Solo me ne vò per la città è il ritratto nostalgico dell’Italia del dopoguerra, scritto da Everardo Dalla Noce, giornalista, critico d’arte e dirigente sportivo italiano, edito Augusto Ferrara Editore. E’ un libro che contiene storie di personalità che hanno vissuto, e in alcuni casi segnato, il periodo.
Solo me ne vò per la città, ecco cosa sognavano gli italiani
Conduttori radiofonici, nomi che si sono prestati alla musica per talento, per destino, e per poco tempo, e artisti che hanno lasciato il segno: questi, la preistoria della radio, della musica, e dello swing, sono i protagonisti. Solo me ne vò per la città è l’archeologia musicale, e comportamentale, di un popolo e di un tempo, dove la ricerca della libertà, e del riscatto emotivo e affettivo, avviene attraverso il ballo, il boogie-woogie, e il fumo. Fumare, acquistare le sigarette significava avere del denaro da spendere, non tutti potevano permetterselo. Le sigarette sono un vero e proprio status symbol, mentre andare a ballare era un’occasione di condivisione, e conoscenza, ma il sogno – la massima aspirazione, ciò che noi abbiamo perduto – era la ricerca dell’amore della vita.
Storie, foto di artisti, e retroscena curiosi
Everdardo Della Noce, definito per giusta causa inventore del linguaggio descrittivo, non tralascia particolari di sorta: città, colori e umori di persone sono raccontati con precisione. Non solo, nel libro questi sono visibili anche in foto, in bianco e nero, con annessa didascalia e aggiunta di altri aneddoti e curiosità. Come in ogni epoca storica, anche a quei tempi non mancavano retroscena curiosi: le rivalità, l’ingratitudine, invidie e gelosie. Le solite piccinerie umane. Così come successi indiscussi, e storie a lieto fine. Tra questi, Dalla Noce racconta l’ascesa nella musica di Natalino Otto, Carla Gaiano storica rivale di Nilla Pizzi, ad esempio. Lidia Martorana, cantante talentuosa, incantava con la voce come Mina, ma non ottenne lo stesso successo.
Cosa dovremmo recuperare, ma non lo faremo, dalla metà del Novecento?
Il libro, di cultura musicale e radiofonica, di Dalla Noce è un lavoro dove, sia nel bene che nel male, viene raccontato un sistema vero. Una società dove non ci sono contratti e accordi di marketing a cui attenersi, o che costruiscono personaggi. La caratteristica che accomuna gli artisti di quel tempo è la verità. Alcuni talenti sono prestati alla musica, ma facevano altri lavori per sopravvivere, ad esempio, diverse altre cantanti, invece, hanno visto conclusa la carriera, subito dopo il matrimonio, perché dovevano occuparsi dei figli.
L’importanza dell’amicizia
Erano gli anni dell’amicizia vera, chi aveva gli amici aveva tutto. Anche allora niente era facile, come oggi, ma era tutto incredibilmente vero, e non alla ricerca di mercato. Oggi, invece, viviamo in un perpetuo solitario vagare, dove tanti amici non ti aiutano a sentirti meno solo e dove le produzioni musicali rispondono ad obblighi contrattuali e logiche di mercato.