Assassinato da un sicario della camorra con cinque colpi di pistola, mentre si trovava nella sagrestia della chiesa di San Nicola di Bari a Casal di Principe, in provincia di Caserta. Sono passati trent’anni dall’omicidio di don Peppe Diana: era il 19 marzo del 1994. Oggi il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, lo ha ricordato sottolineando il suo coraggio e il suo esempio nella lotta contro le mafie.
Trent’anni fa l’omicidio di Don Peppe Diana: il ricordo di Mattarella e Piantedosi
Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha definito “un testimone di speranza ed educatore alla libertà” don Giuseppe Diana.
Sono trascorsi trent’anni dal giorno in cui i camorristi assassini uccisero vigliaccamente Don Giuseppe Diana nella sacrestia della chiesa dove si preparava a celebrare la Messa. Volevano far tacere una voce scomoda che, senza timore, si ribellava al giogo delle mafie. Un testimone di speranza, educatore alla libertà, punto di riferimento per i giovani e le persone oneste di Casal di Principe
le parole del Presidente della Repubblica.
La crudeltà con cui hanno strappato alla vita un uomo giusto, non è riuscita a sottomettere la comunità.
Gli assassini sono stati individuati e condannati.
La testimonianza di Don Diana è divenuta un simbolo potente di liberazione, una spinta al riscatto sociale. Don Giuseppe ai ragazzi insegnava che la via della libertà passa dal non piegare la testa al ricatto mafioso e che è possibile costruire un mondo migliore. Pagò con la vita il coraggio e la coerenza personale e la sua vita è diventata lezione, patrimonio per il Paese
conclude Mattarella.
Il 19 marzo del 1994 nella sagrestia della chiesa di San Nicola di Bari veniva assassinato dalla camorra Don Giuseppe Diana, parroco di Casal di Principe. A trent’anni da quel vile agguato ricordiamo la figura del coraggioso sacerdote che ha sacrificato la propria vita per difendere la sua comunità dall’aggressione della criminalità organizzata, opponendosi a ogni forma di violenza e prevaricazione.
Queste le parole dei ministro Piantedosi, che ha evidenziato inoltre come
il suo messaggio di coraggio e la sua dedizione agli ideali di giustizia e legalità guidano ancora oggi tutti coloro che ogni giorno lottano contro le mafie.
La storia di don Giuseppe Diana, assassinato dalla camorra
Don Peppe Diana era stato ordinato sacerdote nel 1982 diventando, sette anni dopo, parroco della chiesa di San Nicola di Bari nella sua città d’origine. Educatore scout, negli anni in cui nel territorio dominava il clan dei Casalesi, don Diana parlava con i cittadini e soprattutto co i più giovani, incitandoli a ribellarsi.
Aiutava i più deboli e gli immigrati, si appellava ai camorristi affinché cambiassero vita. La lettera “Per amore del mio popolo”, una sorta di ‘manifesto’ contro la criminalità organizzata, è il suo scritto più famoso.
Don Diana venne ucciso nel giorno del suo onomastico, a 36 anni, mentre si preparava a celebrare la Messa delle 7:30.
Le iniziative a Casal di Principe in sua memoria
Casal di Principe continua a ricordare il suo sacrificio con un serie di iniziative: domenica migliaia di scout hanno invaso le strade della cittadina al grido di “Don Diana era uno di noi”.
Oggi invece è partita da Piazza Villa la marcia di studenti e scout arrivati da tutta Italia: il corteo sfilerà tra le strade per poi arrivare nel piazzale del cimitero, dove si terrà la chiusura della manifestazione con la lettura dei nomi delle vittime innocenti della criminalità.
Questa mattina, alla celebrazione della messa, era presente anche il presidente del Consiglio della Regione Campania Gennaro Oliviero.
La chiesa, con don Giuseppe Diana, è stata pioniera nella lotta alla camorra. Le istituzioni devono essere attive nel tramandare la memoria di chi è morto difendendo un ideale di libertà, di democrazia e cittadinanza che don Peppe ha difeso fino alla morte
ha dichiarato.