla disconnessione, i datori di lavoro possono adottare varie misure, come la pianificazione di riunioni in orari prestabiliti, l’invio programmato di e-mail e la disattivazione dei sistemi informatici fuori dall’orario lavorativo. È fondamentale che queste pratiche siano integrate nella cultura aziendale, promuovendo un ambiente di lavoro che rispetti il benessere e la salute dei lavoratori.

Quali sono i danni dell’iperconnessione

L’iperconnessione può condurre a vari problemi di salute, tra cui:

  • Tecnostress: lo stress causato dall’uso eccessivo delle tecnologie, che può portare a ansia, insonnia e mal di testa.
  • Sindrome da burnout: un’estrema condizione di esaurimento emotivo e fisico risultante dallo stress lavorativo cronico, associato a disturbi dissociativi, aggressività e problemi fisici.

L’impatto dell’iperconnessione non è limitato solo alla salute dei lavoratori, ma si estende anche alla loro efficienza. Una connessione costante tende a ridurre significativamente la produttività, causando stanchezza e demotivazione.

Il diritto alla disconnessione in Australia

L’Australia sta marcando un significativo passo in avanti nella promozione dell’equilibrio tra vita professionale e privata con l’introduzione del diritto alla disconnessione per i lavoratori. Questa iniziativa legislativa mira a proteggere i dipendenti dalla crescente pressione di essere sempre disponibili, sfida amplificata dalla diffusione del lavoro a distanza e dalla tecnologia che cancella i confini tra casa e ufficio.

Il Senato australiano, infatti, ha recentemente approvato una legge rivoluzionaria che conferisce ai lavoratori il diritto di non rispondere a chiamate o messaggi al di fuori dell’orario lavorativo. Questa mossa legislativa, in attesa di approvazione finale dalla Camera dei Rappresentanti, rappresenta un cambio di paradigma nel riconoscimento dell’importanza della separazione tra vita lavorativa e personale. Una volta adottata, questa legge consentirà ai lavoratori di rifiutare comunicazioni professionali considerate irragionevoli al di fuori dell’orario di lavoro, con previste sanzioni per i datori di lavoro che violano questa normativa.

Il Primo Ministro Anthony Albanese ha sottolineato che i lavoratori non pagati H24 non dovrebbero subire penalizzazioni per non essere online e disponibili continuamente. Il disegno di legge si inserisce in un pacchetto più ampio di riforme legali volte a rafforzare i diritti dei lavoratori, inclusa la regolamentazione delle condizioni di lavoro dei gig worker e la facilitazione del passaggio da posizioni temporanee a ruoli più stabili e permanenti. La proposta legislativa è stata accolta favorevolmente da sindacati e gruppi per i diritti dei lavoratori, che da tempo sostengono la necessità di politiche che permettano ai dipendenti di staccare effettivamente dal lavoro.